“… La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione”.
Così recita l’art. 1
della nostra sempre attuale Costituzione. Ma in pratica che possibilità ha il
popolo di esercitare la propria sovranità? Vien detto: il legislatore che “noi”
abbiamo eletto fa le leggi, se ne fa di sbagliate “noi” possiamo correggerle
con l’istituto del Referendum.
Ma è proprio così?
Allo stato attuale tutti possiamo osservare quanto sia elevata la sicurezza dei
nostri parlamentari di essere degli “eletti” non solo per mezzo dello scrutinio
elettorale ma anche per Divina volontà. Non si spiega diversamente la difesa
estrema delle malefatte compiute e contemporaneamente dei privilegi
autoassegnatosi nel tempo alla faccia di quella povera gente che da un momento
con l’altro si sono visti togliere dei diritti acquisiti (Fornero e non solo)
in nome della salvezza dell’Italia alla quale essi però non vogliono
partecipare. Addirittura si sono opposti in massa a una tassazione di
solidarietà quei politici o ex amministratori che da anni percepiscono vitalizi
spropositati alla contribuzione versata, mentre si va discutendo se non sia il caso
di ricalcolare le pensioni a coloro i quali hanno lasciato il lavoro sulla base
di leggi dello Stato e su quelle hanno costruito il loro futuro.
Si va dicendo che non
sono tutti uguali. Sono diversi in che cosa? Dico io. C’è qualcuno che si è
dimesso perché in contrasto con il proprio partito su norme etiche o di
sicurezza sociale? E’ appena passata una norma che obbliga gli uffici doganali
a espletare i controlli entro tre giorni su merce scaricata in banchina, merce
che come ci insegnano le cronache possono essere adulterate, contaminate,
pericolose, che necessitano di sofisticati esami degli enti preposti alla
difesa della nostra salute: anche se alto si è alzato il grido dei doganieri,
il silenzio più assoluto è regnato nelle sale della politica. L’opposizione che
va crescendo nei confronti di un trattato perverso con gli USA (il TTIP) ha
portato a questi subdoli comportamenti: la politica consente con leggi ad oc
che gli scambi commerciali siano i più liberi possibile, non trovino ostacoli
con controlli che possano dimostrare la pericolosità del prodotto (Provate a vedere
l’avventura dell’olio scaricato a Livorno).
L’azione di un partito
politico dovrebbe intervenire portando a conoscenza di queste norme, almeno per
rendere conto ai propri elettori che non le condividono, che si sono opposti.
Macchè, tutto il palazzo tace. Tutti gli interventi sono orientati a screditare
le altre parti politiche con il solo fine di lederne la fiducia e guadagnare
consensi. Nessuno si cura di calare sul POPOLO delle proposte concrete e
fattibili per risolvere gli annosi problemi di emorragia finanziaria dovuta a
una finta miopia (in questo non si salvano neppure i pentastellati). Sarebbe
lungo l’elenco dei controlli assenti da parte dello Stato. Cito solo l’ultimo
caso, quello del caporalato: da quanto tempo siamo a conoscenza di questo
fenomeno? Potremmo dire da quando esiste. Ebbene, solo ora si va facendo un
piano d’intervento per estirpare questa attività. Tutti però sono convinti che
non se ne farà nulla.
Tutto questo faceva
dire, due giorni fa a un amico, con il quale abbiamo idee contrastanti, che il
sistema politico non si può cambiare se non con le armi. Non credo che lo
farebbe mai, ma mi ha colpito lo sconforto e la delusione che quelle parole
contengono. Sconforto e delusione che gli “eletti” non sanno capire e neppure
li tocca perché le carte le danno loro. Non si preoccupano neppure che la
percentuale dei votanti vada progressivamente diminuendo. Ma quando scenderà
sotto il 50% e poi sotto il 40% potranno essere considerati ancora
democraticamente eletti? I cristiani sono un po’ più avvantaggiati perché il
loro dovere è quello di fare il possibile per migliorare la società ma che
tutto è nelle mani di Dio ed è l’incontro con Lui la cosa più importante.
Per chi non è credente
la cosa è un po’ più complicata perché diventa un’urgenza e un obbligo trovare la
soluzione a tale prevaricazione; la probabile scelta sarà quella di aggregarsi
a una formazione antagonista forte senza preoccuparsi del dopo, magari “turandosi
un po’ il naso”.
Unico faro rimasto è
il Papa che con le sue esortazioni, anche attraverso i vescovi, sprona i
politici a rivedere le proprie posizioni curandosi dei propri cittadini, delle
famiglie e dei più poveri. Se per ora i politici hanno fatto orecchio da
mercante ritenendo che la “predica” fosse diretta agli altri, speriamo che in
un futuro non troppo lontano li porti a profonde riflessioni esistenziali, tali
da rimettere in gioco la forma con cui rapportarsi con la base elettiva. Se
questo non dovesse succedere temo dovremmo prepararci ad un periodo ben
peggiore di quello trascorso con la crisi economica, che ancora non è terminata.