venerdì 23 novembre 2018

ETICA E IPOCRISIA


Quante volte abbiamo sentito giustificazioni e determinazioni in nome del “popolo”, ma di quale popolo si tratti lo si vede dai risultati: la popolazione più povera diventa sempre più povera. Nessun partito è esente da responsabilità: tutti infatti hanno parlato bene e razzolato male in nome di un potere che hanno cercato in tutti i modi di tenersi stretto, lasciando inascoltate le richieste provenienti da una gran parte di società che invocava aiuto. Dal 4 marzo, le forze che volevano il cambiamento, hanno ricevuto una delega pesante in termini di voti, ma con numeri insufficienti per governare da soli. I due partiti principali, costretti a stare insieme con programmi differenti, hanno così potuto constatare quanto sia difficile passare dalle parole ai fatti.
“In nome del popolo italiano” stanno minando quel minimo di stabilità che aveva bisogno si di una sana revisione, ma non di un salto nel buio che ci sta conducendo verso il baratro. E noi, nonostante questa manovra disastrosa, nonostante i lamenti che si alzano da una grossa fetta della popolazione italiana che fatica a mettere assieme il pranzo con la cena, tranquilli che quelle scelte vadano bene per noi, continuiamo, come prima, a riempire le cabine delle navi da crociera, ristoranti e pizzerie, senza fiatare, come se fossimo la nazione più benestante al mondo.
Dove è finita la solidarietà e la giustizia sociale? Dove sono quelle politiche che servono ad aumentare l’efficienza dello Stato, ad aumentare davvero la sicurezza, ad aiutare i più deboli, a sconfiggere l’evasione fiscale, a eliminare gli sprechi, migliorare la sanità e fare in modo che la scuola faciliti l’ingresso nel lavoro dei giovani? Tutte queste cose sarebbero possibili solo con il recupero di risorse per mezzo di controlli a tutti i livelli da parte della Guardia di Finanza, dai Carabinieri e dalla Polizia in grado di poter assolvere al proprio compito con un numero adeguato di personale da poter individuare a campione chiunque sia da ostacolo alla formazione di una solida ed efficiente finanza statale basata sul rispetto delle regole. Questo dispiegamento di forze ha un costo non indifferente che però è in grado di ripagarsi ampiamente. Ma bisogna volerlo. Paradossalmente sono in pochi ad auspicare che questo avvenga. Il lavoro nero trionfa in ogni dove e riguarda tutti da vicino. Grazie anche alla miopia e i cattivi esempi di buona parte della classe politica, oggi non esiste una diffusa etica statale bensì un’etica narcisistica che cerca prima di tutto il proprio tornaconto.
Si ripete quello che sta avvenendo nell’ambiente: chi non è toccato dall’inquinamento che uccide non si scomoda per chi viene avvelenato; non protesta. L’evasione fiscale, come l’ambiente, ci avvelena; è il nostro più grande problema, quello che ci condanna a non avere soldi per dare risposte giuste ai cittadini in difficoltà; che ci spinge ad offrire alibi alla cattiva politica distruggendo la convivenza civile.
Nonostante il giornalismo d’inchiesta ci metta sotto il naso ogni giorno ogni sorta di imbroglio, continuiamo ad affidarci a coloro i quali si definiscono salvatori della patria (di ogni colore vestiti) anche quando ci fanno del male in modo palese.
Viviamo nell’ipocrisia quotidianamente e la maggior parte di noi è rassegnata a conviverci perché la mancanza di etica da parte dei singoli impedisce di vedere l’onestà e la determinazione di qualcuno che non si rassegna a veder calpestati i diritti dei più deboli e si industria per smascherare i “pupari” e le loro marionette. Se non riusciamo a scorgere quello che è bene e quello che è male per i nostri figli e per i nostri nipoti rimarremo schiacciati nelle nostre case con i nostri piccoli interessi. Già siamo riusciti a condizionarli nella loro legittima aspirazione ad esprimere in piazza il loro pensiero in nome della difesa di un “buon comportamento”, il nostro, (come sono lontane le stagioni della protesta degli studenti), poi ci pensiamo noi a difenderli dagli insegnanti se sono piccoli o lasciamo che lo facciano loro se sono grandi.
Ipocrisia e mala politica vanno a braccetto! Guardiamo negli occhi i nostri figli e chiediamoci se meritano quello che gli stiamo preparando.