Il
1968 con le lotte operaie, il Movimento Studentesco e il rifiorire di partiti e
associazioni, sembra tanto lontano nel tempo da far sorridere chi fosse indotto a parlarne. Quel periodo, come tutti i periodi della Storia, non ha
risparmiato errori, anche gravi, ma sicuramente un pregio l’ha avuto: quello di
uscire dalla rassegnazione e puntare alla tutela della persona umana nella
società. Effetto che è rimasto per diversi anni dopo quegli avvenimenti. Quello
che la mia generazione non è riuscita a capire è l’ipocrisia delle “cicale” andate
ad accodarsi alla “rivoluzione culturale” di quel periodo come “guru” della
nuova democrazia e che dovevano trasformare quello che era stato detto sulle
piazze e nelle fabbriche in leggi, che non è stato fatto. Fino agli anni 80
anche Caino dibattè sulla necessità di avere una vera giustizia sociale, basata
naturalmente sulle risorse disponibili. In quell’epoca Ermanno Gorrieri scrisse
un “libro bianco” sull’argomento. Istanze come quelle non vennero mai
considerate dalla classe politica, non potevano seguire la coerenza degli
eventi, oggi più che mai, capiamo il perché: il “potere” si regge sugli
interessi e senza il sostegno delle lobby non c’è potere. Certamente ci furono
dei politici avveduti e onesti e non sono certo io in grado di giudicare se la
loro permanenza sugli “scranni” per manifestare la propria opinione abbia o no
giovato al miglioramento della politica.
Quello
che è evidente oggi è che è andato approfondendosi il fossato tra il politico e
il cittadino. Vuol dire che i tentati golpe, le stragi fasciste, le BR hanno
reso il “potere” intoccabile. Ci mancava la precarietà causata dalla crisi
economica a mettere il bavaglio a tante singole espressioni per la paura di
ritorsioni o per il timore che il proprio parere possa lasciare traccia.
Mi
siamo veramente in queste condizioni? A meno che le espressioni di face-book
non contino nulla, direi proprio di no. Allora perché sui temi più importanti
della nostra vita attuale, la povertà, il lavoro, il territorio sempre più
devastato, investimenti, l’immigrazione i partiti e le associazioni non si
schierano? Tutto tace. La politica si fa con i talk schow per mostrare nuovi (o
soliti) volti e poi metterli sul “mercato”. Questa non è Politica. I
terremotati, appena ieri (2 febbraio 17), hanno incontrato a Roma i presidenti
di Camera e Senato per invocare maggiore celerità nella ricostruzione; poche
ore dopo, la discussione in senato sullo snellimento delle operazioni
burocratiche, avveniva con solo 11 presenze. Questa si chiama mancanza di
rispetto. E voi rappresentanti politici non vi vergognate a non prendere
apertamente posizione su questi comportamenti?
Ma
se vero che tutto parte dal basso (???) basta osservare quanto partiti e
associazioni (culturali) sanno esprimere il proprio pensiero a Caino. Penso che
dai manifesti murali della Fenotti & Comini non ci sia stato più alcun
segno di espressione politica di nessun partito. Gli unici (per una sola volta)
a parlare di come un cattolico deve fare politica, sono stati i Salesiani. In
nome della cultura si vanno presentando libri, spettacoli ed altro, mai di un
vero problema (in questo momento quelli
amministrativi, pur importanti, non sono paragonabili, per esempio, al lavoro).
Cosa pensa il PD, FI, Fratelli d’Italia, 5 Stelle e gli altri concretamente,
per esempio, della povertà? E non occorre portare l’ascoltatore in sala: basta
portare la sala all’ascoltatore, con un sito o blog web o con un volantino;
faremmo un gran servizio alla comunità che non vive solo di rifiuti o di sport.
Caino
appare rassegnata, in balia a piccoli problemi resi difficili nella
realizzazione a causa della mancanza di fondi, della burocrazia e spesso dalle
idee. Caino sembra non campare pretesa alcuna, se anche il paese è pieno di
giovani è già vecchio perché dove non si confrontano idee lì non nasce nulla. Tanti
aspettano il momento migliore, ma per dire che? Le solite baggianate elettorali
di candidato alle prossime amministrative che non mostreranno mai quale individuo
abbiamo davanti. Noi abbiamo invece bisogno di giovani che non si nascondono,
anzi li vogliamo trasparenti, perché è da loro che dipenderà il nostro futuro.