Con il sopraggiungere
del benessere molte abitazioni padronali storiche rivelarono i propri limiti costringendo
i possessori ad intervenire pesantemente o addirittura procedere al loro
abbattimento. Fatte salve queste necessità, non si può non riconoscere a quelle
case la bellezza della loro architettura e la logicità di spazi e ambienti.
Rasile era un’unica casa in dolce pendio immersa nel verde dei vigneti che da
Tolzana scendevano fino alla “Strada reale” da Novale fino allo sbocco della
carrareccia che conduceva al suo ingresso. All’esterno del blocco c’era
l’abitazione di Luigi Bertacchini (Bigiòto) con sua moglie Caterina Sambrici
(Tìeni), a fianco, stalla e fienile del fratello Francesco. Oltre a un piccolo
deposito al lato opposto della stalla che stringeva la “stradella”, non c’era
niente. Nessuno avrebbe mai pensato che in quella zona piuttosto paludosa sarebbero sorte
così tante case, ed altre ancora sarebbero giunte a completamento in questi
giorni.
Alla casa di Degiacomi
Angelo (detto Picio) si accedeva da un grande portone carraio che dava su un ampio cortile
dove si affacciava la costruzione composta da un lungo porticato sul quale
poggiava la loggia (lòza) alla quale si saliva mediante una scala sul lato
sinistro. Dal portico si andava in cantina e in un grande vano usato come
deposito, il “reolt”, perché tutto il soffitto era a volte. Per la scala si
raggiungeva, a metà, un piccolo pianerottolo, con una grande porta che la sera
veniva sbarrata; salendo ancora si raggiungeva la lòza, con le sue tre doppie
finestre e le ante, dalla quale si accedeva con quattro porte al corpo
dell’edificio. Da li si saliva al solaio, che profumava sempre di uva
americana, dove si aprivano una serie di stanze adibite a diversi usi; in una
c’erano le “arèle” dove veniva stesa l’uva per essere conservata, americana e
invernesca (“’mbrunesca”), così come pere e mele; in un’ altra c’erano
cassapanche e attrezzi per filare; in un’altra ancora c’erano depositati
passeggini, seggioloni (di allora) e altri attrezzi utili alla crescita dei
bambini come l’ ”andarì”.
Il cortile era chiuso
ai lati da due ali: a sinistra, confinanti coi Bertacchini, c’erano dei vani
adibiti a pollaio che arrivavano alla scala senza ostruirne la vista; a destra
la filanda, con carro e barroccio depositati, che dall’orto si prolungava con
un porticato (di transito verso i campi) fino al portone della stalla.
Di fronte alla casa, a
completarne il perimetro, c’era un lungo muretto, con apertura al centro per
l’orto, che dal portone d’ingresso si chiudeva alla filanda con un servizio
igienico.
Ora l’antica dimora
non c’è più, è stata abbattuta per far posto a una grande cartiera che, in nome
del progresso, ci ha tolto per sempre un paesaggio che non ritornerà mai più.
Angelo
Commento al “Casa dei
pici”
Si
dice che l’anima di ognuno di noi si trovi maggiormente a proprio agio se
vicino al luogo in cui a preso il via l’avventura della vita ed è proprio li,
in quell’ultima stanza della filanda, “che nacque una stella caduta per il
troppo peso” che sarei io. Io purtroppo non ho alcun ricordo di questa
bellissima casa se non in quella bellissima fotografia pubblicata nel blog e
che tengo appesa nella mia casa e nel mio cuore. La grande fortuna che ho avuto
è stata quella di avere due stupendi genitori che mi hanno saputo trasmettere
il vero significato di quella altrettanto stupenda casa patriarcale in stile
veneziano: “la famiglia”. L’importanza di quella casa era il fatto di essere
una casa “patriarcale” in cui il nucleo familiare era composto da più nuclei
che condividevano ogni aspetto della vita comunitaria. Purtroppo in nome del
progresso tante case patriarcali sono state abbattute, in questo caso per far
spazio ad una cartiera, ma in tante realtà perché ad una situazione di vita
comunitaria si preferisce una situazione di vita privata, singola ed autonoma,
ma come è successo per la cartiera e come sta succedendo in questo tempo di
crisi, il progresso ha fallito e è molto probabile venga il giorno in cui si
debba ricostruire o ricostituire le case e/o famiglie patriarcali in cui si
impara a limitare la propria libertà e a condividere. Che sia forse lo schema
migliore per imparare l’Amore?
Francesco
Integrazione
Tra il "reolt" e la porta della cucina degli zii Cilì e Marì, esisteva un dipinto religioso che rappresentava la Natività.
Sul solaio, la stanza contenente gli attrezzi per filare era tutta piegata verso il basso perchè i nonni, durante la guerra, vi avevano nascosto un gran numero di partigiani e soldati scappati dopo l'8 settembre, e il pavimento si era imbarcato per il troppo peso.
Arrigo