giovedì 14 gennaio 2016

MARTIRI E INDIFFERENZA


“Ogni anno 100 mila cristiani vengono assassinati a causa della loro fede. Sono 273 al giorno, 11 all’ora. Il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, tanto che l’80% di tutti gli atti di discriminazione che si perpetrano nel mondo, è diretto contro i cristiani. Nella totale indifferenza dell’Occidente. La cristianità è oggi la religione più perseguitata nel mondo …”

Così esordisce il direttore del Bollettino Salesiano Bruno Ferrero nella sua ampia analisi del fenomeno sul mensile di gennaio 2016. Nella stragrande maggioranza dei Paesi musulmani i cristiani sono obbligati a scegliere se convertirsi o morire. I giornali riprendono le notizie in piccoli riquadri come se fossero delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra non hanno alcuna finalità. Ma se dalla seconda guerra mondiale ad oggi 10 milioni di cristiani hanno lasciato il mondo arabo-islamico prendendo la via dell’esilio qualcosa vorrà pur dire. In Turchia da 2 milioni di cristiani si è passati agli attuali 85 mila. In Libano, il paese arabo dove i cristiani maroniti per decenni hanno avuto il comando della nazione, si è passati dal 55% della popolazione al 30%. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata sul 20% del totale; oggi è scesa sotto il 10%.

Erano il 18% in Giordania, ora sono il 2%. In Siria le comunità cristiane rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al 5%. Presenza zero in Afganistan, Arabia Saudita, Corea del nord e Laos. Religione quasi estinta nelle zone interne dell’Africa a maggioranza musulmana. Sin qui la narrazione del direttore che continua interrogandosi sul futuro dei cristiani in medio oriente.

Davanti allo sgomento che si prova davanti a questi dati mi chiedo fino a che punto la nostra fredda corteccia riuscirà a resistere con indifferenza alla marea di persone che letteralmente “scappano” dalla guerra, dalla persecuzione, dalla prepotenza e dalla fame e ci chiedono aiuto. Come è possibile lasciare che il razzismo e la paura si alimentino quotidianamente per mancanza di interventi drastici contro i trasgressori delle leggi nazionali (leggi espulsione). Per la mancanza di atti determinati ed esemplari da parte dell’Amministrazione Pubblica tutti i rifugiati diventano uguali, quelli che delinquono e quelli che vorrebbero fare qualcosa per chi li sta aiutando. E l’Europa? Possiamo definirla solo in un modo: “Meglio così che niente!” Perché per la maggior parte dei cittadini europei all’utilità zero non ci manca molto. Non è in crisi l’idea di Europa ma l’incapacità di uscire dagli egoismi nazionali per il bene supremo di una “federazione” basata sull’efficienza e la solidarietà. Se così fosse avremmo assorbito disinvoltamente questo esodo epocale e saremmo un po’ più determinanti nella lotta contro la persecuzione dei cristiani. Un giusto equilibrio tra affari e tutela dei diritti civili ne l’Italia ne alcuna altra nazione occidentale l’ha ancora raggiunto e mantenendo i piedi in tante scarpe non si può certo camminare bene verso il futuro. D’altronde l’anticristianesimo l’ha avallato anche l’Europa opponendosi al riconoscimento delle sue origini cristiane nel suo massimo documento costitutivo. Se non interessano i cristiani del proprio paese come possono diventare importanti i cristiani di nazioni lontane, specie se hanno la pelle color cioccolato?