sabato 30 aprile 2022

CARO AMICO TI SCRIVO …

 

Tra i fogli che tengo da parte mi è capitato questo articolo di mio cugino riportato su un “Notiziario Parrocchiale” inizio anno 2000 che mi ha fatto riflettere allora, ma che è ancora attuale oggi nonostante siano trascorsi più di vent’anni.

 


“CARO AMICO TI SCRIVO …”

Mentre chiacchieravo con un mio amico molto più giovane di me, del più e del meno, sono finito fatalmente per chiedergli: “Senti un po’, vai a Messa ogni tanto?”

Michele (lo chiamerò così per mantenere l’anonimato) mi rispose un po’ perplesso, diventando rosso in viso: “Scusami sai ma, a parte il fatto che questo non dovrebbe essere un affare tuo, io a Messa, e te lo dico chiaro e tondo, non ci vado”. “Perché?” replico io “Hai forse paura che ti caschi la chiesa addosso? O lo fai solo per snob?” Michele, sempre lui, con semplicità estrema, mi disse di rimando in dialetto: “Me no mia a Mèsa perché töcc chèi che va j-è ‘mpustùr!”

Io ho tentato di spigargli che l’andare a Messa non è tanto per gli altri ma per noi stessi; che non abbiamo nessun diritto di giudicare gli altri, che se cominciassimo a guardarci un po’ con occhi diversi cambierebbe qualcosa, e via così.

Ma Michele sembrava inchiodato su quella che per lui era verità indiscutibile e non c’era più niente che potesse smuoverlo.

Ripensandoci ora, a freddo, a quell’impostori mi chiedo se, oltre al significato letterale il ragazzo abbia voluto dare un altro senso. Ma no, impostore vuol dire mentitore, ipocrita, menzoniero.

Quindi, uno che va a Messa tutte le domeniche, dice il ragazzo, coerentemente non dovrebbe raccontare frottole.

Ma raccontare frottole non è solo dire bugie, ma è anche non tagliare la canna dell’acqua altrui perché si crede di aver subito un grave torto. Impostore è anche chi sta a guardare alla finestra se per caso l’altro butta qualcosa inavvertitamente nella sua proprietà. Impostore è colui che ti sorride e ti saluta quando lo incontri, salvo poi farti pagare le decime secondo l’uso. Impostore è il principale che ti fa sgobbare per un piatto di lenticchie, ma è altrettanto impostore l’operaio che non sa quel che vuol dire dovere, mentre invece conosce benissimo il significato di diritto. Impostore è colui che giudica dalle apparenze (che machina ch’èl ga, che pelicia, che fabrica, se lüle èl ga ‘l cönt èn Svisèra).

Impostore è ancora colui che snobba la gente più semplice, si sente superiore, si crede il Dio in terra perché ha tanti soldoni. L’invidia, dopotutto, è la caratteristica principale di molta della nostra gente, e non è il caso di meravigliarsene.

Mi viene in mente una frase del don: “Ragazzi siate puliti dentro!” Puliti, cioè cristallini, cioè trasparenti, cioè quello che si ha dentro si deve avere anche fuori. Ecco, quindi, come si evita di essere impostori. Così vorresti, Michele, che fossero le persone che vanno a Messa la domenica; forse allora cominceresti a ricrederti. Ma io sono convinto che prima di tutto dovresti concentrarti su te stesso è un po’ meno sugli altri. Per questo non volermene. Ciao.

Arrigo De Giacomi

lunedì 17 gennaio 2022

DOVE FINISCE IL SOGNO?

 


Era un mattino di dicembre, la foschia col suo grigiore avvolgeva le montagne generando in me uno stato di inquietudine. Mentre mi soffermavo sulle forme quasi spettrali di quel panorama cominciai a sentire una contrazione sullo sterno, ma non gli detti peso, e pensando a quello che vedevo dissi tra me: “Non essere triste per questa giornata uggiosa, è il suo modo di far festa: porta umidità alla terra preparandola per la Primavera e riunisce le persone che il sole disperderebbe”.

