Nel
momento in cui la politica, per un pugno di voti, vuole sostituirsi alla
coscienza della maggioranza della popolazione italiana discutendo il testo
sulle cosiddette “unioni civili”, non si può stare a guardare, come se il
risultato del dibattito sia la giusta rappresentazione dell’opinione
sull’argomento.
L’articolo
29 della Costituzione Italiana riconosce la famiglia come società naturale che
si fonda sul matrimonio. La famiglia “normale” si basa sull’unione tra un uomo
e una donna, i soli in grado di procreare e dare continuità naturale
all’umanità, difatti l’articolo 31 difende la maternità.
Basta
con le confusioni! La famiglia ha accumulato abbastanza problemi e difficoltà,
grazie anche al poco sostegno ricevuto dalla classe politica, da uscirne spesso
scardinata nei propositi e nei principi, non occorre che venga affiancata da
una “non famiglia”, da una cellula che, se parificata alla famiglia, può creare
solo guai alla società generando una squallida convivenza civile.
L’articolo
3, al quale si appellano gli omosessuali, non tutela solo loro: tutela anche quelli
come me che non si sentono “diversi” e che, fin quando si manterranno in
maggioranza, hanno il sacrosanto diritto di pretendere di non essere considerati
loro dei “diversi”. Non occorre un “testo unico degli omosessuali” per
introdurre alcune semplici norme di buon senso che evitino in taluni casi la
discriminazione per il loro stato. Ce ne sono ben altre di discriminazioni che
andrebbero sanate: la povertà di tante persone e famiglie disperate
richiederebbero, per esempio, un maggiore interesse da parte di chi sta
pensando invece di erogare gli “assegni famigliari” alle coppie che non sono
una famiglia. E’ una vergogna che non possiamo permetterci.