Come
in ogni parte d’Italia, se non del mondo, ci si va sempre più confrontando con
i nuovi sistemi di comunicazione informatica. Face book in particolare ha
interessato molti utenti internet, portando allo scoperto il loro pensiero o
condividendo quello di altri. Quello che mi meraviglia di più sono certe
reazioni a pensieri espressi. Posso immaginare che uno non condivida certi
concetti un po’ radicali e non sappia trattenersi dal rispondere a tono; mi
sorprende di più la radicalizzazione della risposta che a mio parere non
corregge ma la eguaglia nel difetto e distrugge il confronto.
Non
si possono cancellare i radicalismi con risposte scomposte: meglio poche parole
pacate o nessuna parola. Per quanto mi riguarda temo di più però chi non si esprime
da coloro che parlano liberamente. Spesso la distinzione tra i primi e i
secondi è uguale a quella che differenzia quelli che si accodano sempre al
carro del più forte e per questo non vogliono scontentare nessuno e quelli che
non si vogliono far intruppare nei giochi di convenienza. Le convenienze del
dire o del fare sono il condizionamento quotidiano di ogni persona umana; ma
siamo sicuri che sia il modo migliore per vivere? La manifestazione del
pensiero, così come ogni azione (se non contrari al vivere civile) è possibile
che siano ostacolo al miglioramento delle proprie relazioni sociali? Purtroppo
si, lo dobbiamo ammettere! Ma questo succede anche per colpa di ognuno di noi
quando temiamo il giudizio altrui, quando pretendiamo che il giudizio su di noi
sia sempre favorevole. In questo modo abbiamo creato un modus vivendi falso,
che stronca sul nascere ogni confronto serio rendendo ipocrite le relazioni
sociali.
Anche
per questi motivi, al momento, le relazioni in face book sono considerate da
molti vane e inconsistenti, che non aiutano alcun confronto. Quale errore!
Ormai
ogni politico e pure il Papa si servono di internet per comunicare. Certo, nell’intricata
ragnatela bisogna saper discernere il buono dalle bufale, ma è il sistema
moderno per comunicare e confrontarsi: non lo si può evitare. Nel suo piccolo,
Caino, ha sviluppato enormemente questo strumento e sta attirando l’attenzione
di un numero sempre maggiore di persone desiderose di dire la propria, anche se a volte
in modo un po’ spavaldo.
Evitare
battibecchi o provocazioni è più che legittimo; rispondere, anche se
misuratamente alle richieste, anche in face book, lo ritengo doveroso.
Può
succedere a volte che i commenti che seguono i post si scostino dal pensiero
iniziale scandalizzando qualcuno che li legge. Ma la nostra intelligenza dovrebbe
essere sufficiente per distinguere un desiderio di chiarezza da una provocazione
politica e rispondere al primo senza fare guerra al secondo.
Sembra
che una persona che pensa in “bianco” non possa essere “condivisa” da una che
pensa in “rosso”, perché altrimenti diventa “rossa”; che uno se è presidente di
qualcosa deve rinunciare al suo pensiero perché altrimenti rischia che tutti
quelli che rappresenta siano considerati suoi cloni. Poveri noi. Abbiamo paura
della nostra ombra. Internet offre una gamma di servizi che fino a pochi anni
fa erano impensabili e tanti utenti si rifiutano di utilizzarlo in modo
solidale perdendosi in sterili latrati alla Luna.
Usciamo
da questo deserto di parole: uniamoci a quelli che in face book e con gli altri
mezzi informatici si sforzano di parlare desiderosi di aiutare, col pensiero e
coi suggerimenti, i propri simili. E’ questo il riscatto che ci attende. Lasciamo
al palo tutte le “cassandre” e quelli che hanno paura di perdere qualcosa
esprimendosi liberamente.