Ma questo pensiero non mi confortava, lo spasmo e la luce fioca di quella giornata senza sole aumentava la mia tristezza. Mia moglie accanto se ne accorse e cercò di distrarmi portando altrove il mio pensiero: “Che ne diresti se dopo pranzo facessimo due passi sul lungolago di Salò?” Era l’ultimo dei miei desideri in quelle condizioni, ma la speranza di trovarmi in un luogo assolato mi riempiva di aspettative e dissi: “È una buona idea.” Mangiai pochissimo. Il dolore era diventato un buco freddo, il braccio sinistro era tutto un formicolio e non mi reggevo in piedi. Preoccupato mi sdraiai sul divano senza dire niente mentre mia moglie mi sentiva il polso e mi toccava la fronte con gli occhi sgranati per quello che stava accadendo. “Chiamo l’ambulanza!” disse. Feci cenno di si con la testa. Compose il 112 tenendomi la mano mentre i miei occhi vedevano sfumare il volto della donna che tanto amavo. Poi il buio più nero, l’assenza totale di luce. Durò qualche secondo, poi tutto cambiò. Come uscito da una galleria mi venne incontro una luce folgorante che abbagliandomi mi impedì di vedere d’onde provenisse. Era una luce strana alla quale non ero abituato, ne solare ne artificiale, mi accorsi che anche io facevo parte di quella luce. Mi sentii improvvisamente solo e impaurito: dove mi trovavo? Restai immobile davanti a quella luce non so quanto tempo, poi improvvisamente dalla luce mi venne incontro un bambino tenerissimo, lo riconobbi subito … Giorgio. Mi prese la mano dicendomi: “Non aver paura, vieni con me”. In quel momento mi fu tutto chiaro: ero morto. Mentre avanzavo mi si faceva incontro una schiera immensa dove per primi riconobbi i volti di coloro che avevo conosciuto in vita: in testa mia mamma, l’unica che mi chiamò per nome - Angelo!!! – accanto a mio papà sorridente, zio Vitale e i miei nonni; poi i suoceri con Piero; Anna, Virginia, Angelo; e Claudio, Ferdinando Romano, Alfredo, Domenico; poi ancora i cugini Pedrotti, Zucchini e De Giacomi; zii e zie e tanti altri ancora. Tutti salutavano al mio passaggio. Giorgio mi condusse in questa moltitudine avvolta di luce dicendomi: “Presto potrai stare con tutti quelli che vorrai” e mi strinse la mano. Pensavo che tutta quella folla aspettasse me, ma mi accorsi che dietro di me entravano in continuazione altre persone e davanti a me altri erano in cammino accompagnati da qualcuno. Ero sempre più preoccupato: quella interminabile processione tra quelle figure luminose e l’assenza di qualsiasi sensazione diversa dalla paura mi faceva sentire tremendamente fuori posto. Pensai: ”Che ne sarà di me?

Ad un tratto davanti alla processione si parò un’altra moltitudine di personaggi lucenti che ritenni fossero “Angeli custodi” perché si unirono a noi mettendosi alla destra di ognuno; il mio lo riconobbi per averlo incontrato molte volte in vita e mi dicevo tra me: “Quella faccia io l’ho già vista”. Deve avermi letto nel pensiero perché mi fece l’occhiolino. Ma quelle creature non avevano le ali.

La mia trepidazione andava aumentando. “Dio mio vieni presto prima che impazzisca per la paura” pensavo continuando a camminare. Passai in mezzo a una schiera che mi faceva ricordare una milizia, compunta e vigile che mi osservava attentamente; dovevano essere i guardiani del Regno e dell’umanità, quelli che definivamo Principati e Arcangeli. Mentre avanzavo ancora, crebbe la mia angoscia. Adesso pareva di essere entrati in una zona operativa, interna a un qualcosa di incomprensibile ma ordinato; nuclei sparsi ovunque di figure che rispondevano ad altre figure che a loro volta impartivano ordini agli Angeli. Dai miei ricordi i primi dovrebbero essere le Sante Potestà e le Sante Virtù e a dare ordini le Dominazioni. Sento che il mio destino si sta avvicinando, cerco qualche volto amico dal quale attingere un po’ di forza ma non lo trovo, Giorgio capisce e mi stringe ancora la mano. Ad un tratto tutto quel tramestio si interrompe, tutte le figure che avevo incontrate vanno a formare una grande corona intorno a una specie di collina fatta di luce, anche Giorgio e l’Angelo lasciano la mia mano, entrano nella corona e io rimango solo lì in mezzo. Pochissimo tempo per conoscere il mio destino: sono nel terrore! Tutti quelli che compongono la corona si inginocchiano, solo io rimango in piedi; pian piano la collina diventa un’altra moltitudine di persone in veste bianca, attorno a un trono sostenuto da Angeli dove il mio Giudice attorniato da Serafini che cantano si appresta a decidere sul mio destino. Non ha un volto severo, dietro al trono ci sono la Madonna e Gesù sorridenti, quelli dalla veste bianca mi salutano. Quando Lui si alza scende un profondo silenzio; mentre mi fissa negli occhi nella mia mente passano tutti i ricordi di una vita e tutti i peccati commessi: mi sento nudo e tremo. Lui continua a fissarmi mentre io penso “Prendimi così come sono Signore, salvami dalla dannazione, donami un angolino dal quale vederti in eterno”. Più per la fede che per i miei meriti disse: “Presentati ai Principati e ti troveranno un posto”. Avanti un altro …

