domenica 21 febbraio 2016

ESSERE UOMINI E' ANCORA UNA VIRTU'?


Pensare e riflettere apertamente non è un contegno che porti molti complimenti, anzi, sicuramente quelle persone vengono regolarmente fatte mira di critiche e pettegolezzi per essersi permesse di mettere in discussione il pensiero comune predominante, predominante in quanto portato dalle persone che contano. E quelle persone magari contano perché nessuno ha il coraggio di obiettare quando il loro comportamento è ritenuto sbagliato o incoerente. Contano … sul silenzio di tanti. Volesse il Cielo che invece, da noi, il pensiero corrente venisse esclusivamente da persone sagge.

Lo so, non è una novità. E’ sempre stata così! E’ vero, ma io cerco chi non ci sta; quelli che cercano una comunità che vuole migliorarsi fondando il recupero (ormai) sulle nuove generazioni che sappiano mettere l’accento su quello che non va sfidando paternalismo e incoerenza. Se osservate face book noterete che se uno parla o mostra un animale ha centinaia di condivisioni e commenti; se invece prova a dire come la pensa su un argomento viene ignorato quasi completamente; è premiato chi la spara più grossa su qualsiasi argomento, tanto non deve risponderne personalmente. Siamo conformisti. Di per sé il conformismo non è sinonimo di cattiveria o inciviltà. Essere conformisti su quanto crediamo profondamente è un pregio e una qualità che viene dalla coerenza e che merita profondo rispetto.

Spesso però deriva dalla paura di esprimere il proprio dissenso guardando negli occhi un’altra persona, giustificabile quando umanamente uno non ce la fa, ma segno di debolezza sociale quando ci si vuole nascondere nell’anonimato per non danneggiare un possibile alleato o ledere un particolare interesse.

Mettiamo sul banco degli imputati tutti i conformisti? Ci mancherebbe. Però il parlarne non guasta e permette di inquadrare il conformismo come ostacolo al miglioramento della comunità locale, senza del quale non possiamo partecipare a migliorare quella più grande.

Ricordiamoci che chiunque voglia farci fare o dire una cosa che non condividiamo è un potenziale profittatore della nostra buona fede e ci deve indurre a stare in guardia; le autorità sono tali se sono al servizio delle comunità che rappresentano e sanno interpretare i loro malesseri, non se contano sul silenzio di tanti sul loro modo di comportarsi.

Leonardo Sciascia né “Il giorno della civetta” faceva dire al “padrino”:

"........e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca  a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) piglian…. e i quaquaraqua. Pochissimi gli uomini; i mezzi uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezzi uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più in giù: i piglian…., che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione delle anatre".  

giovedì 14 gennaio 2016

MARTIRI E INDIFFERENZA


“Ogni anno 100 mila cristiani vengono assassinati a causa della loro fede. Sono 273 al giorno, 11 all’ora. Il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, tanto che l’80% di tutti gli atti di discriminazione che si perpetrano nel mondo, è diretto contro i cristiani. Nella totale indifferenza dell’Occidente. La cristianità è oggi la religione più perseguitata nel mondo …”

Così esordisce il direttore del Bollettino Salesiano Bruno Ferrero nella sua ampia analisi del fenomeno sul mensile di gennaio 2016. Nella stragrande maggioranza dei Paesi musulmani i cristiani sono obbligati a scegliere se convertirsi o morire. I giornali riprendono le notizie in piccoli riquadri come se fossero delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra non hanno alcuna finalità. Ma se dalla seconda guerra mondiale ad oggi 10 milioni di cristiani hanno lasciato il mondo arabo-islamico prendendo la via dell’esilio qualcosa vorrà pur dire. In Turchia da 2 milioni di cristiani si è passati agli attuali 85 mila. In Libano, il paese arabo dove i cristiani maroniti per decenni hanno avuto il comando della nazione, si è passati dal 55% della popolazione al 30%. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata sul 20% del totale; oggi è scesa sotto il 10%.

