mercoledì 16 novembre 2022

GESÚ VOLEVA DIRE QUELLO CHE HA DETTO?

         “Uscito sulla strada, un tale gli si avvicinò e gli disse: - Maestro, che cosa devo

 fare di buono per avere la vita eterna? – Gli disse Gesù: - Perché mi interroghi

su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i

comandamenti – Gli chiese: - Quali? – Gesù rispose: non uccidere, non com-

mettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua

 madre e amerai il prossimo tuo come te stesso – Il giovane gli disse: - Maestro,

tutte queste cose le ho osservate; cosa mi manca? – Gli disse Gesù: - Se vuoi

 essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro

nel cielo; poi vieni e seguimi! – Udite queste parole, il giovane se ne andò triste;

possedeva infatti molte ricchezze.

Gesù allora disse ai suoi discepoli: - In verità io vi dico, difficilmente un ricco

entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per

la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio – A queste parole i disce-

poli rimasero molto stupiti e dicevano: - Allora chi può essere salvato?

– Gesù li guardò e disse: - Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è

 possibile –

Matteo,19-16,26

 

Gesù voleva dire veramente quello che ha detto, o era una provocazione per farci capire quanto dobbiamo sentirci staccati dalla ricchezza?

Nel discorso della montagna vi è, purtroppo per noi uomini, pieni di noi stessi, la conferma che le sue parole non sono semplice provocazione ma consigli esistenziali. Questo discorso, così preciso e particolareggiato, ci pone davanti a una scelta: o il Regno o la distruzione.

 

“… Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un

uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono

i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché

era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in prati-

ca, sarà simile ad un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la

pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa

cadde e la sua rovina fu grande.

Matteo,7-24,27”

 

Molte altre letture del Vangelo conducono alla medesima conferma, all’indicazione precisa di quello che siamo chiamati a fare su questa terra.

E adesso? Cosa facciamo dopo questo insegnamento? Dare tutto ai poveri? Non ci riusciremo mai senza il Suo aiuto.

 

“Ma ogni persona è chiamata a sentirlo e a viverlo nel modo che Dio dispone, unico per ciascuno, secondo le situazioni e secondo la grazia fornita da Dio. E noi dovremmo procedere lentamente, pregando, ragionando e prestando attenzione all’influenza possibile delle nostre scelte sugli altri.

Nel braccio della morte di Dale Recinella”

Abbiamo però alcuni punti di forza da sfruttare: primo, l’abbandonarsi fiduciosi a Dio perché sia Lui a lavorare in noi; secondo, dedicarci alla preghiera, in qualsiasi modo rivolta, purché sia con trasporto e amore; terzo, un po’ di digiuno può purificare spiritualmente e renderci più attenti ai segni che ci manderà; quarto, Spirito Santo vieni in nostro aiuto, sia la giaculatoria più ricorrente.

Quindi, stabilito che Gesù ha voluto dire proprio quello che ha detto, abbandonati a Lui saremo portati a compiere le gesta che di volta in volta ci indicherà. Dobbiamo solo avere fede e prestare ascolto ai segnali che troveremo lungo il nostro cammino.