Tra i fogli che tengo da parte mi è capitato questo articolo
di mio cugino riportato su un “Notiziario Parrocchiale” inizio anno 2000 che mi
ha fatto riflettere allora, ma che è ancora attuale oggi nonostante siano trascorsi
più di vent’anni.
“CARO AMICO TI SCRIVO …”
Mentre chiacchieravo con un mio amico
molto più giovane di me, del più e del meno, sono finito fatalmente per
chiedergli: “Senti un po’, vai a Messa ogni tanto?”
Michele (lo chiamerò così per
mantenere l’anonimato) mi rispose un po’ perplesso, diventando rosso in viso: “Scusami
sai ma, a parte il fatto che questo non dovrebbe essere un affare tuo, io a
Messa, e te lo dico chiaro e tondo, non ci vado”. “Perché?” replico io “Hai
forse paura che ti caschi la chiesa addosso? O lo fai solo per snob?” Michele,
sempre lui, con semplicità estrema, mi disse di rimando in dialetto: “Me no mia
a Mèsa perché töcc chèi che va j-è ‘mpustùr!”
Io ho tentato di spigargli che l’andare
a Messa non è tanto per gli altri ma per noi stessi; che non abbiamo nessun
diritto di giudicare gli altri, che se cominciassimo a guardarci un po’ con
occhi diversi cambierebbe qualcosa, e via così.
Ma Michele sembrava inchiodato su
quella che per lui era verità indiscutibile e non c’era più niente che potesse
smuoverlo.
Ripensandoci ora, a freddo, a quell’impostori
mi chiedo se, oltre al significato letterale il ragazzo abbia voluto dare
un altro senso. Ma no, impostore vuol dire mentitore, ipocrita, menzoniero.
Quindi, uno che va a Messa tutte le
domeniche, dice il ragazzo, coerentemente non dovrebbe raccontare frottole.
Ma raccontare frottole non è solo
dire bugie, ma è anche non tagliare la canna dell’acqua altrui perché si crede
di aver subito un grave torto. Impostore è anche chi sta a guardare alla
finestra se per caso l’altro butta qualcosa inavvertitamente nella sua
proprietà. Impostore è colui che ti sorride e ti saluta quando lo incontri,
salvo poi farti pagare le decime secondo l’uso. Impostore è il principale che
ti fa sgobbare per un piatto di lenticchie, ma è altrettanto impostore l’operaio
che non sa quel che vuol dire dovere, mentre invece conosce benissimo il
significato di diritto. Impostore è colui che giudica dalle apparenze (che
machina ch’èl ga, che pelicia, che fabrica, se lüle èl ga ‘l cönt èn Svisèra).
Impostore è ancora colui che snobba
la gente più semplice, si sente superiore, si crede il Dio in terra perché ha
tanti soldoni. L’invidia, dopotutto, è la caratteristica principale di molta
della nostra gente, e non è il caso di meravigliarsene.
Mi viene in mente una frase del don: “Ragazzi
siate puliti dentro!” Puliti, cioè cristallini, cioè trasparenti, cioè quello
che si ha dentro si deve avere anche fuori. Ecco, quindi, come si evita di
essere impostori. Così vorresti, Michele, che fossero le persone che
vanno a Messa la domenica; forse allora cominceresti a ricrederti. Ma io sono
convinto che prima di tutto dovresti concentrarti su te stesso è un po’ meno
sugli altri. Per questo non volermene. Ciao.
Arrigo De Giacomi