lunedì 30 agosto 2021

AMBULANTI DI UN TEMPO

 


“Ósferrótcridecaalpèldeconéccstrasefóónne…” Il richiamo – di fatto una reclame – annunciava l’arrivo del venditore ambulante. La litania si chiudeva con l’appello all’amata clientela- le fónne – ma ad aprirla era l’elenco della mercanzia ricercata: ossa, rottami di ferri, crine di cavallo, pelli di coniglio, stracci… Tutto nel mondo contadino aveva una seconda chance, la pattumiera è invenzione successiva. In cambio di questa “materia prima seconda” – come la chiamano oggi gli studiosi di riciclo ed economia green – l’ambulante offriva ciotole, posate, rocchetti di refe, qualche nistola colorata.

Gli strumenti dello strasaröerano il carretto (l’antenato deldelivery), la rapidità nel far di conto e la capacità affabulatoria. D’altro canto già il Canossi nella Melodìa faceva confessare alla sua boteghéra che il commercio richiede una generosità vigilata, perché “quant al bondà se pöl bondà de gentilèsa: chèla la costa gnènt”.

Quando gli ambulanti – i mercandèi – si occupavano di un settore merceologico specifico erano palér, parolòcc, capelér, söpelée…

                                                                                            Massimo Lanzini - 29/8/2021