“Ogni anno 100 mila cristiani vengono assassinati a causa
della loro fede. Sono 273 al giorno, 11 all’ora. Il cristianesimo è la
religione più perseguitata al mondo, tanto che l’80% di tutti gli atti di
discriminazione che si perpetrano nel mondo, è diretto contro i cristiani.
Nella totale indifferenza dell’Occidente. La cristianità è oggi la religione
più perseguitata nel mondo …”
Così
esordisce il direttore del Bollettino Salesiano Bruno Ferrero nella sua ampia
analisi del fenomeno sul mensile di gennaio 2016. Nella stragrande maggioranza
dei Paesi musulmani i cristiani sono obbligati a scegliere se convertirsi o
morire. I giornali riprendono le notizie in piccoli riquadri come se fossero
delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra non hanno
alcuna finalità. Ma se dalla seconda guerra mondiale ad oggi 10 milioni di
cristiani hanno lasciato il mondo arabo-islamico prendendo la via dell’esilio
qualcosa vorrà pur dire. In Turchia da 2 milioni di cristiani si è passati agli
attuali 85 mila. In Libano, il paese arabo dove i cristiani maroniti per
decenni hanno avuto il comando della nazione, si è passati dal 55% della
popolazione al 30%. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata
sul 20% del totale; oggi è scesa sotto il 10%.
Erano
il 18% in Giordania, ora sono il 2%. In Siria le comunità cristiane
rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al 5%. Presenza
zero in Afganistan, Arabia Saudita, Corea del nord e Laos. Religione quasi estinta
nelle zone interne dell’Africa a maggioranza musulmana. Sin qui la narrazione
del direttore che continua interrogandosi sul futuro dei cristiani in medio
oriente.
Davanti
allo sgomento che si prova davanti a questi dati mi chiedo fino a che punto la
nostra fredda corteccia riuscirà a resistere con indifferenza alla marea di
persone che letteralmente “scappano” dalla guerra, dalla persecuzione, dalla
prepotenza e dalla fame e ci chiedono aiuto. Come è possibile lasciare che il
razzismo e la paura si alimentino quotidianamente per mancanza di interventi
drastici contro i trasgressori delle leggi nazionali (leggi espulsione). Per la
mancanza di atti determinati ed esemplari da parte dell’Amministrazione
Pubblica tutti i rifugiati diventano uguali, quelli che delinquono e quelli che
vorrebbero fare qualcosa per chi li sta aiutando. E l’Europa? Possiamo
definirla solo in un modo: “Meglio così che niente!” Perché per la maggior
parte dei cittadini europei all’utilità zero non ci manca molto. Non è in crisi
l’idea di Europa ma l’incapacità di uscire dagli egoismi nazionali per il bene
supremo di una “federazione” basata sull’efficienza e la solidarietà. Se così
fosse avremmo assorbito disinvoltamente questo esodo epocale e saremmo un po’
più determinanti nella lotta contro la persecuzione dei cristiani. Un giusto
equilibrio tra affari e tutela dei diritti civili ne l’Italia ne alcuna altra
nazione occidentale l’ha ancora raggiunto e mantenendo i piedi in tante scarpe
non si può certo camminare bene verso il futuro. D’altronde l’anticristianesimo
l’ha avallato anche l’Europa opponendosi al riconoscimento delle sue origini
cristiane nel suo massimo documento costitutivo. Se non interessano i cristiani
del proprio paese come possono diventare importanti i cristiani di nazioni
lontane, specie se hanno la pelle color cioccolato?