Sento una manina che strige la mia: è Giorgio che, prima di portarmi verso la mia destinazione finale, mi conduce dai miei parenti e conoscenti. Grande è la mia gioia riabbracciando mia madre insieme al mio bambino. Vedo tutti nell’età nella quali li ho conosciuti, ma con loro parlo come se fossimo coetanei, circa quarant’anni. Tra i tanti che ho conosciuto in vita qualcuno manca … forse mi raggiungeranno dopo. Mi intrattengo con gioia e mi aggiro con loro tra le “anime” come se mi trovassi a una festa; i bambini, anche quelli mai nati, stanno ai piedi del Trono e continuamente sono accarezzati dal Padre mentre i loro occhi Lo adorano estasiati; non sento ne fame, ne sete, ne stanchezza. La cosa più strana è che non abbiamo nulla da raccontarci che riguardi il nostro passato sulla Terra. Ci interessiamo solo delle persone che ci rivolgono la loro preghiera e ci ricordano con affetto sincero e si aspettano che dal Paradiso li proteggiamo con l’aiuto di Dio.

Mamma mi ha confidato di aver quasi fatto perdere la pazienza all’Arcangelo San Michele perché mi difendesse dalle insidie del diavolo e di aver coinvolto anche papà per convincere anche i Principati della mia buona fede ed a proteggermi.

Giusto a loro mi consegnò Giorgio. A proposito, mamma mi ha riferito che il mio primogenito, per diritto, a motivo della sua giovane età, mi ha raccomandato direttamente alla Madonna ed è prevalentemente grazie a lui se io oggi posso stare in Paradiso.

Uno dei Principati mi porta in un luogo lontanissimo, probabilmente alle soglie del Regno, perché dalla mia ubicazione definitiva vedo i beati di spalle, mentre Dio con la Sua “Corte Divina” li vedo con le dimensioni di chicchi di riso. Anche quando in adorazione mi avvicino a Loro li vedo in egual misura. Ma per la prima volta mi sento pienamente felice, la paura è sparita. Mi sento un miracolato.

La vita scorre senza tempo e le emozioni e i sentimenti non vengono più dall’interno di un corpo che non c’è più; la gioia pura viene dalla consapevolezza di essere definitivamente parte della famiglia di Dio: e Lui è qui con me.

Come un film vedo scorrere la vita sulla terra: guerre, inimicizie, miserie, criminalità, persecuzioni, violenze di ogni genere, ipocrisie; nel suo piccolo anche Caino contiene uno spaccato che non è un granché migliore, è solo un po’ più protetto dalla preghiera di alcuni; i giusti non riescono a farsi ascoltare e l’umanità avanza inesorabilmente verso la sua distruzione; ciononostante nessuna emozione altera la mia sensazione di pienezza e gioiosa serenità.

All’inizio ero alquanto sorpreso che l’umanità sciupasse in tal modo il tempo a sua disposizione. Perfino la gente apparentemente buona è alla ricerca di soddisfazioni che sono autentici miraggi: ricchezza, potere, divertimenti. Raggiunto un obiettivo e constatato che non ha appagato la ricerca se ne cerca un altro, poi un altro e un altro ancora senza mai saziare la vera sete: l’amore. Ma dopo aver osservato l’astuzia dei diavoli tentatori ho capito che la libertà dell’uomo è soccombente senza l’aiuto di Dio. L’uomo senza Dio è infelice sulla Terra e non è in grado di raggiungere la “felicità eterna”. Quanto vorrei scendere sulla Terra e smascherare quelle diavolerie: ma non posso e poi non mi crederebbero.

C’è un continuo movimento tra gli Angeli. Da qui vedo un brulicare di demoni sulla Terra, tutti intenti a imbrogliare quelli che erano i miei simili e gli Angeli non sanno più che cosa escogitare per distoglierli dalle illusioni alle quali sono attratti: - “Guarda a Dio … Guarda a Cristo che è morto per te … Non vedi che così facendo non provi alcuna soddisfazione? -macché, sono sordi alla voce della ragione e della verità.

Nemmeno la pandemia e tutte le calamità di cui è affetta la Terra riescono a intaccare la crosta della loro presunzione di salvarsi senza merito o di non tener conto che al termine della loro vita se ne aprirà un’altra e potrebbe essere terribile. Se avessero almeno un po’ di umiltà confidando nella grande Misericordia di Dio.

È un andirivieni continuo per ricevere da Dio nuove indicazioni e nuovi ordini da portare sulla Terra. Gesù è triste perché si sente tradito, la Madonna piange di nascosto. Il Padre impassibile assiste a questo viaggio dell’uomo che non vede dove si sta dirigendo e lo aspetta al varco, quando anche per lui il tempo si fermerà e dovrà scegliere (se non l’ha ancora fatto) a chi dare ascolto. La misericordia Divina accoglie anche i peccatori più incalliti, purchè, in piena libertà e profonda umiltà, Lo riconoscano come Padre e Creatore del tutto.

