lunedì 24 febbraio 2025

IL VECCHIO CONTINENTE DAVANTI ALL'ORSO RUSSO di Roberto Chiarini (Giornale di BS 23/2/2025)

 


C’eravamo illusi che dopo la caduta del muro di Berlino il mondo si fosse finalmente pacificato. Era finita la divisione tra l’Est comunista e l’Ovest democratico, che aveva tenuto per cinquant’anni col fiato sospeso l’umanità intera nel timore di una guerra nucleare. La guerra fredda si era conclusa con la vittoria dell’Occidente liberale. Era ragionevole pensare che il futuro sarebbe stato all’insegna di una diffusione della democrazia e di una società di mercato.

Dimentichiamocelo.

Scopriamo oggi che il mondo è più diviso che mai, lacerato dalla competizione tra due grandi potenze (Usa e Cina) e dalla riproposizione nei rapporti internazionali della legge del più forte. Vittima predestinata l’Europa, il continente patria della democrazia che dopo secoli di lotte fratricide ha fatto in questi ultimi ottant’anni della pace la sua condizione di vita.

Fino all’elezione di Trump, ci siamo baloccati con la speranza che, bene o male, potessimo proseguire a prosperare senza guerre. Il risveglio é stato traumatico. Ci ha lasciato tramortiti, incapaci di reagire, inermi di fronte a Trump, Putin e Xi Jinping che si stanno spartendo il mondo.

Sarà brutale il trattamento che Trump, il presidente della nazione fino a ieri nostra grande amica e alleata, ci sta riservando: nuovi dazi e un nuovo ordine che passa sulla testa dell’Europa. Un trattamento che di regola si riserva al nemico, non ad un alleato.

Irricevibile la lezione di democrazia che il vicepresidente Vance ci ha impartito a Monaco sul nostro presunto tradimento dei valori liberali. Da qual pulpito viene la predica, ci verrebbe da dire. Il suo presidente ha appena amnistiato i colpevoli dell’assalto a Capitol Hill, ossia dell’attacco al cuore della democrazia americana.

Sarà sconcertante assistere allo spettacolo della vittima dell’aggressione russa (Zelensky) trattata da carnefice, di una nazione (l’Ucraina) che dopo essere stata invasa e devastata viene fatta passare per artefice della guerra.

Sarà inaudito sentire il ministro ombra di Trump, il magnate Elon Musk, dire che il presidente ucraino, il resistente all’aggressione russa, “si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”.

Potremmo continuare a lungo ad elencare i motivi di sconcerto suscitato dalla svolta politica di Trump, ma servirebbe solo a lasciarsi attoniti, incapaci di reagire allo shock subito.

È urgente, invece, prendere coscienza della nuova realtà che si è disegnata, prima che questa ci cancelli dalla storia.

Come sempre, il punto di partenza per reagire a una sconfitta è rendersi conto di quel che è avvenuto. E questo è molto chiaro, anche se dolorosamente grave.

Pensavamo di non avere problemi di sicurezza, comodamente sistemati sotto l’ombrello protettivo degli Stati Uniti.

Pensavamo di poter continuare a sviluppare la nostra economia grazie al rifornimento a buon mercato della Russia.

Pensavamo di poter contare per il nostro sviluppo economico con l’accesso libero ai mercati dell’America e della Cina. Dimentichiamocelo.

Ci tocca assumere la responsabilità del nostro futuro. Ci aspetta un mondo regolato, ora più che mai, dalla legge del più forte. Sarà bene ricordarcelo in futuro. Non è consigliabile, non è prudente fronteggiare l’orso russo armati della sola bandiera della pace.


venerdì 21 febbraio 2025

ATTENZIONE: PERICOLO

 


Quello che dovevamo aspettarci è accaduto: l’elezione di Trump alla Casa Bianca ha saldato l’anello con l’autocrate Putin generando un cortocircuito in una UE frammentata e litigiosa su tutto. L’annuncio di dazi da una parte, le aggressioni verbali e gli attacchi hacker dall’altra, hanno iniettato il veleno dei distinguo nei rappresentanti di diversi leader nella UE. Il limpido discorso di Mattarella e quello strategico di Draghi rischiano di rimanere inascoltati, se non addirittura snobbati. Le posizioni ambigue di alcune delle forze politiche in campo, anche di casa nostra, mostrano quanto l’Europa sia inadeguata a fronteggiare un terremoto di questo genere. Senza un consolidamento dell’Unione ci aspettano bordate dallo "zar" e pure dall’USA che vorremmo avere per amica, entrambi intenti a dilaniare l’Europa allo scopo di governare il mondo, condizionando altre grandi potenze come Cina e India. La lucidità del “pilastro” Draghi non lascia intravvedere altre scappatoie diverse dall’unità d’intenti nel fronteggiare il pericolo. Quelli che ammiccano ora ad est, ora a ovest, se si opporranno a questa elementare necessità, dovranno ben presto leccarsi le ferite prodotte dall’emarginazione. A nulla servirà essere annoverati tra i cortigiani: questi personaggi saranno condannati a contare solo sui privilegi ottenuti per il “servizio”.

Se ancora non abbiamo capito che è sospetta la strana coincidenza di vedute sul futuro dell’Ucraina da parte di Trump e Putin, nonostante sia evidente chi ha prodotto la situazione attuale, prima  e dopo l’invasione, allora dobbiamo prepararci a ingoiare tanti bocconi amari.
Già gli ammiccamenti del nostro Governo non hanno impedito all’arrogante vice presidente americano Vance di incolpare l’Europa di tutti i mali e non sono serviti neppure a trattenere Trump dalle roboanti e ingiuste accuse rivolte all'Ucraina e al suo Presidente, figuriamoci quanto Putin tema un’Europa divisa e una NATO che rischia di non avere più l’America tra gli alleati.
Dimenticare che l’Ucraina è il cuscinetto di confine con una federazione che vuole ritornare ad essere il grande impero di un tempo, che per raggiungerlo è intenzionata ad usare tutti i modi, leciti ed illeciti, schiacciando in patria qualsiasi tentativo di protesta, vuol dire andare incontro al peggio.
Fa specie sentire la portavoce del ministero degli esteri russo attaccare il nostro Presidente per aver paragonato il loro comportamento a quello del terzo Reich: il prepotente vuole sempre aver ragione. Ma fa ancora più impressione che qualcuno affermi che Mattarella poteva evitarsi questa esternazione; ma come, non c’era un patto sottoscritto di rispetto da parte russa della sovranità dell’ Ucraina? Come fu per la Polonia, la storia si ripete.
D’altra parte non possiamo pretendere l’impossibile: se gli elettori UE sono disposti a correre i rischi e i pericoli connessi e i nostri governanti mancano di lungimiranza, stiamo pure a guardare, senza parlare per timore di comprometterci. Le prime batoste arriveranno presto, speriamo almeno che possano convincerci ad unire le forze. Purtroppo, fatta salva la Misericordia Divina, non possiamo contare più di tanto neanche sulle preghiere dei credenti perché a pregare sono sempre di meno.