Credo capiti a
tutti coloro che si avvicinano alla terza età di guardarsi indietro per
constatare se le cose sono cambiate in meglio o in peggio. A me capita spesso,
e non posso non constatare che rispetto alla mia infanzia il tenore di vita è
migliorato; quello che non è migliorato è il tessuto sociale, il rapporto con
la politica che è addirittura peggiorato e la credibilità delle Istituzioni che
probabilmente ha toccato i minimi storici, compreso l’Europa. Non mi addentro
nelle motivazioni perché sono convinto che non ci sia nessuno che possa
dichiararsi esente da responsabilità, partendo dal presupposto che ognuno
doveva fare la propria parte e a farla sono stati troppo pochi.
La mia
riflessione riguarda il presente, con la situazione economico-sociale che ci
troviamo davanti.
Lo vedo come un
quadro desolante una persona anziana che non trova una “casa” a cui appartenere,
un partito, una corrente di pensiero, un “entità” nazionale che siano in grado
di alimentare la speranza nel futuro. Eppure ci sono tante persone che come me
non si sentono più rappresentate e tante altre che scelgono quello che per loro
è il “meno peggio”.
E’ la scelta del meno peggio ci ha
portato alle condizioni attuali. La semplificazione ci ha indotto a pensare che
non ci siano più italiani che vorrebbero un leader come De Gasperi, Togliatti,
Nenni, Almirante, ecc. Lo strapotere di molti politici unito a uno smisurato
clientelismo ci ha resi impotenti innanzi a qualsiasi Esecutivo, il quale non è
minimamente disposto a sentire ragioni che possano mettere a rischio la loro permanenza
nelle stanze dei bottoni; anzi è proprio questa condotta che gli fa trovare più
sostenitori di quanti ne abbia effettivamente sulla carta poiché “se tu rimani,
rimango anch’io”. Questa impotenza ci pesa, e ci pesa tanto di più perché vediamo
che i partiti, tutti, sono occupati quotidianamente a distribuirsi le colpe o
attribuirsi dei meriti che non hanno, senza indicare con coraggio la strada
maestra che ci porti fuori dalla palude. E’ probabile che sappiano fin troppo
bene che per prendere quella strada servono scelte ahimè dolorose per qualcuno
e quindi si persegue la politica del capro espiatorio, non importa se intanto i
poveri diventano più poveri e i privilegiati (loro compresi) sempre più
sfrontatamente si ribellano a qualsiasi sacrificio. Per guadagnare tempo si sparge
fumo attivando pseudo-semplificazioni come l’abolizione delle Provincie e del
Senato con ragionevoli dubbi sui reali vantaggi economici. Inoltre l’Esecutivo
ha in animo di accorpare per Legge i piccoli Comuni e non certo per favorire la
loro autonomia. Per non parlare del trattato in discussione segreta tra
l’Europa e l’America (TTIP) caldeggiato in modo particolare da Italia e
Inghilterra. Possiamo veramente sopportare di aderire a un mercato che non è
libero ma semplicemente anarchico e che metterebbe in serio pericolo la nostra
salute e i nostri prodotti per qualche posto di lavoro in più?
Per fermare questo declino e ritornare a
condividere alcuni ideali dobbiamo scoprire o rinnovare le forze in campo; per
quanto affermato sopra possiamo star certi che nessun leader lo renderebbe possibile,
quindi perché questo si possa realizzare in un futuro prossimo, è necessario
crederci e che tutti gli uomini di buona volontà lo condividano, destra,
sinistra, centro.
In particolar modo i cattolici
dovrebbero recuperare gli spazi per la formazione sociale come in passato e
mettere la parola fine alla diaspora, ritornando agli insegnamenti di don
Sturzo e agli esempi di De Gasperi.
La voglia di appartenere finisce qui. Ma
se fossero tanti a volere veramente un’Italia pulita con rappresentanze votate
al servizio del cittadino, ancorchè senza voce, apparterremmo tutti allo stesso
ideale.