venerdì 23 novembre 2018

ETICA E IPOCRISIA


Quante volte abbiamo sentito giustificazioni e determinazioni in nome del “popolo”, ma di quale popolo si tratti lo si vede dai risultati: la popolazione più povera diventa sempre più povera. Nessun partito è esente da responsabilità: tutti infatti hanno parlato bene e razzolato male in nome di un potere che hanno cercato in tutti i modi di tenersi stretto, lasciando inascoltate le richieste provenienti da una gran parte di società che invocava aiuto. Dal 4 marzo, le forze che volevano il cambiamento, hanno ricevuto una delega pesante in termini di voti, ma con numeri insufficienti per governare da soli. I due partiti principali, costretti a stare insieme con programmi differenti, hanno così potuto constatare quanto sia difficile passare dalle parole ai fatti.
“In nome del popolo italiano” stanno minando quel minimo di stabilità che aveva bisogno si di una sana revisione, ma non di un salto nel buio che ci sta conducendo verso il baratro. E noi, nonostante questa manovra disastrosa, nonostante i lamenti che si alzano da una grossa fetta della popolazione italiana che fatica a mettere assieme il pranzo con la cena, tranquilli che quelle scelte vadano bene per noi, continuiamo, come prima, a riempire le cabine delle navi da crociera, ristoranti e pizzerie, senza fiatare, come se fossimo la nazione più benestante al mondo.
Dove è finita la solidarietà e la giustizia sociale? Dove sono quelle politiche che servono ad aumentare l’efficienza dello Stato, ad aumentare davvero la sicurezza, ad aiutare i più deboli, a sconfiggere l’evasione fiscale, a eliminare gli sprechi, migliorare la sanità e fare in modo che la scuola faciliti l’ingresso nel lavoro dei giovani? Tutte queste cose sarebbero possibili solo con il recupero di risorse per mezzo di controlli a tutti i livelli da parte della Guardia di Finanza, dai Carabinieri e dalla Polizia in grado di poter assolvere al proprio compito con un numero adeguato di personale da poter individuare a campione chiunque sia da ostacolo alla formazione di una solida ed efficiente finanza statale basata sul rispetto delle regole. Questo dispiegamento di forze ha un costo non indifferente che però è in grado di ripagarsi ampiamente. Ma bisogna volerlo. Paradossalmente sono in pochi ad auspicare che questo avvenga. Il lavoro nero trionfa in ogni dove e riguarda tutti da vicino. Grazie anche alla miopia e i cattivi esempi di buona parte della classe politica, oggi non esiste una diffusa etica statale bensì un’etica narcisistica che cerca prima di tutto il proprio tornaconto.
Si ripete quello che sta avvenendo nell’ambiente: chi non è toccato dall’inquinamento che uccide non si scomoda per chi viene avvelenato; non protesta. L’evasione fiscale, come l’ambiente, ci avvelena; è il nostro più grande problema, quello che ci condanna a non avere soldi per dare risposte giuste ai cittadini in difficoltà; che ci spinge ad offrire alibi alla cattiva politica distruggendo la convivenza civile.
Nonostante il giornalismo d’inchiesta ci metta sotto il naso ogni giorno ogni sorta di imbroglio, continuiamo ad affidarci a coloro i quali si definiscono salvatori della patria (di ogni colore vestiti) anche quando ci fanno del male in modo palese.
Viviamo nell’ipocrisia quotidianamente e la maggior parte di noi è rassegnata a conviverci perché la mancanza di etica da parte dei singoli impedisce di vedere l’onestà e la determinazione di qualcuno che non si rassegna a veder calpestati i diritti dei più deboli e si industria per smascherare i “pupari” e le loro marionette. Se non riusciamo a scorgere quello che è bene e quello che è male per i nostri figli e per i nostri nipoti rimarremo schiacciati nelle nostre case con i nostri piccoli interessi. Già siamo riusciti a condizionarli nella loro legittima aspirazione ad esprimere in piazza il loro pensiero in nome della difesa di un “buon comportamento”, il nostro, (come sono lontane le stagioni della protesta degli studenti), poi ci pensiamo noi a difenderli dagli insegnanti se sono piccoli o lasciamo che lo facciano loro se sono grandi.
Ipocrisia e mala politica vanno a braccetto! Guardiamo negli occhi i nostri figli e chiediamoci se meritano quello che gli stiamo preparando.

