sabato 6 aprile 2019

IL CASALE DI RASILE


Dalla fotografia, dietro la casa di Maffioli Giacomo e Faustino, si può vedere la maestosità del Casale di Rasile posta in bella evidenza sopra un dolce pendìo. Un grande portone carraio dava su un ampio cortile dove si affacciava la costruzione composta da un lungo porticato. A fianco del portone si apriva la porta a vetri dell’abitazione di Luigi Bertacchini (Bigioto) e quella della stalla del fratello Giovanni (Fiascù). Tutto intorno vigneti e piante da frutto. La località (e le proprietà) si estendevano lungo la statale fino a Novale con la casa medioevale di Giuseppe (Tapitì) e salivano sotto il Laghetto allargandosi sotto il cimitero per scendere fino alla casa Maffioli. Oggi la contrada è completamente stravolta, dell’antico casale è rimasta in piedi (ristrutturata dalla nipote) la casa di “Bigioto” e la stalla fienile del fratello, anch’essa ristrutturata.
Angelo

VIA NOVALE

Stretta dall’alveo del Garza che ne segna il tracciato, Via Novale cammina a sinistra e a destra della strada principale (oggi chiamata Via Nazionale). Inizia dove finisce la contrada del Passo, cioè dalla casa che fu di Francesco Pedrotti e che ha ospitato per tanti anni la Trattoria dell’Armonia.
Poco più in la, nel caseggiato dove è situata l’officina di Diego Giacomelli, sorgevano le stalle della famiglia Longhi con casa annessa costruita dall’impresa Giuseppe Pelicardi. Confinante con la proprietà Longhi, sempre sulla strada, c’era la fattoria dei “Matiecc”, De Giacomi Angelo.
La famiglia era composta da 7 persone: quattro fratelli di cui tre scapoli (Piero, Tino e Amadio) ed uno, Angelo (Cilì), sposato con Caterina Ghidini che aveva il ruolo di capo-famiglia, e due figlie, Agnese ed Ermelinda. È probabile che chi ha abitato la contrada quando la fattoria era attiva abbia bevuto il latte appena munto consegnato direttamente a casa dalla “Rina”.
A fianco della loro casa c’era un prato e uno stabile con un grande portone di legno che ospitava la “corriera” della SIA e costituiva la stazione di partenza e di arrivo; su questo edificio, negli anni 60, sarà edificato l’Albergo “Leone”. La sede storica dell’osteria, gestita da Bertacchini Angelo con la moglie Antonia Torcoli e i figli Franco e Nunzio, stava in quella parte di stabile che fa angolo a fianco del “Leone” dove abitò la famiglia Mori Ferdinando quando giunse a Caino. C’erano anche i giochi di bocce, come in tutte le osterie del tempo che, dopo essere stati abbandonati, hanno costituito deposito di calce viva dell’impresa Mori.
Il caseggiato è interrotto solo dall’accesso carraio che introduce ad un grande cortile. Da quel cortile accedono tutte le abitazioni interne: proprio di fronte al passo carraio la casa di Martinelli Bortolo, moglie Valeria e figli; sulla destra la casa di Maggiori Guido (Bagarì), Prandini Celestina e altre due famiglie De Giacomi. Quell’angolo di casa, con la piccola vetrina sulla strada, costituiva il negozio alimentari di Maggiori Guido gestito con la moglie Adele Nicolini. Sopra Guido abitava la famiglia Emer Mario con i figli Giuseppe, Dario, Elsa ed Enrico. In fondo al cortile, verso il “Leone” abitava la famiglia De Giacomi Giuseppe con i figli Virginia, Rosa, Fausta, Francesco (Cechi) ed Eligio. Erano gli anni del boom economico a Caino lavoravano nove cartiere con tre turni di lavoro (e Garza colorato) e a Odolo si erano sviluppate numerose ferriere. Erano dunque numerosi i camion “Stella” stracarichi di rottame di ferro che salendo per la contrada non ancora asfaltata diffondevano autentiche nuvole di polvere, con grande disappunto delle massaie. Trovarsi a incrociare quei mezzi non era per nulla piacevole.
A fronte del tracciato descritto, sul lato opposto della strada, solo le abitazioni che furono di De Giacomi Carlo e “Nina” Minetta e, a fianco, quella dove abitò Pietro Bertacchini (Pierì de la nèca) con la moglie Irma e i figli Francesco, Ernesto, Anita e Lisa (poi subentrarono De Giacomi Guido e Panizza Lucia). A fianco un “volto” introduceva, oltre alle abitazioni citate, alla casa medioevale di De Giacomi Giuseppe (Tapitì) e del fratello Angelo (Sgalmarina).
Continuando dal passo carraio si trovava l’abitazione di De Giacomi, Paolo (Maestadina) e la moglie Armanni Maria con i figli Tonèlo e Luigino, proprio di fronte all’antica fontana. Di fianco l’abitazione del fratello Antonio (Toni) padre di Fausto. Dietro, con accesso dalla via per la “Torre”, c’era l’abitazione della famiglia Bertacchini, la moglie Chiappa e le figlie Martina e Ambrogina.
Si giunge così alla “Torre”, antica trattoria con lo spiedo leonardesco sul fuoco a grande braciere (maza). La gestiva Bertacchini Angelo (Angilì dei Pasqui) con la moglie Lucia Emer; a loro subentrarono prima Francesco Giacomelli (Cichino) con la famiglia e poi Emer Dario con la moglie Carli Caterina. Sempre sulla via interna, sul lato destro, dopo i giochi di bocce, stalla e fienile di “Angilì” e a seguire lo stabile con le “pulissoie” di Bortolo Martinelli. A sinistra invece, prima di sboccare sulla statale, confinante con la Torre, ancora De Giacomi, questa volta i “Bète”, genitori di Paolo falegname e del cugino Giuseppe i quali avevano il loro laboratorio appena dentro il grande portone. Prima della curva a destra, la grande casa su tre piani della famiglia Bertacchini Ferrante. In fondo a Via Tolzana la casa padronale di altri De Giacomi: I Vitta e i “Camili”. Dopo la curva, sulla sinistra, c’era l’osteria Boifava Giuseppe papà di Clementina (mamma di Adele e Rita) e Angela sposata Lossi Pietro (papà di Paolo e Giuseppe). Dopo la guerra subentrò nella gestione Carlo Giacomelli con la moglie Rosa, i giochi di bocce erano sotto la strada. Dietro l’antica osteria c’era l’abitazione di Mantovani Pietro (Pì de Cloas) con la moglie Domenica (Minighina) e i figli Paolo e Gino.
Poco più avanti, dopo la fontana privata, c’era il caravan serraglio (i stai), luogo di sosta tra Brescia e la Valle Sabbia. Il rifugio per i cavalli era costituito da un lungo stabile che arrivava fino al ciglio del torrente proveniente da Pusigle. Al di là del torrente, dove la curva piega a sinistra, c’era una casa di proprietà Comini dove abitarono le famiglie Nicolini Carlo e Bettini Umberto. All’uscita della curva un vialetto conduceva alla stalla e all’abitazione di Francesco Pasinetti, mentre un accesso sul retro della casa Comini introduceva all’abitazione di un certo Facchi, addetto alla manutenzione delle strade.
All’infuori di quanto descritto, negli anni 50, in quella contrada non c’era nulla.  
  Angelo e Angela