16 aprile 2016
Si alternano i segni di
una tragedia epocale mai vista dopo l’ultimo conflitto mondiale. Tuttavia le
immagini ci spaventano, temiamo di non essere in grado di dare una sistemazione
a questa marea umana e nel contempo la sofferenza ci tocca “dentro”, ci
interroga. Così, grazie alle riprese di qualcuno, assistiamo a comportamenti
che ci sconcertano: il bambino morto raccolto da un poliziotto sulla spiaggia;
lo sgambetto gratuito di una giornalista a un profugo; i muri di filo spinato;
il pianto disperato di una migrante che chiede aiuto al Papa. L’aveva detto
alla stampa: “Questo viaggio è diverso; è un viaggio triste”. Incontrando i
profughi a Lesbo il Papa ha voluto mettersi dalla parte di queste persone,
facendo condividere a tutto il mondo il loro cuore spezzato per aver lasciato tutto, casa, affetti, averi, per sentirsi ora respinti da tutti. I "disperati" hanno capito il gesto e, anche se in maggioranza musulmani, hanno ringraziato.