Erano il 18% in Giordania, ora sono il 2%. In Siria le comunità cristiane rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al 5%. Presenza zero in Afganistan, Arabia Saudita, Corea del nord e Laos. Religione quasi estinta nelle zone interne dell’Africa a maggioranza musulmana. Sin qui la narrazione del direttore che continua interrogandosi sul futuro dei cristiani in medio oriente.

Davanti allo sgomento che si prova davanti a questi dati mi chiedo fino a che punto la nostra fredda corteccia riuscirà a resistere con indifferenza alla marea di persone che letteralmente “scappano” dalla guerra, dalla persecuzione, dalla prepotenza e dalla fame e ci chiedono aiuto. Come è possibile lasciare che il razzismo e la paura si alimentino quotidianamente per mancanza di interventi drastici contro i trasgressori delle leggi nazionali (leggi espulsione). Per la mancanza di atti determinati ed esemplari da parte dell’Amministrazione Pubblica tutti i rifugiati diventano uguali, quelli che delinquono e quelli che vorrebbero fare qualcosa per chi li sta aiutando. E l’Europa? Possiamo definirla solo in un modo: “Meglio così che niente!” Perché per la maggior parte dei cittadini europei all’utilità zero non ci manca molto. Non è in crisi l’idea di Europa ma l’incapacità di uscire dagli egoismi nazionali per il bene supremo di una “federazione” basata sull’efficienza e la solidarietà. Se così fosse avremmo assorbito disinvoltamente questo esodo epocale e saremmo un po’ più determinanti nella lotta contro la persecuzione dei cristiani. Un giusto equilibrio tra affari e tutela dei diritti civili ne l’Italia ne alcuna altra nazione occidentale l’ha ancora raggiunto e mantenendo i piedi in tante scarpe non si può certo camminare bene verso il futuro. D’altronde l’anticristianesimo l’ha avallato anche l’Europa opponendosi al riconoscimento delle sue origini cristiane nel suo massimo documento costitutivo. Se non interessano i cristiani del proprio paese come possono diventare importanti i cristiani di nazioni lontane, specie se hanno la pelle color cioccolato?

sabato 26 dicembre 2015

IL SENTIERO DEI PAPI



Su un sentiero ben tracciato, dei volontari hanno deposto un certo numero di lastre di marmo recanti ognuna una frase pronunciata da ognuno dei tre Papi saliti agli onori degli altari.
Questo sentiero consente di percorrere a mezza costa un lungo tratto a nord del paese partendo dalla località "San Cap", raggiungendo prima la chiesa di S. Rocco  e poi quella della Madonna delle Fontane, sempre con lo splendido panorama del paese sottostante e delle montagne che gli fanno corona. Volendo si potrebbe proseguire prendendo il sentiero alla sinistra del cancello, al di là del torrente leggermente in salita, non quello basso che porta in una proprietà privata, salire su fino ai tralicci e poi "spianare" fino alla "Piasa dei Termegn" fino a raggiungere località Merolta. Da lì si può scendere in paese sulla strada asfaltata che costeggia rio Merolta o proseguire per S. Antonio passando da "Ca de la ruèr".
Il primo tratto è adatto a tutti, il secondo a quelli con un po'di "gamba". Con un minimo sforzo si possono apprezzare le bellezze naturali di Caino, molte delle quali sono ancora nascoste ma che, si spera, vengano fatte presto conoscere.

