domenica 30 agosto 2015

IN CHE MANI SIAMO CAPITATI

“… La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Così recita l’art. 1 della nostra sempre attuale Costituzione. Ma in pratica che possibilità ha il popolo di esercitare la propria sovranità? Vien detto: il legislatore che “noi” abbiamo eletto fa le leggi, se ne fa di sbagliate “noi” possiamo correggerle con l’istituto del Referendum.
Ma è proprio così? Allo stato attuale tutti possiamo osservare quanto sia elevata la sicurezza dei nostri parlamentari di essere degli “eletti” non solo per mezzo dello scrutinio elettorale ma anche per Divina volontà. Non si spiega diversamente la difesa estrema delle malefatte compiute e contemporaneamente dei privilegi autoassegnatosi nel tempo alla faccia di quella povera gente che da un momento con l’altro si sono visti togliere dei diritti acquisiti (Fornero e non solo) in nome della salvezza dell’Italia alla quale essi però non vogliono partecipare. Addirittura si sono opposti in massa a una tassazione di solidarietà quei politici o ex amministratori che da anni percepiscono vitalizi spropositati alla contribuzione versata, mentre si va discutendo se non sia il caso di ricalcolare le pensioni a coloro i quali hanno lasciato il lavoro sulla base di leggi dello Stato e su quelle hanno costruito il loro futuro.
Si va dicendo che non sono tutti uguali. Sono diversi in che cosa? Dico io. C’è qualcuno che si è dimesso perché in contrasto con il proprio partito su norme etiche o di sicurezza sociale? E’ appena passata una norma che obbliga gli uffici doganali a espletare i controlli entro tre giorni su merce scaricata in banchina, merce che come ci insegnano le cronache possono essere adulterate, contaminate, pericolose, che necessitano di sofisticati esami degli enti preposti alla difesa della nostra salute: anche se alto si è alzato il grido dei doganieri, il silenzio più assoluto è regnato nelle sale della politica. L’opposizione che va crescendo nei confronti di un trattato perverso con gli USA (il TTIP) ha portato a questi subdoli comportamenti: la politica consente con leggi ad oc che gli scambi commerciali siano i più liberi possibile, non trovino ostacoli con controlli che possano dimostrare la pericolosità del prodotto (Provate a vedere l’avventura dell’olio scaricato a Livorno).
L’azione di un partito politico dovrebbe intervenire portando a conoscenza di queste norme, almeno per rendere conto ai propri elettori che non le condividono, che si sono opposti. Macchè, tutto il palazzo tace. Tutti gli interventi sono orientati a screditare le altre parti politiche con il solo fine di lederne la fiducia e guadagnare consensi. Nessuno si cura di calare sul POPOLO delle proposte concrete e fattibili per risolvere gli annosi problemi di emorragia finanziaria dovuta a una finta miopia (in questo non si salvano neppure i pentastellati). Sarebbe lungo l’elenco dei controlli assenti da parte dello Stato. Cito solo l’ultimo caso, quello del caporalato: da quanto tempo siamo a conoscenza di questo fenomeno? Potremmo dire da quando esiste. Ebbene, solo ora si va facendo un piano d’intervento per estirpare questa attività. Tutti però sono convinti che non se ne farà nulla.
Tutto questo faceva dire, due giorni fa a un amico, con il quale abbiamo idee contrastanti, che il sistema politico non si può cambiare se non con le armi. Non credo che lo farebbe mai, ma mi ha colpito lo sconforto e la delusione che quelle parole contengono. Sconforto e delusione che gli “eletti” non sanno capire e neppure li tocca perché le carte le danno loro. Non si preoccupano neppure che la percentuale dei votanti vada progressivamente diminuendo. Ma quando scenderà sotto il 50% e poi sotto il 40% potranno essere considerati ancora democraticamente eletti? I cristiani sono un po’ più avvantaggiati perché il loro dovere è quello di fare il possibile per migliorare la società ma che tutto è nelle mani di Dio ed è l’incontro con Lui la cosa più importante.
Per chi non è credente la cosa è un po’ più complicata perché diventa un’urgenza e un obbligo trovare la soluzione a tale prevaricazione; la probabile scelta sarà quella di aggregarsi a una formazione antagonista forte senza preoccuparsi del dopo, magari “turandosi  un po’ il naso”.

