Sono
vivo, quindi penso, e ragiono su quanto è accaduto nelle sacre stanze in
Vaticano e in talune congregazioni religiose, tanto da indurre il Papa ha chiedere
scusa per gli scandali che si sono succeduti negli ultimi tempi. So che posso
apparire superficiale, ma questi primi pensieri, che non sono tratti dalle
ragioni che hanno suscitato determinati fatti, oggi a noi sconosciute, sono un
tentativo di capire parlando con la penna.
L’ultimo
fatto accaduto ha portato addirittura all’arresto di un monsignore e della sua
segretaria, accusati di aver sottratto informazioni riservate della Santa Sede
consegnandole alla stampa. Pochi giorni fa un altro monsignore aveva dichiarato
pubblicamente la sua omosessualità presentandosi in televisione col suo
compagno, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia.
Ancora
prima, con Papa Benedetto XVI, c’era stata un’altra fuga di notizie riservate
per mezzo del cameriere personale del Papa.
Come
possono essere letti questi fatti?
L’arrivo
provvidenziale di Papa Francesco ha portato scompiglio in tante stanze del “potere”
curiale costringendo i vari prelati a confrontarsi sulla coerenza cristiana del
loro ministero. Ha ricordato che il loro esempio è essenziale per tutto il modo
cattolico e non può coesistere con un’aristocratica esistenza nei lussuosi e
immensi appartamenti nei palazzi apostolici. A ciò aggiungasi la determinazione
di Papa Francesco nel condannare una serie di comportamenti: l’abuso sui
minori, la corruzione e la mafia.
Tutti
i messaggi e le esortazioni inviati al mondo, ma in particolare al clero,
evidentemente hanno dato fastidio e hanno generato una particolare resistenza
da parte di chi si è sentito chiamare in causa. Forse, però, non hanno capito
che ciò facendo andavano rafforzando nel popolo cristiano la figura profetica del
Pontefice. Lo stesso tentativo di attribuirgli una malattia invalidante,
platealmente smentita dagli stessi attori che sarebbero stati richiamati nella
farsa, ha dimostrato una volta di più quanto sia incisiva l’azione semplice ed
elementare del suo apostolato basato sull’amore verso gli “ultimi”. L’ostilità
non viene solo dai “collaboratori”, viene anche da tutto quel mondo visceralmente
anticlericale che vorrebbe ridurre al silenzio la voce del Papa, dei Vescovi e
di tutti quei sacerdoti che gridano al mondo di convertirsi. Per quelle
persone, compreso qualche giornalista che non si sforza minimamente di essere
obiettivo, serve prendersela perfino con l’8 per mille, con caratteri cubitali in prima pagina o parlandone alla
radio collegando l'argomento all’arresto dei “corvi”, anche se è un accordo con lo Stato
italiano che non c’entra nulla.
Ogni
occasione è buona per attaccare la Chiesa. Si vorrebbe che la Gerarchia Ecclesiastica
fosse un ente a se stante (in parte hanno già raggiunto l’obiettivo col nostro
beneplacito), scollegato dai fedeli, un tamburo da battere a piacimento senza
che nessuno si opponga. Che caduta di stile! Quelle sono le stesse persone che
sono “aperte” alle richieste dei musulmani che, guarda caso mantengono ben
saldo il legame tra fede e politica: una contraddizione degna della loro
malafede. Sono sempre loro che si oppongono al sostegno della scuola paritaria
gestita dalle varie congregazioni cattoliche adducendo la scusa che la scuola
pubblica ha bisogno di essere sostenuta e gli altri devono arrangiarsi. A parte
il diritto di poter scegliere liberamente un metodo educativo, con un po’ di
ragionevolezza potrebbero comprendere che, nelle attuali condizioni, senza la
scuola paritaria il settore dell’istruzione andrebbe in fallimento.
Veniamo
a noi: possiamo considerarci esenti da responsabilità dovute a questo stato di
cose? Pensiamo davvero che l’ostilità che trova Papa Francesco sia tutta da
addebitare alla Curia e agli anticlericali? Non ci siamo liberati troppo presto
della “veste candida” del Battesimo? Per le nostre umane fragilità, non abbiamo
abbandonato troppo presto la concezione di peccato inducendo il nostro “vicino”
a considerare che qualsiasi comportamento è normale anche quando non lo è? Non
ci stiamo dimenticando quello che stanno subendo i nostri fratelli cristiani
nel mondo?
Il
Papa con le parole “… certi sacerdoti quanto male hanno fatto alla Chiesa” è
pienamente consapevole dell’opera di risanamento con la quale è chiamato a
misurarsi, e quelli di noi che si sentono cristiani, anche se pieni di colpe e
di difetti, non dovrebbero lasciarlo solo. Ciascuno dovrebbe fidarsi e trovare
il coraggio per difendere il suo operato davanti a tutti. Che bell’esempio di
coerenza sarebbe questa! Come fulgido esempio ci è rimasto solo lui: lasciamoci
guidare alla ricostruzione morale dell’Italia e del mondo intero.