Oggi, 15 luglio, ho approfittato della periodica apertura dell’Eremo di
San Giorgio per fare una capatina e osservare gli affreschi dopo il primo
intervento di restauro.
Non sono un intenditore, ma da quello che ho potuto vedere i lavori
hanno evidenziato i tratti in maniera così evidente da mostrare interamente
tutta la bellezza, la ricchezza e il significato di quei disegni.
Ma mi ha colpito ancor di più la preparazione che i volontari hanno
acquisito stando a contatto con gli abili restauratori. Piacevolmente sorpreso
mi sono trattenuto ad ascoltare la descrizione che uno di loro faceva ad un
gruppetto di persone sulle rappresentazioni, rispondendo a ogni domanda che gli
veniva posta.
E’ un tangibile segno di immersione e condivisione del progetto da parte dei volontari, che
trascina tutti i visitatori che passano di là. Quindi non solo disponibilità
all’apertura, agli spuntini conviviali nei giorni stabiliti, alla manutenzione della struttura, ma anche documentazione che giustifica l’importanza e l’opportunità
di quell’intervento.
Se questa esperienza potesse essere ripetuta in altri santuari e
strutture locali, si potrebbe pensare di costituire una Pro-loco che rispolveri
di tanto in tanto quello che di bello ci hanno lasciato i nostri antenati.