Unico faro rimasto è il Papa che con le sue esortazioni, anche attraverso i vescovi, sprona i politici a rivedere le proprie posizioni curandosi dei propri cittadini, delle famiglie e dei più poveri. Se per ora i politici hanno fatto orecchio da mercante ritenendo che la “predica” fosse diretta agli altri, speriamo che in un futuro non troppo lontano li porti a profonde riflessioni esistenziali, tali da rimettere in gioco la forma con cui rapportarsi con la base elettiva. Se questo non dovesse succedere temo dovremmo prepararci ad un periodo ben peggiore di quello trascorso con la crisi economica, che ancora non è terminata.

venerdì 28 agosto 2015

ROMA – MONTE S. ANGELO Dal 21 maggio al 5 giugno 2013 Un cammino di 450 km tra la gente del Lazio – Campania - Puglia

Forse per rivivere i bei momenti dei miei viaggi a piedi e addolcire la sosta "forzata" di questo anno, ho sfogliato fotografie e appunti trovandone alcuni che mi piace condividere coi lettori.


A chi mi chiedeva: “Chi te lo fa fare” ho provato a rispondere, ma mi sono subito reso conto di essere poco comprensibile. Non è facile tradurre sentimenti ed emozioni personali abbinati alla fatica quotidiana di portare uno zaino lungo un cammino. E non sono nemmeno gli stessi sentimenti che si provano nei tanti pellegrinaggi giornalieri che nascono ormai un po’ dovunque. Non si tratta neppure di assegnare al “cammino” un’importanza basata sulla sua lunghezza o al numero di chiese che ci sono sul suo percorso. E’ un’esperienza che ogni pellegrino fa portando sé stesso (con quello che è) incontro agli altri, confidando di allacciare un filo col suo Creatore attraverso di loro e attraverso la natura che ogni giorno scorre davanti ai suoi occhi. Ma non è tutto bello e radioso; alla gioia di certi incontri a volte si alterna la delusione per un’accoglienza blanda, senza calore, forse data col sospetto di essere in presenza di turisti scrocconi, magari offerta proprio da coloro dai quali ti aspetti di più: sacerdoti e laici di una parrocchia; a volte, nonostante le telefonate, è proprio qualcuno di loro a dimenticarsi di te, e tu rimani fuori ad aspettare per ore. Ma qualcuno veglia su di te e supplisce a queste mancanze favorendo delle coincidenze che si manifestano al momento giusto e ti tolgono dagli impicci: è la mano della Provvidenza, il filo che volevi allacciare si è allacciato, se ci credi. Forse qualcuno ritiene di essere particolarmente fortunato e le coincidenze sono tutte per lui; io penso che quando in un tempo relativamente breve queste “fortune” si ripetono con una certa frequenza, non si tratta più di coincidenze. Quando un referente è irreperibile e tu riesci a trovare un suo collaboratore che non conoscevi, che non risiede in paese e che hai trovato per caso perché aveva un appuntamento con una persona proprio in quel momento, e un minuto dopo sarebbe stato altrove lasciandoti sconsolato all’addiaccio; quando un referente, pur esso irreperibile, viene sostituito dalla carità di una donna che  s’immedesima nelle tue difficoltà e fa surriscaldare il suo cellulare fino a quando trova una persona che ti apre il rifugio e ti consente di riposare dopo ore di attesa; quando alle cinque del mattino arrivi ad un incrocio con più strade, senza una sola indicazione, e si ferma un’automobilista a chiederti se hai bisogno e dove sei diretto; quando inutilmente vai cercando un bar dopo essere rimasto senza acqua e un passante al quale ti sei rivolto te la offre; ed altre ancora; tu chiamale come vuoi, io ringrazio la Provvidenza.
Mi piace pensare che queste “scosse” rianimino la mummia che sta dentro di me e mi facciano migliore: in fondo la meta, agognata fin dalla partenza, è un Santuario (nel nostro caso dedicato all’Arcangelo S. Michele) presso il quale chiedere una particolare intercessione, ci può ben stare, quindi, anche questa aspirazione.

