lunedì 8 agosto 2016

CRISTIANI PER FEDE

Per essere veri cristiani bisogna prima di tutto credere in Dio Padre, poi credere in Gesù Cristo veramente esistito e morto in croce, infine credere che quello che gli evangelisti hanno scritto è la verità. Per essere cristiani quindi bisogna avere fede!
Si sente dire che noi siamo cristiani perché nati in nazioni cristiane, altrimenti saremmo musulmani, indù, ebrei o altro. Questo è vero, ma solo per chi non ama la verità o si rifiuta di credere. Avremo molte cose da farci perdonare come cristiani, per cattiverie passate e presenti, ma abbiamo il diritto di definirci come gli unici a possedere la “verità” perché non c’è nessun’altra religione documentata come la nostra nonostante siano trascorsi 2000 anni dalla morte di Gesù. A riguardo Marco Fasol spiega:
I manoscritti neotestamentari si trovano sparsi in tutto il mondo. Raccolte di particolare importanza si trovano nel monastero del Monte Athos (900 manoscritti), nel monastero di Santa Caterina nel Sinai, (300), a Roma (367), Parigi (373) Atene (419), Londra, San Pietroburgo, Gerusalemme, Oxford, Cambridge, Mosca e in molte altre località.
Queste migliaia di manoscritti riportano tutti lo stesso testo evangelico, con una concordanza impressionante. Essi garantiscono che ci troviamo di fronte al testo di gran lunga più controllato e sicuro nella storia.
Come ha scritto il biblista card. C. M. Martini: “Lo studio dei manoscritti è una vera e propria avventura scientifica condotta col sussidio di un’immensa e puntuale documentazione. E la scoperta fondamentale è sempre quella sorprendente di un testo che, nonostante il fluire dei secoli e le molteplici trascrizioni, si è conservato fedelmente, permettendo così agli studiosi e ai traduttori di farlo risuonare, intatto nelle nostre comunità e per i singoli lettori, credenti e no” (K. e B. Aland, Il testo del Nuovo Testamento, Marietti, Genova, 1987, p. XII). L’elenco completo dei cinquemila manoscritti greci si può trovare in Nestle – Aland, Novum Testamentum graece, 27^ ed. Stuttgart, 1993. Oppure nel testo di K. e B. Aland sopra citato.
Come se non bastasse ci sono prove inconfutabili di miracoli avvenuti in presenza di incredulità umane verso la perpetuazione del corpo di Cristo nel pane consacrato (vedere i miracoli Eucaristici di Bolsena, Roma, Cascia, Bagno di Romagna, Firenze, Ferrara, Lanciano, Offida, Macerata, Morrovalle, ecc.).
Ma ancora: tutto il messaggio dettato da Gesù, la Buona Novella, si basa essenzialmente sull’amore verso Dio e verso il prossimo. C’è forse un messaggio diverso da offrire all’umanità? L’umanità si aspetta forse un messaggio diverso?
Non possiamo chiedere di più per essere in grado di decidere da che parte stare. A questo punto è puerile nascondersi dietro l’immaginario di una religione di nazione o continente. E’ solo questione di fede. Questo vale anche per i nostri fratelli maggiori, gli ebrei, che non hanno dalla loro alcuna scusante per non credere che il Messia è già venuto. Ma la fede richiede anche un cuore umile.