mercoledì 9 dicembre 2015

NULLA CAMBIA PERCHÈ NOI POSSIAMO CAMBIARE

Se dovessimo disegnare un grafico in base all’indice di gradimento tra i Papi degli ultimi sessant’anni avremmo, alternativamente, un picco in su e uno in giù. I Papi che la nostra generazione ha conosciuto (Pio XII più per aver sentito dire) sono stati riconosciuti come pilastri della cristianità, tanto che tre di loro sono stati riconosciuti come santi: guarda caso due dal picco in su (Papa Giovanni e Giovanni Paolo II) e uno dal picco in giù (Paolo VI).
L’ultimo arrivato, si fa per dire, procede con passo spedito spiattellando al mondo i difetti del cristiano, religioso e laico, richiamando tutti a un comportamento ispirato dalla parola di Gesù, abbandonando l’attaccamento morboso a questo mondo governato dal demonio. Una profonda umiltà evangelica che professa la certezza della propria fede davanti al mondo come faro e non come pretesa di fare ombra ad altri.
Questo spirito ha fatto di Francesco un personaggio popolare, ascoltato e seguito in tutti i continenti, anche se con finalità diverse.
Ma è anche temuto da chi capisce che separando i difetti del cristiano, presenti in ogni uomo, rimane il messaggio cristiano in tutta la sua bellezza di “inno all’amore”, che nessun’altra religione possiede. Lo temono anche quei consacrati che non capiscono quanto sia importante l’esaltazione del peccato come “ERRORE” e temono che le chiese si svuotino per eccessiva rigidità o perché nel peccato sono coinvolti tanti sacerdoti.
Una cosa però pare certa: il Papa da solo non ce la può fare. Deve essere chiaro a tutto il mondo che la Chiesa è l’insieme di tutti i credenti che le danno credibilità attraverso la coerenza della propria fede, riconoscendo tutta l’autorità dottrinale al Pontefice al quale tutta la gerarchia deve obbedienza.
Se qualche cristiano ha percepito le parole del Papa come autorizzazione a gestire la propria vita come meglio crede, facendo riferimento solo alla misericordia di Dio senza passare dalla Chiesa, è caduto nel tranello di quelle forze che generano una morbosa attenzione mediatica sul Papa per strumentalizzarne il pensiero.
Per i cristiani c’è un Catechismo che non è cambiato. Non è necessario essere perfetti, perché solo Cristo è perfetto ed è morto per riscattare tutti i nostri peccati, ma è indispensabile saper riconoscere quando si sbaglia; sono questi cristiani che più di tutti devono fare un corpo solo con Francesco, perché sono gli unici che possono dimostrare di averlo capito. Verità e determinazione devono essere le qualità caratteristiche del cristiano di questi secoli: guardiamo e impariamo dagli “extracomunitari” perseguitati e ammazzati in giro per il mondo. Nessuna flessibilità è possibile sulle verità della fede dettate da tutti e dieci i Comandamenti e dalla nostra professione di fede, il Credo.
Sono certo che di cristiani veri ce ne siano ancora tanti, forse un po’ timidi, ma pronti ad essere testimoni della loro fede. Del resto la Chiesa, per espressa volontà di Gesù, non sarà mai sopraffatta da nessuno e continuerà ad esistere fino alla fine del mondo, sta agli uomini farla fiorire o farla appassire.

Non possiamo pensare che il dovere civile che porta molti di noi ad opporsi ai divieti che sistematicamente sviliscono le nostre tradizioni religiose, bastino a farci diventare cristiani: sarebbe un grande risultato civico se riuscissimo a mantenerle, ma fino a quando? Un amico mi ha fatto notare che è il cristiano che deve rappresentare il Crocifisso e se fanno togliere il simbolo sulle pareti, rimane quello vivente. Questa è la vera Chiesa dei credenti. Mi sono permesso solo di aggiungere però che la dignità di un uomo, anche se laico e non credente, si misura anche dalla cultura e dalla memoria storica che si lascia portar via da altre etnie. 

venerdì 27 novembre 2015

I TRASPORTI A CAINO


Le persone più anziane si ricordano certamente la strada impolverata che saliva da Brescia verso la Valle Sabbia, percorsa prevalentemente dai carri carichi di legna. Il transito delle persone, se il luogo da raggiungere non era abbastanza vicino da essere percorso in bicicletta, veniva assicurato dalla diligenza trainata dai cavalli. Negli anni 50 fece capolino a Caino la prima corriera a motore guidata da Pierino Azzani, precursore del servizio pubblico che per tanti anni sarà assicurato dai pullman della Sia; su quei mezzi hanno guidato gli autisti storici: Antonio De Giacomi, Mario Benini, Anni, Giuseppe De Giacomi (Frico), Silvio Lanzanova, Giorgio Giorgi.