lunedì 29 ottobre 2018

18 NOVEMBRE: SI o NO?


Il 18 novembre i cittadini della provincia di Brescia sono chiamati ad esprimersi sulla gestione dell’acqua pubblica. Anche a Caino i partecipanti all’assemblea pubblica del 25 ottobre scorso hanno ascoltato le valutazioni del Presidente e dell’A.D. di ASVT, ma dubito che i concetti siano stati di facile comprensione.
Nemmeno leggendo le motivazioni del SI e del NO si riesce a dipanare l’intricata matassa che mescola “l’utilità pubblica” del servizio, l’ideologia e la speculazione.
Sappiamo per certo che le Autority continueranno ad essere quelle che governano attualmente il sistema idrico e che in ogni caso le tariffe sono destinate ad aumentare. Allora cosa potrebbe cambiare? È questo che non è chiaro. La gestione privata ASVT/A2A, per quanto ci riguarda come paese, ha dato prova di efficienza sapendo intervenire rapidamente nei momenti di emergenza, mentre un Ente pubblico dovrebbe sottostare a regole burocratiche non indifferenti; ma che ne sappiamo noi di quanto frutta alla A2A questa indipendenza? Dal giornale di Brescia del 28 ottobre 2018 apprendiamo che per il depuratore di Concesio dal costo complessivo di 32.986.147,25 Euro l’A2A riceve un contributo a fondo perduto dalla Regione Lombardia di 14.154.209,10 Euro; a Nuvolera sul costo complessivo di 5.113.874,35 riceve un contributo di 2.778.857,79. La parte rimanente viene pagata dai cittadini con la tariffa. Se è vero che i contributi a fondo perduto riducono il peso da addossare agli utenti, rimane tutto da misurare il valore e la convenienza di A2A. D’altra parte se la gestione fosse integralmente pubblica l’Ente sarebbe costretto ad indire una gara per ogni singolo intervento con lungaggini che non sono difficili da immaginare. Ma anche ammesso che si trovasse il modo di velocizzarli, dove andrebbe a trovare il denaro per gli interventi?
È su questi aspetti che il pragmatismo si separa dai buoni propositi di affidare alle Istituzioni interamente pubbliche la gestione del bene supremo dell’acqua.
Con l’eliminazione degli ingorghi burocratici e un sufficiente finanziamento agli Enti di gestione tutto sarebbe possibile, anzi auspicabile, con il coinvolgimento attivo della popolazione e fors’anche degli enti no-profit. Purtroppo siamo lontani dalla realizzazione di questo sogno e il 18 novembre ci toccherà decidere se forzare la mano ai nostri politici perché rispondano con interventi conseguenti alle ragioni del SI o accettare lo status quo come suggerito dai suoi oppositori, sapendo che molte altre province guardano a noi per capire da che parte sta la ragione.  

sabato 1 settembre 2018

TROPPO TARDI?


Senza tornare troppo indietro nel tempo, basterebbe concentrarsi sulle apparizioni di Fatima o alle più recenti rivelazioni del 12 aprile 1947 della Madonna a Cornacchiola (Roma) per rendersi conto che una gran parte dell’umanità non ha creduto alle parole della Madre di Dio.
Se si uccide Dio, si uccide anche se stessi, si uccide l’anima dell’uomo che diventa cieco e si avvia alla sua autodistruzione.
L’imbarbarimento del comportamento umano, i cosiddetti fenomeni naturali ai quali l’uomo preferisce attribuire carattere eccezionale piuttosto che difendersi da quelli peggiori che seguiranno, la negazione della fede e della preghiera, stanno preparandoci alla fine di questo mondo.
Per frenare l’inarrestabile caduta bisognerebbe pregare molto perché il genere umano si rendesse conto dell’ineluttabile e cominciasse con umiltà ad intervenire radicalmente sui comportamenti, sulle strutture e sul suolo. Ma solo un grande miracolo ormai potrà salvarci. Pare che ai più appaia consolatorio pensare che probabilmente non saranno gli attuali viventi a soccombere, come se non esistessero più i legami umani e i figli degli ultimi viventi non fossero essi stessi di una famiglia.
Purtroppo anche queste leggerezze imperdonabili sono legate al rifiuto di Dio. Non vogliamo vedere, non vogliamo sentire e l’eternità ci ostiniamo a ritenerla una sciocchezza da raccontare ai bambini.
Come possiamo pensare che cessino le calamità, gli odi tra i popoli e tra le persone, il terrorismo e le ingiustizie senza un aiuto soprannaturale a sostegno delle nostre debolezze?
No, temo che ormai sia troppo tardi per rimediare al male fatto alla Terra e troppo tardi per trarci dai guai da soli. E’ sempre stato Dio a liberare l’uomo! L’uomo da solo, nonostante le innumerevoli scoperte scientifiche, non è riuscito ancora a guarirsi dal raffreddore (è un ricordino, questo, che Dio ha lasciato agli uomini di scienza come invito ad essere più umili).
Nonostante questa teoria possa apparire qualunquista, moralista o disfattista, per chi ancora pensa che ci sia un Dio che ci attende come un giusto giudice che stabilirà la nostra dimora per la vita eterna, c’è un sacco di lavoro da fare: contrastare con tutte le nostre forze la mentalità corrente opponendo le nostre convinzioni, come siamo capaci, cercando di essere esempi coerenti, senza lasciarci scoraggiare se non siamo proprio Santi; desiderare di esserlo sarebbe già un grande traguardo; poi pregare, pregare, pregare …