Vedo la sofferenza di mia moglie che piange per questo improvviso distacco; i miei figli che si sono trovati, loro malgrado, ad essere la generazione al ciglio della vita; i miei nipoti che pur essendo all’inizio del loro cammino sono minacciati da tante difficoltà e insidie. Quanto vorrei che tutta la mia famiglia con Grazia e Patrizia si riunisse un giorno qui con noi.

Giorgio mi aiuterà a trovare tutto l’aiuto di cui ho bisogno.

Ogni momento sono a contatto con le anime ma, a differenza di quello che vedo sulla Terra (e ho visto in me quando sono stato introdotto al cospetto di Dio per essere giudicato) vedo solo tutte le buone qualità che posseggono, nessun difetto.

La musica e i canti con i quali i Serafini onorano il Signore non staccandosi mai dal Suo fianco, si diffondono dappertutto mantenendo sempre viva l’attenzione verso il Sommo Bene che sembra fondersi con tutte le anime.

Riconosciamo quelli che provengono dal Purgatorio perché avendo già subito la loro purificazione ritornano al Padre senza alcuna macchia.

Nessuna traccia dell’Inferno. Mi hanno detto che quel luogo costituisce l’altra faccia della medaglia, l’opposto del Paradiso, dove Dio rimarrà per sempre assente e con il quale non ci sono né contatti ne confini.

 

E VENNE LA FINE DEI TEMPI

Le trombe dei Serafini suonarono a distesa. L’ineluttabile iniziò a compiersi: una coltre coprì e oscurò la terra e tutto l’universo e l’unica luce rimase quella del Paradiso; lentamente come attratta da una forza misteriosa la Terra e tutto il creato iniziò ad avvicinarsi con la forma di una grande e buia pianura fino a lambire la luce; gli Angeli suonarono ancora ed ecco si formò una lunga processione di persone in carne ed ossa avvicinarsi. Mentre i Serafini cantavano a Dio il Paradiso iniziò la sua trasformazione in Nuovo Eden e tutte le anime riacquistarono il loro corpo come l’avevano avuto in vita. Le schiere delle anime si aprirono per l’ultima volta ai nuovi arrivati pieni di paura, scoprendo la strada da percorrere per giungere davanti al Sommo Giudice, com’era già stato per tutti noi.

La grande pianura si andò restringendo fino a quando l’ultimo della fila si consegnò a Dio: poi rimase solo la luce del Paradiso con Dio e i suoi fedeli.

lunedì 27 dicembre 2021

DISCORRENDO MI HANNO CHIESTO …

 

Credi in Dio?

In genere, prima ancora che venga posta la domanda, ho sentito alcuni intervistati rispondere: “Io sono cristiano” o “Io sono cattolico”. In questo modo la domanda viene “dribblata” con una non risposta. Infatti, con una simile affermazione si omette “il come” e “il perché” si professa il cristianesimo o il cattolicesimo.

Provo a rispondere per me. Si, io credo profondamente in Dio per tanti motivi, ma soprattutto per questi: il primo perché l’uomo è così perfetto nella sua costituzione ( così come gli animali secondo la loro specie) che affidarla al “caso” è veramente  ridicolo; secondo perché i Profeti ci hanno parlato di Lui e ci hanno annunciato l’arrivo di Suo Figlio sulla terra e la sua morte per salvarci dal tradimento dei nostri progenitori; terzo perché Gesù sin dall’inizio della sua predicazione ha confermato con ripetute prove del suo potere Divino quello che era stato annunciato dai profeti e il  motivo per cui sarebbe morto in croce, avvenimenti che puntualmente si sono verificati; quarto perché nessuno può confutare le apparizioni della Sua Mamma nelle quali (compiendo prodigi) ha preannunciato castighi a causa della nostra incredulità e per i nostri continui tradimenti; quinto perché solo mettendo in pratica i suoi insegnamenti riusciamo a trovare pace e serenità in mezzo a tutta la sofferenza che ognuno porta con se quotidianamente.

È necessario andare a Messa?

Da persone concrete, con la nostra natura umana, abbiamo bisogno di vivere e sentire sulla nostra pelle una presenza così Divina. Lui lo sapeva e nell’ultima cena ha istituito l’Eucaristia.

Questo è il mio corpo … Questo è il sangue sparso per voi … viene ripetuto durante l’elevazione.

A mio parere non c’è un più alto sentimento umano che quello di “toccare” un corpo donato per amore ricevendolo sulle mani e facendolo diventare parte di te. Tanti sacerdoti lo attestano; qualcuno ha dubitato e Dio è subito intervenuto per mettere le cose in chiaro.

La Messa non è solo un precetto o peggio una tradizione; è un atto di ringraziamento verso quel corpo che, nonostante il tempo trascorso, continuamente si dona agli uomini come me, perché senza quel contatto fisico saremmo travolti dal vortice della mondanità.