giovedì 21 luglio 2016

GOLPE IN ... EUROPA

Potremmo definirlo così il fallito colpo,di stato in Turchia. Infatti in un colpo solo ci siamo trovati con un intruso nella NATO, una Turchia che a dispetto degli avvenimenti e' ancora difesa da alcuni Stati dell'Unione ed altri che cercano di cavalcare il caos per aggiudicarsi la guida di questa Europa sconquassata. Il tutto condito da un imbarazzante silenzio sul comportamento di un uomo che vuole assomigliare sempre più a una divinità; senza per questo voler giustificare l'atteggiamento dei "ribelli" del tentato golpe.
Chi era Erdogan lo sapevamo sin dal finto appoggio alla lotta contro l'Isis e dalle pretese economiche avanzate all'Europa in modo piuttosto ricattatorio. Non dovremmo quindi meravigliarci se in Turchia la libertà di espressione sarà sostituita dal "tacito assenso".
Quello che continua a meravigliare e' il proliferare dei trattati per la salvaguardia dei diritti della persona che vengono deliberatamente ignorati dagli affari e dal dio denaro, i quali, da sempre, vivono sulla sofferenza della povera gente, almeno quelli che non sospendono gli intrallazzi con Stati come la Turchia. Si dirà: allora non si lavora più! A parte il fatto che migliorando in coerenza otterremmo più autorevolezza e probabilmente otterremmo partner aggiuntivi, non vedo come lasciandoci trascinare dall'ipocrisia partecipiamo a rendere il mondo migliore: o magari non ci interessa? Perché crediamo che, per esempio, il nuovo premier inglese non abbia voluto un incontro con l'Italia? Perché il nostro Paese non conta nulla e non condiziona nulla in Europa, se non i discorsi sulle buone intenzioni. Ad un tratto ci siamo accorti che i veti li pone la Germania ormai leader indiscussa dell'Europa senza la Gran Bretagna. Ancora una volta sarà la Germania a decidere cosa fare con la Gran Bretagna in base agli interessi che ha con quel Paese o in funzione di esso. Cos'è questo se non un colpo di stato soft? Chi limiterà il potere tedesco? La Francia di Hollande che ha toccato i minimi storici della sua coesione?
Ci siamo ridotti a 26 nani di fronte a una macchina economica qual'e la Germania e al momento possono esserci frizioni solo tra i "sudditi". Onore al merito. Quale nano anche noi abbiamo una infinita' di compiti a casa da fare, altro che essere a posto e qui i nostri politici, tutti, non brillano per italianità. Se solo si volesse si potrebbero mettere in campo progetti a lungo termine per la risoluzione dei problemi che diventano sempre più pesanti: la sicurezza, la giustizia, la sanità, la ricerca, lo sviluppo, ecc. Invece siamo fermi alle beghette derivanti dall'invidia e dal potere perduto: "muoia Sansone con tutti i filistei".
E poi e' necessario che l'Italia ritrovi la coerenza dei comportamenti con l'Europa, specie nelle trattative con la Gran Bretagna, difendendo prima di tutto quello che di europeo e' rimasto, anche se questo può danneggiare gli interessi inglesi. Non si abbia timore ad alzare la voce contro gli Stati che non concedono i diritti civili riconosciuti sospendendo ogni aiuto o sostegno alle imprese che intendono svolgere rapporti commerciali con quegli Stati.
Mi auguro che in questo passaggio cruciale della nostra storia la nostra politica ritrovi l'unità e sappia rispondere adeguatamente alle speranze degli italiani.



domenica 22 maggio 2016

ALIMENTAZIONE E QUALITA' ITALIANA

Di fronte al Trattato atlantico (TTIP), che ci toglierebbe quel poco di fiducia che ci è rimasta, al bollino rosso degli inglesi sulle marche non autoctone (le cosiddette etichette semaforo), al latte importato dall’est e dalla Cina delle multinazionali, l’embargo commerciale con le nazioni ostili (leggi Russia), mi chiedo cosa stiamo aspettando per adottare mosse strategiche che impediscano all’Italia di essere risucchiata nel vortice degli egoismi nazionalistici europei e cancellare la nostra eccellenza alimentare.
A volte viene da pensare che ci sia un tornaconto commerciale anche nelle aziende italiane, forse non sempre lige ai protocolli, ma determinate nello stesso tempo a voler mantenere il marchio.
Non ci si spiega perché le aziende di produzione alimentare, di fronte a questi attacchi al settore, non riescano ad accordarsi mettendo bene in evidenza sull’etichetta che la “materia prima” è italiana. Ci sono impedimenti dagli Stati che impediscono una esauriente descrizione? Ancor di più avrebbero ragione quelli che sono contrari al TTIP che porterebbe sul mercato prodotti sempre meno controllabili.