Ora la gestione del servizio è passato a Brescia Trasporti che ha allungato il percorso fino a Roncadelle inserendolo nella rete cittadina col n° 7.

mercoledì 25 novembre 2015

LE IDEOLOGIE ESISTONO ANCORA?

Per occupare o conservare il potere, da vent'anni a questa parte, si è continuato a dire che le ideologie non esistono più. E forse come manifestazione del pensiero in forma tradizionale è proprio così. Infatti non c’è più la DC, il PCI, il PSI, il PSDI, PRI, il PLI, il MSI, il PSIUP poi PDUP, i VERDI, le cui sigle rappresentavano ognuna una differenziazione nell’area di appartenenza, sinistra, destra o centro. Con la cosiddetta seconda Repubblica si è voluto semplificare cercando di accorpare un centro-destra e un centro-sinistra per raggiungere il massimo risultato elettorale cooptando i leader delle rispettive correnti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli sgambetti e i veti incrociati nonché le differenziazioni sui problemi etici e sociali sono emersi in tutta la loro dimensione, a destra come a sinistra, creando difficoltà al governo di turno e una paralisi sulla via delle riforme.
Nell’attuale situazione in cui le Camere fanno di tutto per attirarsi l’antipatia degli elettori, l’unico partito che raccoglie consensi è quello che, tra i votanti rimasti, interpreta il malessere diffuso per le ingiustizie e per le umiliazioni che sono costretti a subire comuni, provincie e cittadini a fronte di una crisi economica ancora aperta e a un’organizzazione dell’accoglienza ai profughi e della sicurezza antiterroristica che l’Europa sta conducendo in modo abbastanza confuso.
Non importa se ai proclami giacobini non corrispondano idee e proposte; le persone lo voteranno per difendere il proprio orticello, per conservare quello che oggi hanno e domani potrebbero non avere più per non avere tenuto conto a sufficienza di quello che poteva accadere. Dalla parte opposta, una eccessiva elasticità nel considerare la libertà, consente ad ogni voce “fuori dal coro” di accasarsi con loro, formando insieme un impasto radical-socialista che mescola problemi politici con questioni etiche alle quali (questioni) si attengono con scrupoloso metodo, cercando di convincere il popolo ad accettarle.

Mi chiedo: assecondando una o l’altra parte non è forse scegliere un modo di essere? E cos'altro è un modo di essere se non il mattone di un’ideologia?

martedì 3 novembre 2015

... CHIEDO PERDONO ...

