Tutti dovrebbero avere una boccia delle
caramelle, piccola magari, ma che vi entri una piccola mano, altrimenti la mano
stessa non potrebbe affondare tra le caramelle, girandole e rigirandole. Sembra
di percepire la gioia di un nipotino cui è permesso di prendersi la caramella:
anche una sola.
Forse perché si sapeva di questa
felicità che la boccia delle caramelle era lì, sul bancone dell’oratorio, e
solo la Oliva, suora angelina, col suo sorriso buono, lasciava mettere le mani
a quei bambini che riteneva non avessero i soldi per comprarle. Allora
l’oratorio, col poco che aveva, era interamente a disposizione dei bambini e
non importava se non produceva utile; era importante invece che i bambini
crescessero cristianamente sani e vivessero la loro stagione serenamente coi
propri compagni accompagnati dalle attività loro dedicate. Il cinema gratis
bisognava guadagnarselo imparando il catechismo, mentre gli esercizi spirituali
erano gratis per tutti. Quello che mancava lo metteva la cassa della parrocchia
che si assumeva la responsabilità educante, prima che economica. Certo, erano
tempi diversi, i bambini e i ragazzi sono cambiati, ma forse un aiutino amoroso
(anche al bar dell’oratorio) non dovrebbe essere cosa improponibile, così pure
per corsi veri e propri di esercizi spirituali per ragazzi. Se ci fosse poi quella
boccia, offerta al bambino da un volto sorridente, dove affondare la manina e
sentirsi … amati.
Tra bambini che si ingozzano e bambini
che guardano adoranti le forme e i colori delle caramelle nei contenitori
trasparenti; tra bambini capricciosi e bambini buoni la differenza, forse, la
fa l’accoglienza, quella della Oliva insegna.