Quello che dovevamo aspettarci è accaduto: l’elezione di Trump alla Casa Bianca ha saldato l’anello con l’autocrate Putin generando un cortocircuito in una UE frammentata e litigiosa su tutto. L’annuncio di dazi da una parte, le aggressioni verbali e gli attacchi hacker dall’altra, hanno iniettato il veleno dei distinguo nei rappresentanti di diversi leader nella UE. Il limpido discorso di Mattarella e quello strategico di Draghi rischiano di rimanere inascoltati, se non addirittura snobbati. Le posizioni ambigue di alcune delle forze politiche in campo, anche di casa nostra, mostrano quanto l’Europa sia inadeguata a fronteggiare un terremoto di questo genere. Senza un consolidamento dell’Unione ci aspettano bordate dallo "zar" e pure dall’USA che vorremmo avere per amica, entrambi intenti a dilaniare l’Europa allo scopo di governare il mondo, condizionando altre grandi potenze come Cina e India. La lucidità del “pilastro” Draghi non lascia intravvedere altre scappatoie diverse dall’unità d’intenti nel fronteggiare il pericolo. Quelli che ammiccano ora ad est, ora a ovest, se si opporranno a questa elementare necessità, dovranno ben presto leccarsi le ferite prodotte dall’emarginazione. A nulla servirà essere annoverati tra i cortigiani: questi personaggi saranno condannati a contare solo sui privilegi ottenuti per il “servizio”.
Se ancora non abbiamo capito che è sospetta la strana coincidenza di vedute sul futuro dell’Ucraina da parte di Trump e Putin, nonostante sia evidente chi ha prodotto la situazione attuale, prima e dopo l’invasione, allora dobbiamo prepararci a ingoiare tanti bocconi amari.
Già gli ammiccamenti del nostro Governo non hanno impedito all’arrogante vice presidente americano Vance di incolpare l’Europa di tutti i mali e non sono serviti neppure a trattenere Trump dalle roboanti e ingiuste accuse rivolte all'Ucraina e al suo Presidente, figuriamoci quanto Putin tema un’Europa divisa e una NATO che rischia di non avere più l’America tra gli alleati.
Dimenticare che l’Ucraina è il cuscinetto di confine con una federazione che vuole ritornare ad essere il grande impero di un tempo, che per raggiungerlo è intenzionata ad usare tutti i modi, leciti ed illeciti, schiacciando in patria qualsiasi tentativo di protesta, vuol dire andare incontro al peggio.
Fa specie sentire la portavoce del ministero degli esteri russo attaccare il nostro Presidente per aver paragonato il loro comportamento a quello del terzo Reich: il prepotente vuole sempre aver ragione. Ma fa ancora più impressione che qualcuno affermi che Mattarella poteva evitarsi questa esternazione; ma come, non c’era un patto sottoscritto di rispetto da parte russa della sovranità dell’ Ucraina? Come fu per la Polonia, la storia si ripete.
D’altra parte non possiamo pretendere l’impossibile: se gli elettori UE sono disposti a correre i rischi e i pericoli connessi e i nostri governanti mancano di lungimiranza, stiamo pure a guardare, senza parlare per timore di comprometterci. Le prime batoste arriveranno presto, speriamo almeno che possano convincerci ad unire le forze. Purtroppo, fatta salva la Misericordia Divina, non possiamo contare più di tanto neanche sulle preghiere dei credenti perché a pregare sono sempre di meno.