domenica 22 maggio 2016

ALIMENTAZIONE E QUALITA' ITALIANA

Di fronte al Trattato atlantico (TTIP), che ci toglierebbe quel poco di fiducia che ci è rimasta, al bollino rosso degli inglesi sulle marche non autoctone (le cosiddette etichette semaforo), al latte importato dall’est e dalla Cina delle multinazionali, l’embargo commerciale con le nazioni ostili (leggi Russia), mi chiedo cosa stiamo aspettando per adottare mosse strategiche che impediscano all’Italia di essere risucchiata nel vortice degli egoismi nazionalistici europei e cancellare la nostra eccellenza alimentare.
A volte viene da pensare che ci sia un tornaconto commerciale anche nelle aziende italiane, forse non sempre lige ai protocolli, ma determinate nello stesso tempo a voler mantenere il marchio.
Non ci si spiega perché le aziende di produzione alimentare, di fronte a questi attacchi al settore, non riescano ad accordarsi mettendo bene in evidenza sull’etichetta che la “materia prima” è italiana. Ci sono impedimenti dagli Stati che impediscono una esauriente descrizione? Ancor di più avrebbero ragione quelli che sono contrari al TTIP che porterebbe sul mercato prodotti sempre meno controllabili.

Nonostante le ripetute frodi scoperte dalle forze dell’ordine, è risaputo che la nostra legislazione in materia di alimenti è la più severa al mondo. Se vogliamo rinunciare a questa tutela ingerendo prodotti che possono danneggiare la nostra salute siamo liberi di farlo, ma a coloro che vogliono sapere quello che mangiano sia consentito di poterlo leggere sulle etichette e alle autorità preposte di verificare se quello riportato risponde al vero. Anche se sappiamo che mantenersi in salute non dipende solo dall’alimentazione, nondimeno questa rappresenta l’argomento più importante per la nostra sopravvivenza, il carburante del nostro organismo.