sabato 23 maggio 2015

CHI E' "DIVERSO"?

Nel momento in cui la politica, per un pugno di voti, vuole sostituirsi alla coscienza della maggioranza della popolazione italiana discutendo il testo sulle cosiddette “unioni civili”, non si può stare a guardare, come se il risultato del dibattito sia la giusta rappresentazione dell’opinione sull’argomento.
L’articolo 29 della Costituzione Italiana riconosce la famiglia come società naturale che si fonda sul matrimonio. La famiglia “normale” si basa sull’unione tra un uomo e una donna, i soli in grado di procreare e dare continuità naturale all’umanità, difatti l’articolo 31 difende la maternità.
Basta con le confusioni! La famiglia ha accumulato abbastanza problemi e difficoltà, grazie anche al poco sostegno ricevuto dalla classe politica, da uscirne spesso scardinata nei propositi e nei principi, non occorre che venga affiancata da una “non famiglia”, da una cellula che, se parificata alla famiglia, può creare solo guai alla società generando una squallida convivenza civile.

L’articolo 3, al quale si appellano gli omosessuali, non tutela solo loro: tutela anche quelli come me che non si sentono “diversi” e che, fin quando si manterranno in maggioranza, hanno il sacrosanto diritto di pretendere di non essere considerati loro dei “diversi”. Non occorre un “testo unico degli omosessuali” per introdurre alcune semplici norme di buon senso che evitino in taluni casi la discriminazione per il loro stato. Ce ne sono ben altre di discriminazioni che andrebbero sanate: la povertà di tante persone e famiglie disperate richiederebbero, per esempio, un maggiore interesse da parte di chi sta pensando invece di erogare gli “assegni famigliari” alle coppie che non sono una famiglia. E’ una vergogna che non possiamo permetterci.