Quella che diventerà “Contrada di Micinigo”
era un’antica Rocca, ricostruita e irrobustita da Talliano del Friuli, a
servizio del Piccinino, durante la contesa tra milanesi e veneziani nel 1439.
In dialetto Misinig deriva da Mocenigo.
I Mocenigo erano una nobile famiglia di Venezia che diede alla città alcuni
Dogi ed a Brescia diversi capitani incaricati del governo della nostra città.
La leggenda vuole che uno di questi capitani si sia ritirato alla fine della
carriera a Caino, dando così il nome alla contrada.
Dell’antica fortezza, Micinigo, conserva ancora
l’impronta. Locali, scale, sotterranei con la loro disposizione testimoniano un
ambiente di raccolta della popolazione e della loro difesa. Non abbiamo disegni
dell’epoca ma possiamo supporre che l’attuale portale fosse l’ingresso della
Rocca antica, mentre l’ingresso della Rocca ricostruita da Talliano doveva
essere più avanti, all’altezza dell’abitazione di Bertacchini Giuseppe.
La presenza di tanti locali all’esterno del vecchio
ingresso paiono avvalorare questa ipotesi. Il corpo centrale del castello è
quello prospiciente il cortile interno che si sviluppa sul retro verso il
centro del paese e che certamente si affacciava sul prato circostante con alte
mura. I locali tutto intorno dovevano costituire punti di servizio e di difesa.
E’ citata in cronache bresciane del 1500 come Rocca
del Gallo, ma pare che le sue origini risalgano all’anno 1000 per la difesa
della popolazione dalle ultime invasioni barbariche degli Ungari.
Più tardi divenne il riferimento del Comune: all’interno
delle sue mura accorrevano le famiglie con le masserizie e il bestiame nei
momenti di pericolo.
Nel corpo centrale, parte bassa, dove ora abita P. B.,
abitava Borra Carlo con la moglie Annunziata e i figli Giuseppe e Maria
(trasferitasi a Vallio). Lì si stabilì il figlio Giuseppe con la moglie
Domenica Prandini (Burilì) e i figli P. e B. Al primo piano un’altra famiglia Borra con Anì
(genitori di Giuseppe (Calìo) e Luigina sposata ad Anfo); una
famiglia Bertacchini con Elvira, genitori di Armida; gli
antenati del Bülì e Borra Martina (la Bülina) nonna paterna della Fernanda.
Il Bülì sposò Rossi Armida e vissero con il figlio Nino (Trinchèl).
Sempre nel corpo centrale visse col marito Borra Pierina ( de la Ditta),
mamma di Felice, nonna di L. e T., suocera di Maria Ferandi di Vallio,
anch'essi abitarono il primo piano. Ancora nella parte bassa del corpo centrale
abitava Bertacchini Pietro fu Francesco con la moglie Bertacchini Domenica (Cudic,
nonna materna Fernanda) e i tre figli: Martina, Mario e Giuseppe. Sul retro
abitava la famiglia Bertacchini Giovanni con Dosolina Maestri, genitori di
Bortolo, Angelo e Principe; in quella zona, dove c'è il portone, si
svilupparono due discendenze: quella di Mosè e Abramo (Cudic), quest'ultimo
con moglie e quattro figli: Angelo (Gòp), Domenica, Giacomo e
Giovanni (Gioanì). Giacomo rimase in questa casa con la moglie fino
alla loro morte poi fu occupata per un po' di tempo dal figlio Rolando fino al
suo trasferimento a Villa Mattina. Ora la casa è occupata da B. C. La parte
sopra era dei Mosè e oggi costituisce l'abitazione di S. A. e la moglie C. P.
Fuori dal portone, sulla destra, si notano delle scale, lì abitò un certo
Spagnoli (Tapèt). In seguito abitò Bertacchini Angelo con
Ghidini Gelmina con i figli G. e A., oggi vi risiede C. D.
Staccata dal corpo centrale, attaccata alla sinistra del
portale ad arco, c'è la casa oggi abitata da Rossetti Aldina. Qui vissero
Bertacchini Giovanni (Gioanì), la moglie Borra Maria e i figli
Giuseppe e Angelo. Una volta sposatosi, Angelo e la moglie Aldina, abitarono la
casa con i genitori. Giuseppe, appena sposato si trasferì nella nuova
abitazione, sulla sinistra esterna, sopra la fontana.
Nella parte esterna sinistra, lungo la strada
provinciale, dopo la casa di Giuseppe, troviamo la casa dove abitò, nella parte
bassa, De Giacomi Pietro dei Burtulì con Spagnoli Faustina e
poi i figli Paolo, Pietro (Pio), Rosina (Pia),
Maddalena (Pinì), Silvia, Angela (Giulietta) e
Pasqua (Esterina); Esterina fu l'ultima a lasciare la casa. Nella
parte superiore abitava De Giacomi Paolo con De Giacomi Agnese e i figli E. e D.,
la nonna Emma e a volte dalla montagna arrivava lo zio Bèsi.
A sinistra della casa dei Burtulì, guardando
l'ingresso, c'era stalla e fienile divisi tra due proprietari: Bertacchini
Giovanni (Gioanì de Cudic) e Borra Giuseppe (Calìo): ora
la casa dei Burtulì e la stalla e fienile ristrutturata, sono proprietà di B. M.; a
destra c'era pure un'altra stalla e fienile di Borra Felice, che fu acquistato
da Bertacchini Martina per trasformarlo nella sua abitazione: ora ci abita la
figlia Benini Fernanda. L'ala termina con l’abitazione degli eredi di Mora
Giuseppe, subentrato allo zio Mora con Pierina che non hanno avuto figli. La
parte iniziale del caseggiato sulla destra esterna costituiva l'abitazione
dei Arcangei con i figli Angelo e Faustino; inizialmente vi
abitò Angelo (Arcangilì) con la moglie Zucchini
Caterina e i figli D., G., M. e A.; poi è subentrato il fratello
Faustino con De Giacomi Fausta e i figli M., M., L., A. e M.; segue
l'abitazione contigua di Bertacchini Umberto e Zanoletti Elide un tempo abitato
con le figlie G., M. e S.; oggi tutta questo immobile è di proprietà di
Bertacchini Umberto. Ad angolo, chiude la casa di Bertacchini Francesco e la
moglie Noventa Maria con i figli Pietro e Caterina. Come anello di congiunzione
con il corpo centrale c’è l’abitazione che fu di Borra Lorenzo e Moretti
Vittorina, ora dei figli E. ed A.
Angelo,
Angela e Fernanda