Quando sento parlare Papa Francesco mi sento una cosa
sola con la Chiesa che lui vorrebbe, nonostante gli schiaffoni evangelici che ogni
giorno distribuisce a tutto il mondo con l’immancabile sorriso. Calandomi invece
nella realtà quotidiana vedo tutti i limiti che lui denuncia evidenziati
superbamente da quei cristiani che avrebbero le qualità per guidare il gregge
di Cristo, siano essi laici o consacrati, e quelli che spesso concorrono a
impedire che i credenti raggiungano una piena unità frapponendo dei
distanziatori nel rapporto con le persone, che consistono il più delle volte in
giudizi o pre-giudizi sull’operato altrui (non ho la presunzione di salvare
nemmeno me stesso da questa colpa). Vedo inoltre banalizzare il comportamento del
Papa da persone che servono all’altare del Signore e a me non pare che ciò
aiuti a fare della parrocchia una famiglia (1).
Può venir facile pensare che la cosa migliore sia
quella che ognuno faccia la sua parte; certamente nei secoli questa teoria
potrebbe portare i suoi frutti, ma nel frattempo ci sono persone che sono
sopraffatte dal bisogno e muoiono. Si muore di fame, si muore di solitudine. I
cristiani cosa offrono? La Caritas! Vale a dire l'ultimo anello che lega la
persona bisognosa con la comunità cristiana. Fortuna che c'è la Caritas, ma che
tristezza. Quando ero ragazzo c'erano molte guide: c'era il Parroco che faceva
della "dottrina" uno stimolo perché il cristiano si desse da fare;
c'era l'Azione Cattolica che cercava di tenerti nel solco della Religione;
c'erano le ACLI che ti preparavano a fare la tua parte nella società; c'era la
DC che era l'unico partito che non fosse in conflitto con quello che
professavi. Ora tutto questo sembra svanito per far posto alla libertà personale
di esprimersi, di decidere secondo coscienza, senza essere influenzati dalla
Fede o dagli insegnamenti della Chiesa, quindi anche dal Papa.
Quanti preti invece di copiare quelli che sono in
“prima linea” sono diventati amministratori che hanno il loro ufficio in
Canonica e solo lì svolgono i loro compiti come un qualsiasi impiegato (2).
Mi pare sacrosanta l'esortazione del Papa quando
raccomanda a questi sacerdoti di uscire incontro alle loro pecore, che tanto
hanno bisogno di loro (3). L'unica speranza infatti che ha questa società, sempre
più smarrita, viene dai sacerdoti. Più usciranno dalle canoniche e più saranno
fautori di concordia e propulsori di iniziative catalizzanti che sapranno
indirizzare i laici su strade col medesimo fine. Oggi invece non sappiamo dove
siamo diretti, cosa ci aspetta e con chi stiamo viaggiando.
Dicono che non ci sono più le ideologie: balle. Forse
che il liberalismo e il laicismo comunista non sono ideologie? Forse in FI non
sono rappresentati i primi e nel PD i secondi? Cari cristiani, se è vero che i
sacerdoti stanno esaurendosi, è altrettanto vero che i laici dovranno
sostituirli ascoltando l'insegnamento del Papa: basterebbe far propri alcuni
passi della sua "Evangelii Gaudium" che riguardano i laici per
sentirsi spronati a fare di più ed a unire le forze (4).
Ma lasciatemi dire che le forze devono prima di tutto
convergere sulla Fede e sulle verità principali che riguardano la vita umana:
fuori da questo non c'è cristianesimo e neppure la volontà di continuare ad
esserlo combattendo ogni giorno contro le debolezze che ognuno si porta dentro;
c'è probabilmente invece l'ambizione di ricoprire degli incarichi istituzionali
o sociali cavalcando la debolezza e la divisione di un popolo che ha perso la
"spina dorsale".
So di essere un cristiano con tanti limiti, ma sono
anche uno che non ha mai fatto mancare (apertamente, non con le lettere
anonime), la sua opinione, ed è per questo che offro ai lettori questa
provocazione: il pensiero (e il ragionamento) è l'unica cosa che nessuno ci può
togliere, nessuna persona e nessuna autorità.
(1) Esortazione Papa Francesco Cap. 4° – 179
(2) Esortazione Papa Francesco Cap. 2° – 78
(3) Esortazione Papa Francesco Cap. 1° – 28
(4) Esortazione Papa Francesco Cap. 4° - 183