Vai a Messa perché credi o credi perché vai a Messa?

Mi hanno sempre detto che la Fede è un dono che Dio fa all’uomo. Io interpretavo tale dono come una infusione regalata e privilegiata per alcuni e non per altri cosiddetti “infedeli”. Sono cresciuto così nell’equivoco, accompagnato dalle formule del catechismo di Papa Pio X e dalle gare per dimostrare chi lo aveva studiato di più. Quelli della mia età ricordano ancora molte di queste domande e risposte: Chi è Dio? Dio è l’Essere perfettissimo creatore del cielo e della terra. Dov’è Dio? In cielo, in terra e in ogni luogo: Egli è l’eterno. Ecc.

Molto intuitivo ai fini della dizione e forse adatto alla categoria ragazzi che non erano pronti ad affrontare temi così elevati. Forse si doveva riprendere il medesimo catechismo, dai giovani in avanti, durante la “dottrina della Domenica pomeriggio”; forse però eravamo tutti dei “bei addormentati di paese” preoccupati di ben altre cose e quindi, per la maggior parte, io compreso, ci ritenevamo credenti perché andavamo a Messa la domenica.

Mi ci è voluto molto tempo, molte contestazioni e molte riflessioni per credere nella Santissima Trinità come credo oggi, ancora perfettibile, con continui sbagli, ma abbastanza saldo.

Sento la necessità di andare a Messa perché credo di trovare lì la forza per essere migliore e quindi di prepararmi su questa terra, attraverso le azioni sbagli e pentimenti, a meritarmi un angolino di eternità.

C’è una relazione tra Eucaristia e comunione fraterna?

Sono certo di si, basta volerlo. La Chiesa tutta proclama la fraternità in Cristo attraverso la Mensa Eucaristica, ma questa si realizza solo se riusciamo a concentrare la nostra attenzione sull’incontro che si sta realizzando. Se tutti abbiamo chiaro il perché ci troviamo riuniti in un luogo di culto, non possiamo che lasciar cadere a terra qualunque angustia ci stia tormentando e ogni pregiudizio o rivalità ci portiamo appresso. Maggiore è il numero che non vive l’incontro con il Cristo più fredda e sterile è la fraternità. Al contrario, maggiore è chi lo vive e più calda e viva è la relazione.

Non sono i canti o le preghiere o il numero delle persone che creano l’atmosfera, è la gioia e il desiderio di essere in quel posto insieme.

Mi è capitato spesso di affermare che non tutti i luoghi religiosi sviluppano la stessa atmosfera e ti inducono a pregare con la stessa intensità. In molti casi la risposta era: “Dio è in tutti i luoghi e quindi un posto vale l’altro”. Potrebbe ma non lo è! Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché di norma ai pellegrinaggi mariani ci si trova sempre così bene tra fedeli. Questa atmosfera non deriva forse nel fatto che tutti riconoscono e sentono la maternità Divina di Maria in egual maniera? Questo sentimento non si ripete invece con la stessa intensità nella partecipazione alla Messa.

Per la partecipazione alla Messa il prete fa la differenza?

In qualche modo secondo me si, soprattutto se il suo comportamento con il suo gregge è coerente con i suoi insegnamenti dal pulpito; in questo caso qualcuno può essere indotto a partecipare per trarne ulteriori riflessioni o insegnamenti. Però non lo ritengo determinante.

Un cristiano maturo ha bisogno del prete in quanto Ministro di Dio e della Chiesa, ma ha le capacità di elaborare da sé stesso quello che è giusto per lui. Il sacerdote è uomo come noi e sbaglia come noi; è sbagliato pensare che siccome è prete non può sbagliare. Come succede per ognuno di noi, sbaglia, si pente e continua la sua strada. Gli alibi non ci aiutano a crescere. Se non vogliamo parlare o confessarci con un determinato prete rivolgiamoci serenamente ad un altro, intanto che ce ne sono vicini, sapendo che il loro insegnamento non ha ancora creato alcun “mostro”.

Gli avvenimenti, anche giudiziari, che hanno riempito le testate dei giornali dimostrano solo quanto sia aumentata la povertà umana nella quale facciamo media anche noi, non che la Chiesa non sia più necessaria. “… le porte degli inferi non prevarranno” - “… il cielo e la terra passeranno, le mie parole non passeranno” (Matteo: 16,18 e  24,34).

L’assoluzione dei peccati può essere comunitaria?

In alcuni momenti è data facoltà alla Chiesa di assolvere comunitariamente (Conflitti bellici, calamità o pandemia come quella che abbiamo attraversato) ma la forma comandata dalla Chiesa sulla base del messaggio evangelico (Matteo 18,15-20) rimane quella dell’accusa personale delle proprie mancanze. La Chiesa è tollerante sull’esposizione dei peccati, purchè ne sia chiara la natura.