Si torna “nuovi”? No! Ma un pochino diversi si! Si ha più coscienza delle proprie debolezze ma anche la consapevolezza che il “pellegrinaggio a piedi” costituisce un mezzo per conoscere meglio se stessi e domarle. Forse per questo si dice che si è pellegrini per sempre. Il cammino lento ti entra dentro perché ti obbliga a riflettere e ti costringe a continui esami di coscienza. Le tappe sono la tua preghiera e la tua penitenza: non rinunceresti mai a una tappa prima di aver raggiunto la meta: temi solo il tuo stato fisico, nessuna intemperie ti può fermare. Sei ben consapevole di non compiere alcuna impresa importante; tutti possono fare un “pellegrinaggio a piedi” (salute permettendo), quelli che vanno più spediti e quelli più lenti; il risultato sarebbe sempre lo stesso: ne rimarresti conquistato.

domenica 16 agosto 2015

LATRATI ALLA LUNA

Come in ogni parte d’Italia, se non del mondo, ci si va sempre più confrontando con i nuovi sistemi di comunicazione informatica. Face book in particolare ha interessato molti utenti internet, portando allo scoperto il loro pensiero o condividendo quello di altri. Quello che mi meraviglia di più sono certe reazioni a pensieri espressi. Posso immaginare che uno non condivida certi concetti un po’ radicali e non sappia trattenersi dal rispondere a tono; mi sorprende di più la radicalizzazione della risposta che a mio parere non corregge ma la eguaglia nel difetto e distrugge il confronto.
Non si possono cancellare i radicalismi con risposte scomposte: meglio poche parole pacate o nessuna parola. Per quanto mi riguarda temo di più però chi non si esprime da coloro che parlano liberamente. Spesso la distinzione tra i primi e i secondi è uguale a quella che differenzia quelli che si accodano sempre al carro del più forte e per questo non vogliono scontentare nessuno e quelli che non si vogliono far intruppare nei giochi di convenienza. Le convenienze del dire o del fare sono il condizionamento quotidiano di ogni persona umana; ma siamo sicuri che sia il modo migliore per vivere? La manifestazione del pensiero, così come ogni azione (se non contrari al vivere civile) è possibile che siano ostacolo al miglioramento delle proprie relazioni sociali? Purtroppo si, lo dobbiamo ammettere! Ma questo succede anche per colpa di ognuno di noi quando temiamo il giudizio altrui, quando pretendiamo che il giudizio su di noi sia sempre favorevole. In questo modo abbiamo creato un modus vivendi falso, che stronca sul nascere ogni confronto serio rendendo ipocrite le relazioni sociali.
Anche per questi motivi, al momento, le relazioni in face book sono considerate da molti vane e inconsistenti, che non aiutano alcun confronto. Quale errore!
Ormai ogni politico e pure il Papa si servono di internet per comunicare. Certo, nell’intricata ragnatela bisogna saper discernere il buono dalle bufale, ma è il sistema moderno per comunicare e confrontarsi: non lo si può evitare. Nel suo piccolo, Caino, ha sviluppato enormemente questo strumento e sta attirando l’attenzione di un numero sempre maggiore di persone desiderose di dire la propria, anche se a volte in modo un po’ spavaldo.
Evitare battibecchi o provocazioni è più che legittimo; rispondere, anche se misuratamente alle richieste, anche in face book, lo ritengo doveroso.
Può succedere a volte che i commenti che seguono i post si scostino dal pensiero iniziale scandalizzando qualcuno che li legge. Ma la nostra intelligenza dovrebbe essere sufficiente per distinguere un desiderio di chiarezza da una provocazione politica e rispondere al primo senza fare guerra al secondo.
Sembra che una persona che pensa in “bianco” non possa essere “condivisa” da una che pensa in “rosso”, perché altrimenti diventa “rossa”; che uno se è presidente di qualcosa deve rinunciare al suo pensiero perché altrimenti rischia che tutti quelli che rappresenta siano considerati suoi cloni. Poveri noi. Abbiamo paura della nostra ombra. Internet offre una gamma di servizi che fino a pochi anni fa erano impensabili e tanti utenti si rifiutano di utilizzarlo in modo solidale perdendosi in sterili latrati alla Luna.

Usciamo da questo deserto di parole: uniamoci a quelli che in face book e con gli altri mezzi informatici si sforzano di parlare desiderosi di aiutare, col pensiero e coi suggerimenti, i propri simili. E’ questo il riscatto che ci attende. Lasciamo al palo tutte le “cassandre” e quelli che hanno paura di perdere qualcosa esprimendosi liberamente.