domenica 15 luglio 2018

LE GUIDE DI SAN GIORGIO


Oggi, 15 luglio, ho approfittato della periodica apertura dell’Eremo di San Giorgio per fare una capatina e osservare gli affreschi dopo il primo intervento di restauro.
Non sono un intenditore, ma da quello che ho potuto vedere i lavori hanno evidenziato i tratti in maniera così evidente da mostrare interamente tutta la bellezza, la ricchezza e il significato di quei disegni.
Ma mi ha colpito ancor di più la preparazione che i volontari hanno acquisito stando a contatto con gli abili restauratori. Piacevolmente sorpreso mi sono trattenuto ad ascoltare la descrizione che uno di loro faceva ad un gruppetto di persone sulle rappresentazioni, rispondendo a ogni domanda che gli veniva posta.
E’ un tangibile segno di immersione e condivisione del progetto da parte dei volontari, che trascina tutti i visitatori che passano di là. Quindi non solo disponibilità all’apertura, agli spuntini conviviali nei giorni stabiliti, alla manutenzione della struttura, ma anche documentazione che giustifica l’importanza e l’opportunità di quell’intervento.
Se questa esperienza potesse essere ripetuta in altri santuari e strutture locali, si potrebbe pensare di costituire una Pro-loco che rispolveri di tanto in tanto quello che di bello ci hanno lasciato i nostri antenati.

UN TESORO SU UNO SPERONE DI ROCCIA

Per un ulteriore approfondimento ho voluto interpellare i volontari che mi hanno girato delle informazioni ulteriori, molti le conosceranno già, altri le potranno gradire.

Ogni abitante di Caino lo sa, basta alzare lo sguardo per incrociare quello sperone roccioso che domina la valle principale del paese.
In un ideale percorso spirituale, perché no, anche un po’ penitenziale visto lo sforzo, si può percorrere attraverso un unico itinerario il pellegrinaggio di alcuni santuari del Paese: dopo la parrocchiale, S.Rocco, la Madonna delle Fontane, e in alto appunto S.Giorgio.
Lo sperone roccioso domina con il suo eremo, come una roccaforte a difesa della fede, la nostra piccola valle, intitolato appunto ad un santo guerriero, fin dal medioevo.
Le notizie più antiche ci riportano prima del 1300 d.C., quando il Papa, Nicola IV, concede un’indulgenza proprio a questo piccolo luogo di culto.
Ampliato successivamente in altri due momenti si presenta nella condizione attuale composto da chiesa a due campate, romitorio e locale su due livelli, di cui uno interno che funge da camera e un bivacco sempre aperto seminterrato accessibile dall’esterno (oggi ricovero per escursionisti).
Grazie alla fede della gente del paese ed in particolare ad un mecenate,che verrà anche ritratto, vennero commissionati degli affreschi che risalgono al primo ventennio del XVI secolo; realizzati in tempi diversi adornarono l’altare e l’arco santo di importanti immagini: gli emblemi degli evangelisti, alcuni santi protettori del tempo il culto dei quali era caro ai committenti, il Cristo deposto, una Madonna che allatta il Bambino venerata dal già menzionato mecenate, una classica Annunciazione ed il Cristo Pantocrator in mandorla.
I suddetti affreschi resistiti al tempo e all’incuria sono rimasti a monito di un gesto di fede e di sacrificio, che oggi difficilmente si potrebbe emulare, nonostante la custodia dei monaci Umiliati prima e di eremiti poi venne meno e il luogo fu addirittura sede di brigantaggio o ricovero di animali.
Il luogo si presenta oggi in condizioni assolutamente invidiabili, vista l’età e l’ubicazione non esattamente confortevole; ciò è stato reso possibile grazie alla cura instancabile del suo custode (Umberto Benini) e un folto gruppo di amici che negli anni hanno curato la sua manutenzione.
Il tetto venne ripristinato per salvare la struttura a rischio negli anni ’80 come testimonia un’epigrafe in marmo in marmo presso l’eremo, ma oggi la missione si è spinta oltre.
L’obbiettivo è diventato quello di salvare un’opera d’arte e di culto, restituire per quanto possibile gli affreschi, nel loro stato di conservazione, a quanti più posteri possibile. Grazie allo studio ed all’intervento di tecnici specializzati e ad un progetto verificato ed approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia si sta compiendo un importante intervento di restauro. Di pari passo si è creato un calendario di giornate di apertura dell’eremo per spiegare e valorizzare i lavori ed il loro stato di avanzamento.
Sulla pagina facebook “eremo di S,Giorgio” è possibile recuperare altre informazioni utili o eventuali contatti. Vi aspettiamo per condividere con voi la bellezza del luogo e l’atmosfera che ivi regna inalterata nel tempo.

