Si sente parlare spesso di comunità, di cittadini, ma noi, ci conosciamo? Solo i ragazzi e i giovani si conoscono in tanti e abbastanza bene da condividerne idee e speranze, agli adulti è noto solo qualche anagrafica, e poco più.
Noi adulti abbiamo ereditato l’omertà e ci destreggiano tra i
nostri simili cercando di mantenere sempre quel poco di vantaggio che ci
permetta, tacendo, di ottenere qualche beneficio. Non occorre molto per
dimostrarlo. I nostri politici locali, ad esempio, è da decenni che si
presentano con un programma alle elezioni senza mai aver fatto sentire la loro
voce durante il quinquennio (a parte qualche comunicato). Negli altri paesi è
lo stesso. Quindi che ne sappiamo delle persone che chiedono il nostro voto? Tutti
cercano di mostrare il loro specchietto delle allodole con lo scopo di coprire gli
altri candidati che, presi uno ad uno, sconosciuti circa i loro interessi e le
loro opinioni, non sarebbero mai eletti, ma dietro lo specchietto …
Non è forse vero che la nostra scelta elettorale si basa più
sull’amicizia che sulle capacità? Sulla simpatia e non sulle idee? Sul
possibile tornaconto anziché sul dinamismo propositivo del candidato?
Siamo ritornati ai tempi delle crociate! Ognuno è buono e gli
altri sono cattivi. Ma ogni “buono” continua a fare errori, qualunque sia la
sua casacca. Nessuno è buono se non è aiutato ad esserlo dagli altri, buoni e
cattivi. Ma perché questa speranza si renda possibile è necessario che la
famiglia e la scuola promuovano a pieni voti il confronto dialettico tra le
persone come metodo salutare di integrazione, di rispetto e, quando possibile,
di collaborazione.
Abbiamo promosso invece i social a mezzo di comunicazione di
massa, col risultato di farci trascinare dall’onda dei like invece che
da ragionamenti messi a confronto. Se oggi non c’è più un valido e battagliero Movimento
studentesco” vuol dire che tutta la società si è seduta ad aspettare che il
mondo politico torni ad infiammare i suoi elettori rimpossessandosi dei sani
ideali dei quali è stato un tempo portatore. Infatti, sei elettori su dieci non
vanno a votare.
Si dirà che votare è un dovere civile. Vero, ma non lo è
altrettanto (e in modo maggiore) quello del politico di dare soluzioni ai
problemi del proprio Comune e del proprio Paese? Non si dovrebbero preoccupare
i politici della loro scarsa rappresentanza? Invece che fanno? Contenti di aver
conquistato il “potere” fanno di tutto per conservarlo continuando le loro
“beghe” e lasciando i problemi senza soluzione. Pensano forse che le persone
non si rendano conto di quanto siano irrealizzabili talune promesse elettorali?
Possibile che non comprendano che il cittadino ha bisogno di essere rassicurato
da progetti concreti che tengano conto della nostra fragilità economica?
Ecco, quindi, che il nostro dovere sarebbe quello di sollecitare
la Politica a trasformare i titoli in soluzioni, iniziando
da quelli che hanno la priorità. Favorire le nascite significa agevolare le
famiglie in modo adeguato con asili nido e sostegni; aumentare l’occupazione
significa avvicinare la scuola professionale alle aziende favorendone
l’integrazione con aiuti adeguati; sviluppare l’economia significa finanziare
la ricerca e pagare meglio i ricercatori (per avere ricercatori validi occorre
premiare le capacità e il merito degli studenti); avere una buona sanità
significa avere medici in misura sufficiente per coprire la rete dei servizi;
per evitare i disastri ecologici non basta la burocrazia ma i controlli sul
territorio e interventi per mettere in sicurezza le zone a rischio; ecc…
Naturalmente queste cose sono note, ma la risposta lo è
altrettanto: “Non ci sono i fondi”. Verrebbe da ridere, se non fosse
tragico e fonte di tragedia per tante persone; nei programmi elettorali vengono
spesso introdotte voci per spese aggiuntive (Flat tax, abbassamento dell’età
pensionabile, asili gratuiti per tutti, riscatto gratuito della laurea, per
esempio), oscurando i capitoli più importanti e prioritari per il cittadino
medio.
Quando rivedremo i rappresentanti politici sedersi al tavolo
tra i loro elettori a parlare del loro impegno riguardo ai punti del programma
con il quale sono stati eletti, allora la speranza che il “Palazzo” si
avvicini al cittadino sarà concreta. Fino ad allora, cari politici, non vi
conosciamo!