mercoledì 25 novembre 2015

LE IDEOLOGIE ESISTONO ANCORA?

Per occupare o conservare il potere, da vent'anni a questa parte, si è continuato a dire che le ideologie non esistono più. E forse come manifestazione del pensiero in forma tradizionale è proprio così. Infatti non c’è più la DC, il PCI, il PSI, il PSDI, PRI, il PLI, il MSI, il PSIUP poi PDUP, i VERDI, le cui sigle rappresentavano ognuna una differenziazione nell’area di appartenenza, sinistra, destra o centro. Con la cosiddetta seconda Repubblica si è voluto semplificare cercando di accorpare un centro-destra e un centro-sinistra per raggiungere il massimo risultato elettorale cooptando i leader delle rispettive correnti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli sgambetti e i veti incrociati nonché le differenziazioni sui problemi etici e sociali sono emersi in tutta la loro dimensione, a destra come a sinistra, creando difficoltà al governo di turno e una paralisi sulla via delle riforme.
Nell’attuale situazione in cui le Camere fanno di tutto per attirarsi l’antipatia degli elettori, l’unico partito che raccoglie consensi è quello che, tra i votanti rimasti, interpreta il malessere diffuso per le ingiustizie e per le umiliazioni che sono costretti a subire comuni, provincie e cittadini a fronte di una crisi economica ancora aperta e a un’organizzazione dell’accoglienza ai profughi e della sicurezza antiterroristica che l’Europa sta conducendo in modo abbastanza confuso.
Non importa se ai proclami giacobini non corrispondano idee e proposte; le persone lo voteranno per difendere il proprio orticello, per conservare quello che oggi hanno e domani potrebbero non avere più per non avere tenuto conto a sufficienza di quello che poteva accadere. Dalla parte opposta, una eccessiva elasticità nel considerare la libertà, consente ad ogni voce “fuori dal coro” di accasarsi con loro, formando insieme un impasto radical-socialista che mescola problemi politici con questioni etiche alle quali (questioni) si attengono con scrupoloso metodo, cercando di convincere il popolo ad accettarle.

Mi chiedo: assecondando una o l’altra parte non è forse scegliere un modo di essere? E cos'altro è un modo di essere se non il mattone di un’ideologia?