Nonostante le ripetute frodi scoperte dalle forze dell’ordine, è risaputo che la nostra legislazione in materia di alimenti è la più severa al mondo. Se vogliamo rinunciare a questa tutela ingerendo prodotti che possono danneggiare la nostra salute siamo liberi di farlo, ma a coloro che vogliono sapere quello che mangiano sia consentito di poterlo leggere sulle etichette e alle autorità preposte di verificare se quello riportato risponde al vero. Anche se sappiamo che mantenersi in salute non dipende solo dall’alimentazione, nondimeno questa rappresenta l’argomento più importante per la nostra sopravvivenza, il carburante del nostro organismo.

sabato 7 maggio 2016

IL TERREMOTO DEL FRIULI

Il sindaco di Gemona
Le macerie di Gemona
Ieri 6 maggio si è ricordata la tragedia del Friuli, un terremoto che il 6 maggio 1976 ha prodotto circa 2000 morti, ma si è ricordata anche la ferrea volontà da parte dei Friulani di ricostruire i loro paesi.
Si dettero tre priorità: prima la ricostruzione delle fabbriche per continuare a sostenersi senza essere costretti a una nuova emigrazione; poi le case, necessarie per tornare alla normalità; infine le chiese che, nel frattempo, potevano essere sostituite dalle case per le celebrazioni liturgiche.
Da tutto il nord affluirono sui luoghi più colpiti volontari di ogni tipo che con la loro opera consentirono di velocizzare i lavori consentendo a molti di ritornare nelle loro case. Anche da Caino partì un nutrito gruppo di lavoro che si distinse tra la popolazione locale e mantenne anche in seguito legami di amicizia. Non si ripetè più un’esperienza simile di solidarietà nelle calamità successive.

Nel gennaio 1977 l’Amministrazione Comunale, a nome di tutta la popolazione di Caino, portò il suo contributo al sindaco di Gemona, la località più devastata dal sisma. 

lunedì 25 aprile 2016

ESTASI A SAN GIORGIO



Il 25 aprile è tradizionalmente la giornata che i cainesi da anni si sono riservata per stare insieme nella località dove, in un’antica chiesetta, S. Giorgio ha vegliato sulle loro attività montanare. Con l’occasione si continua a fare memoria di un compaesano vittima in questi luoghi della violenza nazi-fascista, Pirlo Giovanni. Sebbene negli ultimi anni la frequenza sia molto diminuita, ora pare si stia recuperando la vocazione di ritrovarsi come comunità, quella che stenta a decollare come Parrocchia.
Stamattina all’eremo sono arrivati poco più di una cinquantina di coraggiosi che hanno sfidato il meteo e, in linea con il proverbio che dice “la fortuna aiuta gli audaci”, hanno goduto di uno spettacolo meraviglioso: la vista del M. Doppo innevato al sole, coronato da tante catene di montagne a notevole distanza, grazie a un limpido cielo azzurro. La S. Messa celebrata dal parroco ha spiritualizzato solennemente questo incontro.

Molte persone hanno lavorato per mantenere bello questo luogo ed altre si danno da fare per consentirne l’accesso attraverso sentieri tenuti puliti, addirittura riscoprendone alcuni andati in disuso per rendere sempre nuovo e piacevole il tragitto; queste persone meritano di vedere un giorno l’area di S. Giorgio gremita per l’avvenuta ricomposizione di una comunità civile e religiosa. Le bellezze naturali risaltano ancora di più se sono tante le persone a goderle in serenità.