Sono vivo, quindi penso, e ragiono su quanto è accaduto nelle sacre stanze in Vaticano e in talune congregazioni religiose, tanto da indurre il Papa ha chiedere scusa per gli scandali che si sono succeduti negli ultimi tempi. So che posso apparire superficiale, ma questi primi pensieri, che non sono tratti dalle ragioni che hanno suscitato determinati fatti, oggi a noi sconosciute, sono un tentativo di capire parlando con la penna.
L’ultimo fatto accaduto ha portato addirittura all’arresto di un monsignore e della sua segretaria, accusati di aver sottratto informazioni riservate della Santa Sede consegnandole alla stampa. Pochi giorni fa un altro monsignore aveva dichiarato pubblicamente la sua omosessualità presentandosi in televisione col suo compagno, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia.
Ancora prima, con Papa Benedetto XVI, c’era stata un’altra fuga di notizie riservate per mezzo del cameriere personale del Papa.
Come possono essere letti questi fatti?
L’arrivo provvidenziale di Papa Francesco ha portato scompiglio in tante stanze del “potere” curiale costringendo i vari prelati a confrontarsi sulla coerenza cristiana del loro ministero. Ha ricordato che il loro esempio è essenziale per tutto il modo cattolico e non può coesistere con un’aristocratica esistenza nei lussuosi e immensi appartamenti nei palazzi apostolici. A ciò aggiungasi la determinazione di Papa Francesco nel condannare una serie di comportamenti: l’abuso sui minori, la corruzione e la mafia.
Tutti i messaggi e le esortazioni inviati al mondo, ma in particolare al clero, evidentemente hanno dato fastidio e hanno generato una particolare resistenza da parte di chi si è sentito chiamare in causa. Forse, però, non hanno capito che ciò facendo andavano rafforzando nel popolo cristiano la figura profetica del Pontefice. Lo stesso tentativo di attribuirgli una malattia invalidante, platealmente smentita dagli stessi attori che sarebbero stati richiamati nella farsa, ha dimostrato una volta di più quanto sia incisiva l’azione semplice ed elementare del suo apostolato basato sull’amore verso gli “ultimi”. L’ostilità non viene solo dai “collaboratori”, viene anche da tutto quel mondo visceralmente anticlericale che vorrebbe ridurre al silenzio la voce del Papa, dei Vescovi e di tutti quei sacerdoti che gridano al mondo di convertirsi. Per quelle persone, compreso qualche giornalista che non si sforza minimamente di essere obiettivo, serve prendersela perfino con l’8 per mille, con caratteri cubitali in prima pagina o parlandone alla radio collegando l'argomento all’arresto dei “corvi”, anche se è un accordo con lo Stato italiano che non c’entra nulla.
Ogni occasione è buona per attaccare la Chiesa. Si vorrebbe che la Gerarchia Ecclesiastica fosse un ente a se stante (in parte hanno già raggiunto l’obiettivo col nostro beneplacito), scollegato dai fedeli, un tamburo da battere a piacimento senza che nessuno si opponga. Che caduta di stile! Quelle sono le stesse persone che sono “aperte” alle richieste dei musulmani che, guarda caso mantengono ben saldo il legame tra fede e politica: una contraddizione degna della loro malafede. Sono sempre loro che si oppongono al sostegno della scuola paritaria gestita dalle varie congregazioni cattoliche adducendo la scusa che la scuola pubblica ha bisogno di essere sostenuta e gli altri devono arrangiarsi. A parte il diritto di poter scegliere liberamente un metodo educativo, con un po’ di ragionevolezza potrebbero comprendere che, nelle attuali condizioni, senza la scuola paritaria il settore dell’istruzione andrebbe in fallimento.
Veniamo a noi: possiamo considerarci esenti da responsabilità dovute a questo stato di cose? Pensiamo davvero che l’ostilità che trova Papa Francesco sia tutta da addebitare alla Curia e agli anticlericali? Non ci siamo liberati troppo presto della “veste candida” del Battesimo? Per le nostre umane fragilità, non abbiamo abbandonato troppo presto la concezione di peccato inducendo il nostro “vicino” a considerare che qualsiasi comportamento è normale anche quando non lo è? Non ci stiamo dimenticando quello che stanno subendo i nostri fratelli cristiani nel mondo?
Il Papa con le parole “… certi sacerdoti quanto male hanno fatto alla Chiesa” è pienamente consapevole dell’opera di risanamento con la quale è chiamato a misurarsi, e quelli di noi che si sentono cristiani, anche se pieni di colpe e di difetti, non dovrebbero lasciarlo solo. Ciascuno dovrebbe fidarsi e trovare il coraggio per difendere il suo operato davanti a tutti. Che bell’esempio di coerenza sarebbe questa! Come fulgido esempio ci è rimasto solo lui: lasciamoci guidare alla ricostruzione morale dell’Italia e del mondo intero.