domenica 22 maggio 2016

ALIMENTAZIONE E QUALITA' ITALIANA

Di fronte al Trattato atlantico (TTIP), che ci toglierebbe quel poco di fiducia che ci è rimasta, al bollino rosso degli inglesi sulle marche non autoctone (le cosiddette etichette semaforo), al latte importato dall’est e dalla Cina delle multinazionali, l’embargo commerciale con le nazioni ostili (leggi Russia), mi chiedo cosa stiamo aspettando per adottare mosse strategiche che impediscano all’Italia di essere risucchiata nel vortice degli egoismi nazionalistici europei e cancellare la nostra eccellenza alimentare.
A volte viene da pensare che ci sia un tornaconto commerciale anche nelle aziende italiane, forse non sempre lige ai protocolli, ma determinate nello stesso tempo a voler mantenere il marchio.
Non ci si spiega perché le aziende di produzione alimentare, di fronte a questi attacchi al settore, non riescano ad accordarsi mettendo bene in evidenza sull’etichetta che la “materia prima” è italiana. Ci sono impedimenti dagli Stati che impediscono una esauriente descrizione? Ancor di più avrebbero ragione quelli che sono contrari al TTIP che porterebbe sul mercato prodotti sempre meno controllabili.

Nonostante le ripetute frodi scoperte dalle forze dell’ordine, è risaputo che la nostra legislazione in materia di alimenti è la più severa al mondo. Se vogliamo rinunciare a questa tutela ingerendo prodotti che possono danneggiare la nostra salute siamo liberi di farlo, ma a coloro che vogliono sapere quello che mangiano sia consentito di poterlo leggere sulle etichette e alle autorità preposte di verificare se quello riportato risponde al vero. Anche se sappiamo che mantenersi in salute non dipende solo dall’alimentazione, nondimeno questa rappresenta l’argomento più importante per la nostra sopravvivenza, il carburante del nostro organismo.

sabato 7 maggio 2016

IL TERREMOTO DEL FRIULI

Il sindaco di Gemona
Le macerie di Gemona
Ieri 6 maggio si è ricordata la tragedia del Friuli, un terremoto che il 6 maggio 1976 ha prodotto circa 2000 morti, ma si è ricordata anche la ferrea volontà da parte dei Friulani di ricostruire i loro paesi.
Si dettero tre priorità: prima la ricostruzione delle fabbriche per continuare a sostenersi senza essere costretti a una nuova emigrazione; poi le case, necessarie per tornare alla normalità; infine le chiese che, nel frattempo, potevano essere sostituite dalle case per le celebrazioni liturgiche.
Da tutto il nord affluirono sui luoghi più colpiti volontari di ogni tipo che con la loro opera consentirono di velocizzare i lavori consentendo a molti di ritornare nelle loro case. Anche da Caino partì un nutrito gruppo di lavoro che si distinse tra la popolazione locale e mantenne anche in seguito legami di amicizia. Non si ripetè più un’esperienza simile di solidarietà nelle calamità successive.

Nel gennaio 1977 l’Amministrazione Comunale, a nome di tutta la popolazione di Caino, portò il suo contributo al sindaco di Gemona, la località più devastata dal sisma. 

lunedì 25 aprile 2016

ESTASI A SAN GIORGIO



Il 25 aprile è tradizionalmente la giornata che i cainesi da anni si sono riservata per stare insieme nella località dove, in un’antica chiesetta, S. Giorgio ha vegliato sulle loro attività montanare. Con l’occasione si continua a fare memoria di un compaesano vittima in questi luoghi della violenza nazi-fascista, Pirlo Giovanni. Sebbene negli ultimi anni la frequenza sia molto diminuita, ora pare si stia recuperando la vocazione di ritrovarsi come comunità, quella che stenta a decollare come Parrocchia.
Stamattina all’eremo sono arrivati poco più di una cinquantina di coraggiosi che hanno sfidato il meteo e, in linea con il proverbio che dice “la fortuna aiuta gli audaci”, hanno goduto di uno spettacolo meraviglioso: la vista del M. Doppo innevato al sole, coronato da tante catene di montagne a notevole distanza, grazie a un limpido cielo azzurro. La S. Messa celebrata dal parroco ha spiritualizzato solennemente questo incontro.

Molte persone hanno lavorato per mantenere bello questo luogo ed altre si danno da fare per consentirne l’accesso attraverso sentieri tenuti puliti, addirittura riscoprendone alcuni andati in disuso per rendere sempre nuovo e piacevole il tragitto; queste persone meritano di vedere un giorno l’area di S. Giorgio gremita per l’avvenuta ricomposizione di una comunità civile e religiosa. Le bellezze naturali risaltano ancora di più se sono tante le persone a goderle in serenità.