sabato 23 aprile 2016

UOMINI ALLO SPECCHIO

Su un piccolo libro, tanti anni fa, l’ing. Luciano Silveri, padre del teleriscaldamento a Brescia, riportava le vicissitudini di un gruppo di giovani che lui seguiva all’Ospedale Civile di Brescia, condannati a morte da grave malattia; uno di questi giovani, in occasione di una gita che l’ingegnere organizzava quando le condizioni lo consentivano, meditando sul comportamento delle persone che incontrava, ebbe a dire: “Sono io che non ho capito nulla o quelle persone vivono con la testa nel sacco?”.
Parole dette da una persona che sa di avere il tempo contato ma, proprio per questo, profondamente attaccata alla vita. Mi viene in mente “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello dove è narrata la storia di un uomo, pure condannato a morte da una dolorosa malattia, che si sofferma a pesare la sua esistenza, il tempo che gli rimane e il comportamento di chi gli passa accanto.
In entrambi i casi io sono uno che queste persone vanno incontrando. Come appaio loro? Sto bene (con qualche piccolo disturbo dovuto al naturale logorio degli anni), non ho pressanti problemi economici, non ho più bisogno di lavorare perché ho la mia piccola pensione, i figli grandi hanno fatto famiglia; ho tempo per riflettere sul tempo che mi resta da vivere e che potrebbe essere anche molto poco. Potrebbero vedermi come “osservatore poco impegnato” quando rifletto sulle vicissitudini socio-politiche del mio paese o dell’Italia e le faccio conoscere su face book; un “idealista” o un “incompetente” in base al contenuto delle mie riflessioni; un “bastian-contrario” se pensano che non sono mai d’accordo con nessuno; un “bigotto” quando difendo i principi fondamentali del cristianesimo: Dio, vita, famiglia; un “populista” quando mi scaglio contro l’inefficienza della “casta”; “individualista” perché non faccio parte di nessuna organizzazione; “vanitoso” perché mi piace comparire;  “moralista” perché avrei sempre qualcosa da insegnare agli altri; “ipocrita” perché cerco di mostrarmi fuori quello che non sono dentro; ma anche un “romantico” se mi vedono godere il mio giardino; un “nonno” se mi vedono giocare coi nipotini.
Come persona piena di difetti, mi porto un po’ di tutto questo. Una valutazione superficiale spesso però trae in inganno e induce a vedere solo ombre nella persona che si incontra; solo le persone che ci sono state vicino a lungo ci conoscono per quello che realmente siamo. Se siamo veramente “poco impegnati”, “idealisti”, “incompetenti”, “bastian-contrari”, “bigotti”, “populisti”, “individualisti”, “vanitosi”, “moralisti”, “ipocriti”, o se invece facciamo del nostro meglio per dare il nostro contributo secondo i nostri principi, senza seguire la massa che segue il comportamento “del così fan tutti”. Se anche quelli che ci conoscono bene non trovano in noi delle qualità e te lo fanno capire, allora è proprio il caso di farci dei grossi interrogativi.
Guai a me e guai a tutti quelli che non lasceranno un segno del loro passaggio su questa terra. Non siamo nati per caso ma per volere di Dio e a Lui dovremo rendere conto dei talenti ricevuti.

Ci sarà l’amore in cima all’ “interrogatorio”! Spesso quanto sappiamo amare appare dai musi lunghi che i “condannati a morte” citati sopra notano immediatamente. I nostri Pastori ci hanno insegnato che amare vuol dire perdonare, anche quando non si capisce perché abbiamo ricevuto un torto. Essere aperti alla riconciliazione ci consente di essere sereni e mantenere le nostre relazioni nelle quali possiamo esercitare l’abitudine al sorriso e alla concordia. Magari scopriremo che non occorre andare di fretta per fare tante cose ma che è meglio valorizzare il nostro tempo per farne alcune bene, specialmente se rivolte alla famiglia.

venerdì 22 aprile 2016

PARCO DELLA ROCCA DI MANERBA


114 ettari di territorio costiero e 84 di superficie lacuale sottoposti a una tutela ambientale pari a quella che oggi è riservata solamente ad alcune zone marine protette, come le Cinque Terre. Questo è il risultato, voluto fortemente dalle amministrazioni locali, dopo che il Consiglio Regionale all’unanimità ha istituito la riserva naturale della “Rocca, del Sasso e Parco lacuale” di Manerba del Garda.

Pino Ragni – Voce del Popolo