In nome del popolo italiano… gli italiani
prima di tutto. Sono le frasi più ricorrenti pronunciate da tutti i politici
che conosciamo.
Ma perseguono davvero tutti l’interesse
nazionale? C’è ancora la destra e la sinistra? È ravvisabile una visione
economica prevalente o camminiamo nella nebbia in attesa che qualcuno ci
accenda una lucina per fare un altro passo?
Non c’è proprio da stare allegri. Se gli
italiani sono arrivati al punto di premiare col loro consenso quelle forze
politiche che neanche governando con una maggioranza schiacciante ci hanno
migliorato la vita, anzi, vuol dire che siamo più disposti a una deriva
autoritaria seguendo una linea coerente piuttosto che continuare in una
democratica confusione. Ma che ne facciamo di tanti cervelli, che tutto il
mondo ci invidia, se non sanno indicarci una coerente strada da percorrere? Nessuno
disposto a difendere con coerenza e perseveranza le proprie convinzioni a
favore di questo popolo? Intendiamoci, siamo un po’ tutti colpevoli per la
deriva assunta da questo nostro Paese. È l’etica di ciascuno di noi che ha
favorito la classe politica che abbiamo. Se ognuno si fosse pentito dei piccoli
peccati commessi contro la Nazione (soprattutto pagando o lavorando in nero)
e di conseguenza avesse difeso valori e principi validi per tutti evitando di
difendere “chi” ci faceva comodo, oggi avremmo una burocrazia più
efficiente e una classe politica più preparata e più disposta a servire con
coraggio il proprio Paese, cosa di cui abbiamo un bisogno estremo.
Mentre ci lamentiamo delle piccole tasse,
spendiamo un sacco di soldi, che diciamo di non avere, in viaggi, vacanze e
ristoranti. Quelli che erano poveri ora sono alla canna del gas, mentre tutti
gli altri possono permettersi scelte che per i tempi che stiamo attraversando
sono da considerare di lusso. Questi ultimi a loro volta sì dividono in due categorie: la
prima è ricca grazie al proprio lavoro, mentre la seconda lo è perché ha preso
delle scorciatoie. Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità! È una
campana che dovrebbe risuonare ogni giorno per convincerci che ci sono delle
priorità che ci dovrebbero impegnare tutti nel portarle a compimento, consapevoli
di dover fare un piccolo sacrificio per realizzare una fiscalità più equa.
Migliorare la nostra società, anche economicamente, vorrebbe dire infatti portare
benessere ad ogni famiglia, ma per farlo occorrono quattrini e per una volta
bisognerebbe che tutta la classe politica fosse chiamata, insieme per il bene
dell’Italia, a scegliere la strada da prendere e dove reperire le risorse.
Qualcuno ha detto che non esiste più
destra, sinistra e centro. A parte che le stesse persone scrivono sui “loro”
giornali che al Governo ci sono quattro sinistre, ma è evidente in ogni caso che
ci sono due “sindacati”: quello che difende il capitale in tutte le sue
forme e quello che vorrebbe rappresentare i dipendenti e i pensionati, anche se
fatica a riuscirci. Se ogni partito contenesse uno statista si troverebbe il
giusto compromesso per accordarsi e costruire insieme un piano, non solo
industriale, ma civico e sociale insieme, degno di quello che siamo, invece che
accapigliarsi per ogni nonnulla sollevato come bandierina territoriale. Ne
abbiamo visti di eccessi di difesa, di destra e di sinistra, e non ci hanno mai
portato risultati positivi. Se continueremo sulla stessa strada ci troveremo di
sicuro con un governo stabile, ma pagheremo cara la nostra cocciutaggine nell’aver
creduto che fosse possibile coniugare un sano bilancio statale e la riduzione
del debito colossale con insostenibili promesse elettorali senza pagarne un
prezzo salato.
L’unico modo per non farsi male è quello
di accordarsi. Ma ci riusciranno?