A nome dei volontari di S.Giorgio

giovedì 22 febbraio 2018

C’ERA UNA VOLTA IL LIMBO

Parlando di date di Battesimo con i nipotini venne fuori da una di loro la seguente domanda: “I bambini che non sono stati battezzati non vanno in Paradiso?”. 
Da piccolo mi insegnarono che chi non era stato battezzato finiva al “Limbo”, uno stato di sospensione che non permetteva di vedere Dio. Si, c’era il battesimo di desiderio e il battesimo di sangue, ma un neonato non era certo in grado di capire. 
Ora non si parla più di quello stato, non solo perché non ci crede più nessuno, ma anche perché è antitetico alla Giustizia Divina.
Come Dio opera in tutte le sue creature per salvarle dall’inferno, così non è pensabile che tutti quei bambini che sono morti alla nascita, o addirittura prima, Dio li castighi con una “sospensione” eterna.
La conseguenza del “peccato originale” è stata riscattata dalla passione e morte di nostro Signore, Gesù Cristo, per tutti quelli che non l’hanno rifiutata: sono compresi dunque tutti i bambini e tutti quelli che non l'hanno conosciuto. Infatti  è Gesù che ha istituito il Battesimo, allora gli altri che sono venuti prima, dove sono andati a finire?
 (Tutto ciò è spiegato abbastanza bene negli art. 261 e 262 del “Catechismo della Chiesa Cattolica”).
Il Battesimo appare quindi come un “atto di adesione” senza il quale non si è cristiani. Si capisce allora perché “il battistero” era vicino alla porta della chiesa o addirittura costituiva un edificio a parte.

Quindi alla mia nipotina ho risposto semplicemente: “Tutti i bimbi piccoli, anche se non hanno ricevuto il Battesimo, sono andati in Paradiso a giocare con Gesù”.

lunedì 12 febbraio 2018

PERCHÉ E… PER CHI?

Aspetterò fino all’ultimo momento prima di decidere che fare, per il momento nella mia testa la delusione e sconcerto regnano sovrani.
Ormai penso che nessuno attribuisca più all’anti-casta una valenza negativa poiché i nostri politici hanno già dimostrato a sufficienza da soli quanto siano “casta” auto referenziata e autorigenerante. Essa è del tutto impermeabile a qualsivoglia modifica che la possa rendere più vicina alle vicissitudini dei comuni mortali che rappresenta (da questo giudizio salvo solo alcuni parlamentari che, sebbene non abbiano abbandonato lo scranno pensando di poter incidere in qualche modo, hanno mostrato onestà e buona volontà).
In quanto ai “nuovi”, hanno già dato prova di inconsistenza non chiarendo esplicitamente e pubblicamente il loro pensiero politico e sociale e a me non basta la “riduzione dello stipendio”.
Non abbiamo bisogno di sirene ma di persone che ci mettono la faccia dicendo la verità sulle possibilità offerte dalle casse statali. Tuttavia non sono così ottuso da non capire che la verità che paga oggi è l’assicurazione della conservazione dei privilegi conseguiti. Nessuno dei nostri politici è interessato a risolvere veramente (se non a parole) i conflitti sociali portando un po’ di giustizia e maggiore solidarietà. L’esecutivo balbetta e le opposizioni speculano. “Fanno il loro lavoro” mi si dice. Con un macigno al collo qual’è il nostro debito pubblico, l’inefficienza dei loro di governi quando hanno amministrato, si può ben dire che “fanno il loro lavoro”, si, nel senso che fanno i loro interessi e non quelli del popolo che annaspa in mille difficoltà. Chi potrei votare?
Ho votato ancora turandomi il naso: ma ora non più. Però piuttosto che non recarmi alle urne sceglierei scheda bianca, pensando che se tanti elettori facessero altrettanto la percentuale attribuita agli eletti sarebbe così bassa da rendere ridicola la loro rappresentanza.

Disertare le urne consente a tutte le parti in causa di attribuire agli altri le responsabilità, compresi gli stessi elettori, mentre la scheda bianca abbassa la percentuale dei voti attribuiti incollando ogni partito o coalizione alle proprie responsabilità. Facciamoli ritornare nella realtà!

giovedì 8 febbraio 2018

FIBRA OTTICA A CAINO (FTTC)