sabato 23 aprile 2016

UOMINI ALLO SPECCHIO

Su un piccolo libro, tanti anni fa, l’ing. Luciano Silveri, padre del teleriscaldamento a Brescia, riportava le vicissitudini di un gruppo di giovani che lui seguiva all’Ospedale Civile di Brescia, condannati a morte da grave malattia; uno di questi giovani, in occasione di una gita che l’ingegnere organizzava quando le condizioni lo consentivano, meditando sul comportamento delle persone che incontrava, ebbe a dire: “Sono io che non ho capito nulla o quelle persone vivono con la testa nel sacco?”.
Parole dette da una persona che sa di avere il tempo contato ma, proprio per questo, profondamente attaccata alla vita. Mi viene in mente “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello dove è narrata la storia di un uomo, pure condannato a morte da una dolorosa malattia, che si sofferma a pesare la sua esistenza, il tempo che gli rimane e il comportamento di chi gli passa accanto.
In entrambi i casi io sono uno che queste persone vanno incontrando. Come appaio loro? Sto bene (con qualche piccolo disturbo dovuto al naturale logorio degli anni), non ho pressanti problemi economici, non ho più bisogno di lavorare perché ho la mia piccola pensione, i figli grandi hanno fatto famiglia; ho tempo per riflettere sul tempo che mi resta da vivere e che potrebbe essere anche molto poco. Potrebbero vedermi come “osservatore poco impegnato” quando rifletto sulle vicissitudini socio-politiche del mio paese o dell’Italia e le faccio conoscere su face book; un “idealista” o un “incompetente” in base al contenuto delle mie riflessioni; un “bastian-contrario” se pensano che non sono mai d’accordo con nessuno; un “bigotto” quando difendo i principi fondamentali del cristianesimo: Dio, vita, famiglia; un “populista” quando mi scaglio contro l’inefficienza della “casta”; “individualista” perché non faccio parte di nessuna organizzazione; “vanitoso” perché mi piace comparire;  “moralista” perché avrei sempre qualcosa da insegnare agli altri; “ipocrita” perché cerco di mostrarmi fuori quello che non sono dentro; ma anche un “romantico” se mi vedono godere il mio giardino; un “nonno” se mi vedono giocare coi nipotini.
Come persona piena di difetti, mi porto un po’ di tutto questo. Una valutazione superficiale spesso però trae in inganno e induce a vedere solo ombre nella persona che si incontra; solo le persone che ci sono state vicino a lungo ci conoscono per quello che realmente siamo. Se siamo veramente “poco impegnati”, “idealisti”, “incompetenti”, “bastian-contrari”, “bigotti”, “populisti”, “individualisti”, “vanitosi”, “moralisti”, “ipocriti”, o se invece facciamo del nostro meglio per dare il nostro contributo secondo i nostri principi, senza seguire la massa che segue il comportamento “del così fan tutti”. Se anche quelli che ci conoscono bene non trovano in noi delle qualità e te lo fanno capire, allora è proprio il caso di farci dei grossi interrogativi.
Guai a me e guai a tutti quelli che non lasceranno un segno del loro passaggio su questa terra. Non siamo nati per caso ma per volere di Dio e a Lui dovremo rendere conto dei talenti ricevuti.

Ci sarà l’amore in cima all’ “interrogatorio”! Spesso quanto sappiamo amare appare dai musi lunghi che i “condannati a morte” citati sopra notano immediatamente. I nostri Pastori ci hanno insegnato che amare vuol dire perdonare, anche quando non si capisce perché abbiamo ricevuto un torto. Essere aperti alla riconciliazione ci consente di essere sereni e mantenere le nostre relazioni nelle quali possiamo esercitare l’abitudine al sorriso e alla concordia. Magari scopriremo che non occorre andare di fretta per fare tante cose ma che è meglio valorizzare il nostro tempo per farne alcune bene, specialmente se rivolte alla famiglia.

venerdì 22 aprile 2016

PARCO DELLA ROCCA DI MANERBA


114 ettari di territorio costiero e 84 di superficie lacuale sottoposti a una tutela ambientale pari a quella che oggi è riservata solamente ad alcune zone marine protette, come le Cinque Terre. Questo è il risultato, voluto fortemente dalle amministrazioni locali, dopo che il Consiglio Regionale all’unanimità ha istituito la riserva naturale della “Rocca, del Sasso e Parco lacuale” di Manerba del Garda.

Pino Ragni – Voce del Popolo

giovedì 21 aprile 2016

2^ BRIXIA PARACYCLING CUP


Sabato 30 aprile 2016 in Piazza Trieste a Caino verrà posto il traguardo di questa GARA CICLISTICA INTERNAZIONALE riservata alle categorie paralimpiche. Per questo motivo il tratto della strada provinciale compreso tra Nave e Caino rimarrà chiuso dalle ore 07,45 alle ore 11,30.
La gara prenderà avvio a Nave alle ore 08,30 con intervalli di 5 minuti tra le categorie stabilite dall'organizzazione.

domenica 17 aprile 2016

GESTO DI MISERICORDIA

16 aprile 2016

Si alternano i segni di una tragedia epocale mai vista dopo l’ultimo conflitto mondiale. Tuttavia le immagini ci spaventano, temiamo di non essere in grado di dare una sistemazione a questa marea umana e nel contempo la sofferenza ci tocca “dentro”, ci interroga. Così, grazie alle riprese di qualcuno, assistiamo a comportamenti che ci sconcertano: il bambino morto raccolto da un poliziotto sulla spiaggia; lo sgambetto gratuito di una giornalista a un profugo; i muri di filo spinato; il pianto disperato di una migrante che chiede aiuto al Papa. L’aveva detto alla stampa: “Questo viaggio è diverso; è un viaggio triste”. Incontrando i profughi a Lesbo il Papa ha voluto mettersi dalla parte di queste persone, facendo condividere a tutto il mondo il loro cuore spezzato per aver lasciato tutto, casa, affetti, averi, per sentirsi ora respinti da tutti. I "disperati" hanno capito il gesto e, anche se in maggioranza musulmani, hanno ringraziato.