E’ successo ancora! La terra, ha
tremato ancora…
Indago nella mia memoria molto
distratta e ho la sensazione di essere cresciuto senza questa ombra
minacciosa. Sicuramente sarà capitato di
aver sentito qualche vibrazione, ma non ricordo un periodo così denso di
scosse.
In realtà,mentre cerco di
informarmi in internet sugli ultimi eventi, mi accorgo che la reale lista di
“eventi vibranti” è infinita.
Siamo un popolo che ha bisogno
delle sue certezze, siamo Italiani e siamo abituati a non lottare per sopravvivere;
ci sono Paesi, oltre alle ben note zone Americane, in cui la casa è normalmente
di legno, normalmente instabile… non posso evitare di esserne colpito ogni
volta che ci penso e poi?
Poi capita che una scossa tira
giù tutto il bel cemento armato di una cittadina bella solida.
Morti, feriti, danni… come fosse
tutto di carta. Solo che non è toccato a me, per fortuna.
Da quando sono padre ogni cosa ha
un risvolto diverso; ogni evento lascia il segno e mi fa pensare a come potrei
reagire se capitasse a me.
Da domani se non avessi più
nulla… o peggio fosse capitato qualcosa alla mia famiglia…
Siamo cresciuti col “sedere nel
burro”; i nonni ce l’hanno sempre detto, non abbiamo provato la fame, la
povertà e la guerra… anche di questi tempi parlare di crisi non è sicuramente
la stessa cosa del secolo scorso, con tutto il rispetto!
Ma un terremoto non è certo da
meno, solo che non siamo più abituati al dolore, al disastro inatteso e
disarmante, all’impotenza dell’uomo, piccolo essere insignificante eppure così arrogante.
Abbiamo violentato la terra
direbbero gli ecologisti e lei si ribella…
Se deve succedere, non puoi farci
niente, dicono i fatalisti…
Quanti altri pensieri… infiniti.
Io penso solo che se non è
toccata a noi siamo fortunati; percorrendo appunto vari siti internet, mi
accorgo di quanto sia normale e consueta una scossa di terremoto, di come
l’Italia sia un paese ad elevato rischio sismico, di quanta poca cultura
abbiamo in merito e di come andiamo velocemente nel panico se “qualcuno” ci
tocca il “burro”. Siamo attaccati, forse troppo alla vita fatta di cose, quindi
queste diventano insostituibili e perderle è come subire una violenza.
La casa, beh gli indigeni la
spostano alla svelta… noi… una valigia da trasportare col carrello solo per un
weekend!
Ci sarà pure una via di mezzo?
Nella fortuna che non sia toccato
a noi, vogliamo almeno darci una regolata?
Se ci capitasse domani? Non c’è
niente che vorremmo già fare oggi?
Se sapessimo che è imminente un
evento che mette a rischio la nostra quotidiana esistenza quale sarebbe la
scaletta in ordine di importanza delle cose da fare?
Penso che valga la pena pensarci…
e deciderci a farla.
Enrico