Varie persone mi hanno chiesto un consiglio su quale fornitore usare per la connessione ad Internet, soprattutto in merito alla nuova FTTC (che possiamo chiamare mezza-fibra-ottica). Ho pensato quindi di fare un riepilogo che può essere utile per tutti i compaesani senza dover rispondere ai singoli. In questo modo se qualcuno ha informazioni aggiuntive può scriverle nei commenti. La necessità di informazioni è accentuata dal fatto che in questi giorni/mesi Fastweb ci sta massacrando di chiamate commerciali, però non fornisce FTTC ma una normale ADSL.
Premessa: cercherò di essere meno tecnico possibile (ma se vi serve altro chiedete) e per semplicità parlerò solo di banda massima (non garantita) in download (ma il discorso sarebbe un po’ + lungo e complesso).
STORIA E TECNOLOGIE
Un minimo di storia per capire come siamo arrivati fino a qui e le differenze tra le varie tecnologie.
·         Fino al 2010 a Caino c’era solo un’ADSL lentissima: in centrale c’erano solo mini-DSLAM che arrivavano al massimo 640 Kbit/s in download, ma in genere non + di 50 Kbit/s… parliamo di Kbit, ovvero 0,05 Mbit/s, praticamente come un vecchio e gracchiante modem analogico :-( ), sono state fatte raccolte firme per potenziarla ma senza successo.
·         Nel 2010, dopo varie peripezie, sono riuscito a far mettere sul monte Salena un ripetitore per la connessione senza fili Eolo che copre + di metà paese (tecnologia HiperLAN2): l’impresa era stata compiuta con l’allora Gruppo Civico 31 (che ora non c’è +) ed era stata resa possibile dal rivenditore bresciano DiRete il cui presidente è anche venuto a fare un’assemblea pubblica a Caino. La velocità era di 3 o 6 Mbit/s, ma, pagando, si poteva arrivare anche a molto di +, fino a 100 Mbit/s... praticamente una rivoluzione. Negli anni successivi ho cercato in tutti i modi di far mettere un secondo ripetitore al cimitero che coprisse quasi tutta la parte di paese rimanente, ma senza successo.
·         Nel 2012 è stata posata la fibra ottica da Nave alla centrale di Caino (a Rasile), e le ADSL hanno iniziato a funzionare meglio: prima a 7 Mbit/s (ADSL, massimo teorico 8 Mbit/s) e poi fino a 20 Mbit/s (ADSL2, massimo teorico 24 Mbit/s). Con l’ADSL tutto dipende da quanto siete lontani dalle centraline Telecom (all'inizio solo a Rasile, ma poi ne hanno aggiunta un’altra in piazza), questo significa che, anche se TIM / Fastweb / CiccoPasticcioWeb / VostraZia vi promettono che da 5 passerete a 20 Mbit/s per vendervi un servizio di streaming, se siete lontani dalla centrale probabilmente Internet continuerà ad andare uguale a prima. Di offerte ADSL ce ne sono moltissime, costano dai 20 ai 30€/mese.
·         Negli anni la tecnologia senza fili di Eolo è passata da HiperLAN2 a WiMax a EoloWave (per chi ha sostituito l’antenna sul tetto o per i nuovi abbonati). Ad ottobre 2017 l’abbonamento base di Eolo è passato a 30 Mbit/s con un aumento di prezzo da 24,50€ a 27,90€ / mese.
·         Arriviamo ad oggi. Come leggete sul notiziario comunale alla fine dell’anno scorso l’amministrazione ha fatto un accordo con 2 aziende (TIM e INTRED) per la posa della fibra dalla centrale di Rasile ad altri punti del paese. Pur con qualche difficoltà tra scavi e ripristino del manto stradale la fibra è stata posata fino ai punti dove ci sono e ci saranno dei nuovi cabinet da cui parte la famosa FTTC (li elenco dopo).
FTTC
L’FTTC dovrebbe consentire di navigare a velocità molto + elevate dell’ADSL e di Eolo. FTTC significa Fiber To The Cabinet ovvero che la fibra arriva + vicino alle case ovvero fino a questi cabinet, che sono armadi di strada di plastica o di metallo grigio. Dal cabinet a casa il segnale viaggia col solito doppino in rame usato per la telefonia. Il fatto che il cabinet sia + vicino permette di usare protocolli che arrivano fino a 300 Mbit/s in download e 20 in upload (VDSL, VDSL2, E-VDSL). Purtroppo non è una vera fibra, quindi ci sono gli stessi 2 limiti principali dell’ADSL ovvero:
1.      la velocità dipende dalla distanza dal cabinet: se siete + lontani di 800 metri non ha + senso questa tecnologia ed userete una normale ADSL. In pratica 300 Mbit/s potete farli solo se il cabinet ce l’avete sotto il tinello di casa, tipicamente andrete dai 30 ai 100 Mbit/s
2.      La banda non è “simmetrica”, ovvero va molto + veloce in download (da Internet verso casa), che in upload (da casa verso Internet), il che significa che va bene per navigare o vedere film ma meno bene per altri servizi come le video-chiamate, caricare vostri video sui social network, usare servizi di file hosting (ovvero mettere i nostri file sul cloud, es. Dropbox, OneDrive, Google Drive). Comunque la banda in upload dovrebbe essere significativamente maggiore dell’ADSL e quindi sufficiente a consentire di usare i servizi descritti sopra molto meglio di oggi.