I Sacramenti sono tutti importanti?

Confesso la debolezza delle mie argomentazioni e non contesto nulla, tuttavia preferivo il tempo in cui il Battesimo era alla nascita; a 6/7 anni ci veniva insegnato a confessarci e poi a incontrare Gesù Eucaristia; dopo un anno con la Cresima si diventava “soldati di Cristo”.

Prima di diventare “soldati” bisognava conoscere bene il catechismo. Dopo la Cresima solo pochi mancavano alle funzioni liturgiche. Mi sembrava che ci fosse un crescendo adeguato all’età, forse anche un po’ più di capacità di dialogare coi piccoli. Ma era tanto tempo fa.

Posso quindi esprimere solo qualche desiderio, l’indirizzo pastorale è competenza esclusiva del Vescovo.

Battesimo – Visto che sono contemplate varie forme di Battesimo legate a situazioni particolari, proporrei (per le famiglie cristiane) il Battesimo di desiderio subito dopo la nascita e il rinnovo del rito dopo la prima Confessione a 6/7 anni. A seguire la Comunione e la Cresima.

Matrimonio – Solo qualche incontro col parroco, ma determinante per comprendere se c’è l’intenzione di crescere una famiglia cristiana o fare una cerimonia teatrale.

Ordinazione – Obbligo di applicare un piccolo Crocifisso di riconoscimento sulla giacca o sulla camicia.

Estrema unzione – Porterei periodicamente ad ogni ammalato o persona molto anziana questo Sacramento previa ampia dottrina sul suo significato.

Cosa si potrebbe fare per ridurre lo svuotamento delle chiese?

Prima di tutto ammetterlo. Penso che non prendere atto del continuo svuotamento delle chiese senza tentare di frenarlo sia un grande errore. Ma questo processo non può essere interrotto senza porsi degli interrogativi: perché le persone non vanno più in chiesa? Perché i giovani dopo la Cresima spariscono? Perché gli oratori sono vuoti? Perché i parrocchiani non si curano delle necessità della loro chiesa locale? E ce ne sarebbero tante altre.

Prima di tutto, secondo me, è necessario alzare la voce quando si parla di peccati gravi, come si fa sottolineando una frase importante su uno scritto (alcuni sacerdoti hanno mostrato di non gradire questo suggerimento). Nell’insegnamento gli allievi devono apprendere le cose giuste tra le tante cose che sentono e quindi devono udire e ripetere per tante volte le cose che contano; i cristiani alla Messa, visto che non possono essere interrogati, devono far proprie le indicazioni che vengono dal Vangelo tramite la spiegazione del sacerdote per comprendere i propri errori. Ma tutto non può essere contenuto in un rapporto magistrale senza che ci sia un rapporto amicale, fraterno col pastore e con la comunità che frequenta: siamo umani e tutti abbiamo bisogno di amore, quindi bisogna favorire questo incontro.

Fino a quando la parola “fratello” farà parte di un rituale scritto da recitare in chiesa ma difficile da esprimere con naturalezza al di fuori, in mezzo alle persone, non saremo una famiglia cristiana compiuta.

Per i giovani di oggi è richiesta una famiglia più ristretta ma con le medesime caratteristiche, adiacente a quella naturale, cioè l’oratorio. Ma se non c’è la famiglia più grande sarà molto difficile animarne una che soddisfi le esigenze dei giovani sempre alla ricerca di nuove scoperte e di nuove sensazioni. Senza una grande passione si può solo “tirare a campare” incapaci di intercettare qualsiasi pensiero che passi nella mente di un giovane. Gli educatori dell’oratorio non si trovano per strada; sono papà, mamme e adulti che si occupano di chi passa di lì come se fossero figli propri. Altrimenti che oratorio è? Ma se qualcuno pensa che queste persone non abbiano bisogno loro per prime di sentirsi parte di una famiglia e che debbano impegnarsi solo perché è loro dovere morale, abbiamo un grosso problema originale. Il volontariato si regge solo su una grande passione di essere utili alla realizzazione di una finalità; al contrario si infrange davanti alla frustrazione dell’inutilità del proprio impegno.

Quindi se perdiamo i giovani le chiese continueranno a svuotarsi per effetto naturale.

 

Ci tengo a sottolineare che in qualche caso il mio pensiero è stato rigettato come “bigotto”. A me sembra rilevare invece che questi argomenti siano trattati con troppa superficialità e si basino su “teorie di convenienza” che si pongono addirittura fuori della dottrina cattolica. Forse dovremmo attingere maggiormente all’insegnamento di Papa Francesco come unico faro che illumina la nostra strada verso il “Regno”.

martedì 5 ottobre 2021

LA PANCIA DI DIO

 

Sarà la vecchiaia che avanza, sarà la manifesta impotenza a incidere in qualche modo nella vita dei nostri figli (giustamente), fatto sta che sentiamo ogni giorno di più l’avvicinarsi del nostro destino.

