mercoledì 27 novembre 2019

CHE CONFUSIONE...


In nome del popolo italiano… gli italiani prima di tutto. Sono le frasi più ricorrenti pronunciate da tutti i politici che conosciamo.
Ma perseguono davvero tutti l’interesse nazionale? C’è ancora la destra e la sinistra? È ravvisabile una visione economica prevalente o camminiamo nella nebbia in attesa che qualcuno ci accenda una lucina per fare un altro passo?
Non c’è proprio da stare allegri. Se gli italiani sono arrivati al punto di premiare col loro consenso quelle forze politiche che neanche governando con una maggioranza schiacciante ci hanno migliorato la vita, anzi, vuol dire che siamo più disposti a una deriva autoritaria seguendo una linea coerente piuttosto che continuare in una democratica confusione. Ma che ne facciamo di tanti cervelli, che tutto il mondo ci invidia, se non sanno indicarci una coerente strada da percorrere? Nessuno disposto a difendere con coerenza e perseveranza le proprie convinzioni a favore di questo popolo? Intendiamoci, siamo un po’ tutti colpevoli per la deriva assunta da questo nostro Paese. È l’etica di ciascuno di noi che ha favorito la classe politica che abbiamo. Se ognuno si fosse pentito dei piccoli peccati commessi contro la Nazione (soprattutto pagando o lavorando in nero) e di conseguenza avesse difeso valori e principi validi per tutti evitando di difendere “chi” ci faceva comodo, oggi avremmo una burocrazia più efficiente e una classe politica più preparata e più disposta a servire con coraggio il proprio Paese, cosa di cui abbiamo un bisogno estremo.
Mentre ci lamentiamo delle piccole tasse, spendiamo un sacco di soldi, che diciamo di non avere, in viaggi, vacanze e ristoranti. Quelli che erano poveri ora sono alla canna del gas, mentre tutti gli altri possono permettersi scelte che per i tempi che stiamo attraversando sono da considerare di lusso. Questi ultimi a loro volta sì dividono in due categorie: la prima è ricca grazie al proprio lavoro, mentre la seconda lo è perché ha preso delle scorciatoie. Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità! È una campana che dovrebbe risuonare ogni giorno per convincerci che ci sono delle priorità che ci dovrebbero impegnare tutti nel portarle a compimento, consapevoli di dover fare un piccolo sacrificio per realizzare una fiscalità più equa. Migliorare la nostra società, anche economicamente, vorrebbe dire infatti portare benessere ad ogni famiglia, ma per farlo occorrono quattrini e per una volta bisognerebbe che tutta la classe politica fosse chiamata, insieme per il bene dell’Italia, a scegliere la strada da prendere e dove reperire le risorse.
Qualcuno ha detto che non esiste più destra, sinistra e centro. A parte che le stesse persone scrivono sui “loro” giornali che al Governo ci sono quattro sinistre, ma è evidente in ogni caso che ci sono due “sindacati”: quello che difende il capitale in tutte le sue forme e quello che vorrebbe rappresentare i dipendenti e i pensionati, anche se fatica a riuscirci. Se ogni partito contenesse uno statista si troverebbe il giusto compromesso per accordarsi e costruire insieme un piano, non solo industriale, ma civico e sociale insieme, degno di quello che siamo, invece che accapigliarsi per ogni nonnulla sollevato come bandierina territoriale. Ne abbiamo visti di eccessi di difesa, di destra e di sinistra, e non ci hanno mai portato risultati positivi. Se continueremo sulla stessa strada ci troveremo di sicuro con un governo stabile, ma pagheremo cara la nostra cocciutaggine nell’aver creduto che fosse possibile coniugare un sano bilancio statale e la riduzione del debito colossale con insostenibili promesse elettorali senza pagarne un prezzo salato.
L’unico modo per non farsi male è quello di accordarsi. Ma ci riusciranno?