OFFERTE FTTC
Oggi quindi è possibile e sarà possibile attivare anche offerte FTTC, che io sappia solo queste 3.
1.      TIM. TIM la chiama FTTCAB, ma è la stessa cosa, la vende nell'offerta TIM SMART FIBRA+. Non tutti i nuovi cabinet previsti sono stati posizionati, ma dovrebbero esserlo a giorni visto che dicono che il servizio partirà l’11 febbraio. Trovate i prezzi qui ma in sintesi costa, a parte le offerte iniziali, 29.90€ ogni 4 settimane ovvero 32,48€/mese + acquisto del modem obbligatorio a 240€ (rateizzabile in 48 rate da 5€), anche se questa pratica di obbligare ad acquistare il loro modem dovrebbe essere vietata dal Regolamento Europeo. Nel prezzo sono incluse chiamate VOIP (ovvero telefonia via Internet) a fissi e mobili al solo costo dello scatto alla risposta di 19 centesimi di €. E’ possibile utilizzare anche un proprio modem (pur pagando il loro) ma in quel caso non funziona il VOIP. Pare che gli indirizzi IP siano pubblici (spiego sotto cosa significa) anche se ufficialmente non lo scrivono da nessuna parte. Storicamente non ho mai avuto un buon rapporto con SIP – Telecom – TIM, ed anche stavolta non TIM non si è smentita facendomi tribolare parecchio col call center per avere avere alcune informazioni tecniche.
2.      INTRED, azienda bresciana che per gli utenti privati vende con il marchio EIR. Potete fare una verifica della copertura qui che dà anche una stima della velocità (ovviamente un po’ ottimistica). Il servizio è già attivabile da novembre 2017, quindi se qualcuno l’ha già provato sarebbe gradito un parere. Costa 29.95€/mese compreso di modem in comodato gratuito, ma è possibile usare il modem che si preferisce se compatibile. In questo caso gli indirizzi IP sono privati, per averli pubblici è necessario comprare il servizio IP statico a 8€ al mese (vedi spiegazione sotto).
3.      DiRete Fibra. La stessa azienda bresciana che ha portato Eolo a Caino vende ora anche la FTTC, usando gli stessi cabinet di INTRED e allo stesso prezzo di 29,95 € / mese. Il vantaggio è che in questo caso l’IP è pubblico e si utilizza il servizio assistenza di DiRete che ormai uso dal 2010 ed è quasi sempre stato molto rapido ed efficiente. In caso di passaggio da DiRete-Eolo a DiRete-Fibra dovreste poter evitare di pagare le spese di attivazione (ma probabilmente ci saranno delle spese di chiusura della vecchia utenza): se siete in questa situazione meglio che li chiamate o aprite un ticket chiedendo esattamente le spese di chiusura e le spese di apertura. Informazioni e adesioni qui.
DOVE SONO I CABINET?
Come ho scritto sopra la velocità dipende dalla distanza dal cabinet. A Caino ce ne sono 3.
1.      Rasile (vicino alla centrale Telecom). Attualmente è presente il cabinet INTRED e di quello TIM c’è solo una predisposizione. È posizionato qui (45.6137576, 10.3195819)
2.      Piazza (vicino al macellaio). Attualmente c’è solo quello TIM, ma, se ho ben capito, anche INTRED lo utilizza. È posizionato qui (45.6129375, 10.3171870)
3.      Via Don Gino Pirlo. C’è sia quello INTRED che TIM. È posizionato qui (45.6113286, 10.3137330).
Purtroppo le aziende, per motivi economici, non sono arrivate fino a S. Rocco https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f4d/1/18/1f641.png:-( . Però, se può consolarvi, anche per l’ADSL le distanze si accorciano perché vanno calcolate a partire dai nuovi cabinet, quindi la velocità dovrebbe aumentare anche per chi non potrà attivare l’FTTC. Se così non fosse chiedete una verifica al gestore: nel 2012 molti hanno dovuto sollecitare telefonicamente per poter avere il passaggio da ADSL finta a decente.
INDIRIZZI IP
Può essere utile sapere qualche spiegazione sugli indirizzi IP. L’indirizzo IP è l’indirizzo che il gestore assegna al vostro router. Questo indirizzo può essere pubblico ovvero raggiungibile a tutti in Internet, oppure privato (o nattato), ovvero esistente solo all'interno della rete del gestore. Può essere importante che l’indirizzo IP sia pubblico se avete dei dispositivi che devono essere raggiungibili quando siete fuori casa come allarme, videosorveglianza, domotica, NAS, termostati, ecc., questo elenco in futuro è destinato a crescere. In alcuni casi, ma non tutti, chi vi vende il dispositivo riesce a bypassare il problema. NB: gli indirizzi IP di Fastweb sono sempre privati. Gli indirizzi IP nei contratti per privati di base sono sempre dinamici, ovvero cambiano ogni volta che vi connettete, se volete che rimanga sempre lo stesso (pagando) potete avere un IP statico che non cambia mai, ma per i privati questa possibilità non è molto interessante (riuscirete lo stesso a raggiungere i dispositivi di casa anche con un IP dinamico). Visto che l’IP statico è anche pubblico comprarlo può essere un modo per ottenere un IP pubblico.