La nostra vita, già abbastanza avanti, ci ha fatto toccare con mano la caducità dell’uomo e quanto possa essere rapida la fine della nostra esistenza. Ma siamo così attaccati a questa terra che istintivamente declassiamo la nostra fine a circostanza “eventuale”, vale a dire, a un evento che può capitare: sempre più eventuale col decrescere dell’età.

Ma non è solo questo, da giovani tendiamo a separare nettamente la nostra vita spirituale e sociale dal nostro “menage” quotidiano.  

Non dovrebbe esserci questa separazione! Nella vita comunitaria è necessario che l’individuo dia il suo contributo per sostenere la Nazione secondo le Leggi dello Stato e sia aperto alla solidarietà senza attribuirsi il potere di decidere come e quando osservarle.

Così per il credente: non può stabilire da sè medesimo quali comandamenti obbedire e quali no.

Ma siamo umani, tentati dal diavolo, continuiamo a sbagliare e non raggiungiamo mai quella serena pace del cuore, tipico solo dei fanciulli.

A tale proposito mi viene in mente una conclusione a cui era arrivato mio figlio all’età “dei perché”. Quel giorno stavamo passeggiando nel Parco di Bussolengo e lui trotterellando a fianco continuava a chiedermi di Dio, dov’è, che fa, chi lo ha visto, ecc.; dopo un po’ si ferma ed esclama:  “Ma allora noi siamo nella pancia di Dio!”  Ho guardato mia moglie incredulo che un bambino della sua età potesse arrivare a una conclusione simile. Eppure, io che ascolto il Vangelo, avrei dovuto sapere quanta permeabilità ha un bambino che cresce, avrei evitato così tanti errori nell’essere padre; avrei dovuto ricordare le parole di Gesù: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».   (Mc 10,13-16)

Dove non c’è malizia (cuore di fanciullo) c’è pace e tranquillità, perché il cuore ha riconosciuto lo sbaglio e lo ha ripudiato e non importa se ritorneremo a sbagliare: lo riconosceremo e lo ripudieremo nuovamente.

Il credente ha qualcosa in più. Sa di essere “nella pancia di Dio”, di essere seguito costantemente dal suo amore, sempre pronto a perdonarlo perché desidera che si mantenga sulla “strada di casa”, quella che lo porterà da Lui. Dovremmo essere sempre pronti come Lui ci ha continuato a raccomandare, ma abbiamo veramente le “lucerne accese e ben riforniti di olio”? Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per i nostri fratelli? Penso che questo sia il più importante interrogativo che dobbiamo porci, perché è quello che qualifica tutta la nostra esistenza.

lunedì 30 agosto 2021

AMBULANTI DI UN TEMPO

 


“Ósferrótcridecaalpèldeconéccstrasefóónne…” Il richiamo – di fatto una reclame – annunciava l’arrivo del venditore ambulante. La litania si chiudeva con l’appello all’amata clientela- le fónne – ma ad aprirla era l’elenco della mercanzia ricercata: ossa, rottami di ferri, crine di cavallo, pelli di coniglio, stracci… Tutto nel mondo contadino aveva una seconda chance, la pattumiera è invenzione successiva. In cambio di questa “materia prima seconda” – come la chiamano oggi gli studiosi di riciclo ed economia green – l’ambulante offriva ciotole, posate, rocchetti di refe, qualche nistola colorata.

Gli strumenti dello strasaröerano il carretto (l’antenato deldelivery), la rapidità nel far di conto e la capacità affabulatoria. D’altro canto già il Canossi nella Melodìa faceva confessare alla sua boteghéra che il commercio richiede una generosità vigilata, perché “quant al bondà se pöl bondà de gentilèsa: chèla la costa gnènt”.

Quando gli ambulanti – i mercandèi – si occupavano di un settore merceologico specifico erano palér, parolòcc, capelér, söpelée…

                                                                                            Massimo Lanzini - 29/8/2021

venerdì 20 agosto 2021

CRISTIANI: C’È IL CONDOTTIERO MA NON LE TRUPPE

 

Spesso mi chiedo perché così tanti cristiani in Italia non facciano sentire la loro voce e le loro proposte davanti all’avanzata di teorie e ideologie che vanno sempre più scalzando il senso umanitario e solidaristico del nostro vivere quotidiano (aborto ed eutanasia, per esempio, ma non solo). Non ho una risposta sicura a tutto questo, ma siccome il mio faro, la sola voce che riesco a sentire è quella di Papa Francesco, avversato persino in “casa sua”, cerco di capire perché nemmeno dai sacerdoti arrivi lo stimolo a difendere "calorosamente" i valori importanti che riguardano tutta la nostra vita cristiana. Col battesimo abbiamo ricevuto il “diritto” di ritenerci “figli redenti” ma non quello di dire a Dio “pensaci Tu”. È vero che se non ci abbandoniamo a Lui noi non possiamo salvarci con le sole nostre forze, ma è altrettanto vero che accettando di diventare cristiani siamo diventati testimoni che Gesù è morto per noi dopo averci lasciato un grande insegnamento (Vangelo) e fatti attori principali della Sua missione.  Allora perché non facciamo sentire la nostra voce quando viene messo in ridicolo il Suo messaggio?

