Durante
la Settimana Santa si ripeteva, immutata negli anni, la tradizione cara ai
bambini: i “maitì” (da Mattutini delle tenebre). In quella ricorrenza i
ragazzi potevano divertirsi e dare sfogo al loro innato bisogno di fare
fracasso.
Rifacendosi
al precetto ecclesiale che prevede di “legare le campane” per commemorare la
morte di Gesù, durante quelle tre sere, al termine delle funzioni religiose,
alcuni ragazzi venivano chiamati in presbiterio dal sacerdote per cimentarsi
coi loro attrezzi, sostituendo il suono festoso della campana con un suono
sgradevole e lamentoso che fa ricordare la morte.
Li chiamavano “maitì” o “gri”: sorta di
cassettine di legno con manico e ruota dentata che, fatte girare su se stesse
producevano quel rumore.