Se siete arrivati fino a qui senza addormentarvi vi ricordo di indicarmi eventuali errori e, se avete già la FTTC, di dirci come vi trovate e a che velocità andate.

PROGETTO “BŐTA VIÀ NIÈNT”

LUMACA O LEPRE?
Parrebbe di ragionare di “lana caprina” chiedendoci se un progetto, che ha l’unico scopo di conservare i ricordi del passato, debba essere agevolato o meno nella comunità in cui si sviluppa. La risposta non è scontata. Spesso e volentieri le rivalità, i rancori, le delusioni, la superbia l’invidia e l’indifferenza rendono “lumaca” un’iniziativa che dovrebbe allargarsi a macchia d’olio.
A dimostrarlo, in questo caso, è la partecipazione preponderante di amici e parenti rispetto al risibile numero degli altri. Nessuna sorpresa dunque. L’importante è crederci e perseverare senza mai arrendersi. Nessuno tra quelli che hanno iniziato quest’impresa vedranno la realizzazione di un’esposizione completa del vissuto, legato ad una determinata epoca. Proprio per questo si dovrebbe leggere nel loro impegno il desiderio di non disperdere i ricordi del passato invece che vedere un qualche interesse di parte.

Il mondo è fatto così: quelli che non la pensano come me … aspettano. Peccato che, nel frattempo, si sciupino occasioni per collaborare e costruire insieme. Se non si possiede l’orgoglio per difendere e valorizzare le qualità del proprio paesello, non ci si può aspettare che questo semplice progetto, ma anche altre iniziative da chiunque proposte, possano correre come “lepri”.

mercoledì 7 febbraio 2018

LA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI

Una delle tradizioni più belle ed antiche del paese era la processione del Corpus Domini. In anni passati la processione di Caino era molto famosa nei dintorni e molti accorrevano da Nave, da Cortine o da paesi più lontani per assistervi. Era nota quasi come quella di Rezzato, che sembra fosse qualcosa di straordinario.
La festa del Corpus Domini era di solito posticipata dall’ottava di Pasqua alla quarta domenica di luglio. Questo per permettere alla gente di accudire al fieno, ai bachi da seta, al lavoro nei campi. Anche le feste religiose erano scandite al ritmo delle attività agricole.
Già qualche giorno prima, il paese era tutto un fervore di preparativi. Le donne preparavano le lenzuola, quelle buone, che per tutto l’anno erano rimaste nel cassettone; le tovaglie col pizzo; i merletti, ricordi di vecchie mani abili e solerti o si affrettavano a terminare i ricami che pazientemente avevano intessuto per tante lunghe sere d’inverno accanto al fuoco. Gli uomini tagliavano le pertiche e i legni necessari per tendere e sostenere i festoni o per l’occasione davano una rinfrescata al muro di casa. Ogni contrada andava a gara con altre nel preparare gli addobbi più belli e sfarzosi.
La ricorrenza era molto sentita e partecipata nel suo aspetto religioso, ma al di là di questo c’era anche la gioia del ritrovarsi, del lavorare insieme: era un’occasione di festa e di folclore.
Quando i preparativi volgevano al termine, occhi esperti studiavano da vari punti strategici l’effetto globale e suggerivano gli opportuni aggiustamenti. Alla fine, il percorso della processione era un fiore unico, un arabesco continuo di ricami in un’esplosione di colori.
Il sacro corteo non era meno fastoso e meno ricco di colore. In testa c’era il grande bandierone rosso che veniva tolto dal suo ripostiglio la notte del sabato santo. Al Gloria, quando le campane e i campanelli suonavano per manifestare la gioia della Risurrezione e veniva fatto scivolare il tendone che nascondeva la pala dell’altar maggiore, il bandierone rosso veniva issato sull’organo. Seguivano poi, secondo un ordine preciso e dettato da un cerimoniale antico, i vari gruppi parrocchiali: la Compagnia di S. Luigi con lo stendardo grande, l’Oratorio femminile, le Madri Cristiane, gli uomini con le loro bandiere. C’erano anche quadri viventi di S. Agnese, S. Lucia, rappresentati da ragazze e giovani in costume. La scelta di questi santi non era sempre facile ne immune da piccole gelosie nei confronti dei prescelti. Il punto focale restava sempre e comunque il grande baldacchino, sotto il quale il prezioso ostensorio d’oro custodiva il Santissimo.
In ogni contrada c’era un altare dove si sostava brevemente per benedire le case e la campagna.
La processione partiva dalla parrocchiale subito dopo la Messa cantata, saliva la ripida stradina che dal ponte del “Folletto” porta a Villa Mattina e percorreva poi quella che oggi è Via Don Gino Pirlo fino a Villa Sera. Una volta non c’era che un viottolo in mezzo ai campi. Per l’occasione le siepi che potevano ostacolare la marcia venivano sfrondate e le buche più profonde colmate; questo viottolo era chiamato: “la via del Signur”. Da Villa Sera scendeva alla Statale, la risaliva fino alla Piazza, dove attraverso la scalinata tornava alla chiesa. Ndr: il baldacchino era preceduto dalla “raggiera” e accompagnato da quattro grandi torce laterali e quattro paggi.