Una prima motivazione viene dalla nostra fragilità, dalla consapevolezza dei nostri difetti, dei nostri peccati: come posso io criticare e contestare nelle mie condizioni? Sapere come si sta spiritualmente è importante perché significa che la Coscienza risponde e quindi è aperta alle comunicazioni che Dio continua a mandarci. Serve però un piccolo atto di coraggio: l’umiltà di ritenerci fragili davanti a Dio e davanti agli uomini (confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato…), ma nello stesso tempo convincerci e professare che possiamo veramente contare sull’aiuto di Dio per essere migliori rimanendo comunque sempre fedeli difensori della Sua Parola è strumento per migliorare la società. Anche se siamo i peggiori abbiamo il dovere di testimoniare che Cristo è morto per noi, è Risorto e ci aspetta per festeggiare con Lui.

La seconda motivazione viene dalla nostra superbia: la presunzione di non aver bisogno di Dio per vivere la nostra vita. Ciò è grave perché ci relega a una esistenza animale (a volte peggiore) privandoci di un futuro di eternità nel quale godere il giusto premio per aver riempito la nostra vita terrena di aspirazioni, amore e testimonianza della nostra fede in Cristo. Ci riduciamo così quando non crediamo nella potenza dell’amore e non lo cerchiamo neanche. Il più delle volte ciò deriva da un’infanzia infelice, da traumi che abbiamo subito da piccoli impedendoci di sperimentare serenamente la dolcezza di questo sentimento. Costretti a cercare da soli le motivazioni della nostra esistenza, finiamo col farci guidare istintivamente da persone e da messaggi che ci sostengono, che invece hanno un progetto ahimè ben definito, non certo quello di favorire la nostra crescita umana e spirituale. Ecco il punto: umanità e spiritualità, sono i sostegni basilari di ogni persona che entra in difficoltà ogni qualvolta prevale l’uno a danno dell’altro.

C’è una terza motivazione, forse più banale ma non meno colpevole: vivere la religione in modo infantile. Se uno non crede a Dio ma ne cerca la traccia, probabilmente finirà nelle sue braccia misericordiose. Ma un credente che non farà del suo meglio per mettere in pratica i suoi Comandamenti è destinato a un giudizio molto severo.

Pare che nessuno si accorga della freddezza con la quale si celebrano tante liturgie, la Messa con canti che sono anche bellissime preghiere, ma con ritmi musicali privi di festa; letture fatte in fretta, a volte lette in maniera incomprensibile; prediche che a volte servono solo a chi le fa; l’intercalare poco raccoglimento; poca enfasi ai momenti più importanti. Se non riusciamo a vivere la Messa come vicinanza a Cristo e al suo sacrificio per noi e le altre funzioni liturgiche come lode festosa a Dio Padre o allo Spirito Santo, allora dobbiamo iniziare tutto daccapo, da quando eravamo bambini. Per essere buoni cristiani bisogna amarsi come comunità ed essere felici di trovarsi insieme a lodare Dio. La fretta di lasciare il Tempio indica che quei credenti hanno bisogno di un missionario.

Un’ultima motivazione in base a quanto ho notato è la vergogna di farsi riconoscere come cristiani. Per me è gravissimo! Nella maggior parte del mondo i cristiani sono perseguitati, uccisi, umiliati e sopportano ogni sorta di soprusi; non è né comprensibile né accettabile che in uno Stato come il nostro, con tutte le libertà e tutele possibili, un cristiano abbia vergogna di mostrarsi tale. Se nelle nostre chiese si trovasse il tempo di leggere un qualche grido di aiuto dei nostri fratelli perseguitati riportati sui settimanali/mensili dei missionari, sempre dimenticati dalla stampa nazionale se non nei momenti delle grandi tragedie, allora, forse, ci sarebbe qualcuno in più a farsi pubblicamente il segno di croce, come dire: io ci sono.

giovedì 22 aprile 2021

LA CORNA LONGA

 

 
La Corna lunga (1158 m) vista dal Monte Ucia (1168 m). Questa cima è molto frequentata dagli abitanti di Serle, che la chiamano "La Corna dè Caì, e vi hanno costruito una Santella alla Vergine e un altare per celebrare la Messa.