Ho partecipato a una riunione di riflessione sull’Unità Pastorale, presieduta da prelati importanti che hanno già approfondito la tematica, e gli interventi, tutti pacati, hanno manifestato un grande interesse per quello che sarà la nuova comunità cristiana quando verrà a mancare il prete residente.
Dai relatori e dagli interventi, se
ho capito bene, si è affermato che, quando questo accadrà, dovremo darci da
fare per compensare la mancanza del sacerdote.
Ma io mi chiedo, per mantenere gli
stessi banchi vuoti che c’erano prima? Per chi si accontenta può essere la
soluzione, sempre che si riesca a fare comunità intorno ai soliti volti, noti
per la loro dedizione. Penso invece che ci sia un’altra strada da percorrere
molto più incisiva e aperta alla conversione nostra e di quelli che ci stanno
vicino: approfittiamo dell’emergenza per mettere al centro dell’U.P. il
sacerdote che diventa un nuovo missionario, che ha una sua casa, ma ha tante
dimore (Mi riferisco ovviamente a quando ci sarà un unico sacerdote per
tutto il territorio assegnato). Non so quante Messe potrà celebrare, ma
dovrebbe restare sul territorio dell’ex Parrocchia, a turno, un po' di tempo per
essere vicino, animare e suggerire proposte agli incaricati dell’apostolato,
confessare e relazionarsi con la comunità.
Questo perché abbiamo un bisogno
continuo che sia un “ministro” a dirci che stiamo sbagliando, che dobbiamo
quotidianamente mettere al centro Cristo Crocifisso, che dobbiamo aprirci alla
solidarietà e all’amore per i fratelli anche quando ci costa fatica, che ci
dice parole di speranza quando siamo afflitti da gravi malattie o sferzati da
disgrazie improvvise.
Pensare che ce la possiamo fare da
soli, anche con tutta la buona volontà, mi pare sia molto illusorio; e non
perché il prete sia il più santo di tutti, ma perché è il filtro tra Dio e noi ed
è l’unico che non va mai contro le parole del Vangelo. Non mi sembra poco. Ho
forti dubbi invece sull’accettazione eventuale di una simile proposta da parte
dei sacerdoti.
Speriamo di essere solo agli inizi e
il confronto prosegua per farci capire meglio non quello che andrebbe bene per
noi ma quello che ci farebbe diventare, coi fatti, la Santa chiesa di Dio.