(Leggende e storie di Caino a cura della Biblioteca comunale -settembre 1979)

venerdì 2 febbraio 2018

CHE PENSA DIO DI ME?

Ho appena finito di leggere “Silenzio” di Shusaku Endo confesso di essermi trovato profondamente imbarazzato e scosso dalle provocanti sottolineature del libro.
Si parla di un “gesuita” che per conoscere la verità sul suo “maestro” accusato di apostasia, decide di recarsi con un compagno nel Giappone del 1645, in piena persecuzione dei cristiani.

Questo testo interroga tutti noi occidentali fortunati che guardiamo alle vicende dei cristiani perseguitati, praticamente vicinissimi alle porte dell’Europa del benessere.
Essere credenti a parole non è come esserlo nei fatti. Le estreme conseguenze di una fede vissuta e rivendicata davanti a tutti, già nei nostri paesi liberi sono marcate da atti discriminatori o coercitivi, figuriamoci nelle nazioni fanatiche e radicalizzate.
Eppure d’innanzi alla più feroce persecuzione dei cristiani che si ricordi, con centinaia di migliaia di morti per opera di regimi prevalentemente islamici, si continua ad ostentare una tranquillità e una distanza indegna per un continente civile come l’Europa. Mi sorge un dubbio: col mio silenzio non divento anch’io persecutore?

I cristiani di oggi cercano prima di tutto il loro benessere, poi, in qualche momento di difficoltà, si ricordano di essere figli di Dio. “Non sono tutti così” mi sembra di sentire obiettare. Certo che no! Sarebbero finiti i Santi e le ancora tante persone di Dio. Però è vero o non è vero che dopo la Cresima o l’ultimo Sacramento del percorso dottrinale, con tutta naturalezza la maggior parte non partecipa alla Messa o vi partecipa quando ne ha voglia?
Senza voler insegnare niente a nessuno, basandomi esclusivamente su me stesso, mi sembra che ci sia stato un corto-circuito proprio nell’insegnamento della Dottrina e nella coerenza nel viverla. L’esigenza di amore che ognuno porta con se, nella gran parte dei casi, non è soddisfatta proprio dalla gente che fa parte della Chiesa locale. Quanti di noi incontrando una persona si interrogano su come si può sentire in quel momento o se può aver bisogno di qualcosa? Ma senza questa immedesimazione non si può parlare d’amore e non si costruisce ne la Chiesa ne una comunità.

Mi sono molto interrogato sul perché Padre Pio da Pietrelcina con le sue Messe da due ore e Confessioni drammatiche riuscisse a tenere in chiesa una gran massa di persone, mai mancata fino alla sua morte. La risposta, a mio parere, può essere una sola: nella Confessione, nella predicazione, nella coerenza della sua vita nella Fede è stato un faro per tutti quelli che l’hanno conosciuto che per questo si sentivano compresi, aiutati e sostenuti. Due ore di Messa o essere considerati sacrileghi non disarmava quelle persone affamate di Dio.

Questo succede ai nostri giorni? Mi auguro che in qualche chiesa succeda, ma nessuna che io conosca. So che tanti vorrebbero Papa Francesco come parroco e che tanti invocano le incombenze che lui non ha come giustificazione all’inefficienza pastorale e al continuo svuotamento delle chiese. Mi chiedo anche: perché le Chiese perseguitate presentano cristiani vibranti e pronti alla morte per Cristo? Accostati a loro, tanti di noi, per la nostra scarsa fede, assomigliamo a dei miscredenti. Mi si permetta un paragone irriverente: l’opulenza ha generato gli obesi ma per diventare modelli bisogna avere la volontà di dimagrire. Anche per essere cristiani bisogna volerlo e nessuna scorciatoia o ambiguità nell’applicazione delle regole morali riempirà i luoghi di culto, bensì la proclamazione della Parola da parte del sacerdote con fermo entusiasmo, accompagnato dalla sua amorevole presenza nelle case delle sue pecorelle.

Un parroco dovrebbe conoscere la situazione personale di ogni persona della sua comunità per poter svolgere il suo apostolato e cementare la fede di chi crede e per avere dei testimoni pronti a tutto. 

Quanti di noi sarebbero disposti ad andare in prigione (se non peggio) pur di non rinnegare la Trinità? Quanti di noi mancando il sacerdote saprebbero radunare la comunità in preghiera? 
Quando la Parola genera amore fraterno, la certezza dell’immortalità aumenta e si sostiene, cementando dei cristiani con la “C” maiuscola. E' allora che lo Spirito entra in ognuno di loro.