Pace, pace, pace gridano le folle
dalle piazze, i politici dai loro scranni, quei pacifisti che pensano che la
pace la debbano fare sempre gli altri, scrittori, filosofi ed intellettuali che
sulla pace hanno scritto di tutto. Molti si rifiutano di pensare con la propria
testa perché hanno paura di non essere all’altezza di qualche eminente
personaggio che va sbandierando la propria infallibilità.
Ma la domanda è: che pace vogliamo?
Vogliamo una pace duratura che
proviene da una mediazione internazionale che tiene conto delle ragioni e non
della forza bruta o una pace basata sulla resa incondizionata a una prepotenza
cosciente di essere più forte militarmente? E quando una parte non vuole
sedersi a discutere di una pace che non sia quella che gli fa comodo, cosa
fare? La stragrande maggioranza delle Nazioni assiste impotente alla morte di
migliaia di persone e alla distruzione di gran parte di una nazione sovrana
senza poter intervenire per non provocare una catastrofe umanitaria.
La minaccia e il ricatto di chi
possiede armi nucleari sono da considerarsi elemento determinante per
sopportare i soprusi degli Stati che la detengono?
Si alle armi all’Ucraina, no alle
armi all’Ucraina è un continuo distinguersi tra personaggi che vivono nel burro
della loro vita quotidiana e vogliono esprimere solo a parole il loro sostegno.
Chi trovandosi una persona caduta si limita a dire: “Mi dispiace” e non l’aiuta
invece a rialzarsi? Non ci siamo mai interessati delle armi fornite alla
resistenza in vari Stati lontani del pianeta; ci siamo perfino dimenticati
degli aiuti militari che abbiamo ricevuto noi italiani quando ci siamo trovati
davanti a una prepotenza bellica brutale. Che ne sarebbe stato dell’Europa se
l’America non fosse intervenuta a difenderci?
Nello stesso modo dobbiamo chiederci:
che ne sarebbe dell’Europa se lasciassimo che le brutali forze militari russe
conquistassero l’Ucraina?
Pace, pace, pace, ma chi vuole
veramente la pace? L’Ucraina! Lei sola vuole la pace, gli altri la vorrebbero,
ma per motivi diversi. Ci sono al mondo solo tre attori in grado di fermare
Putin, se si coalizzassero: la Cina, l’India e gli Stati Uniti. L’Europa, con
poca convinzione e tante divisioni, aiuta l’Ucraina con le armi e la
solidarietà, ed è già molto, ma non ha voce in capitolo. Le difficoltà vere ad
ottenere la pace vengono dagli attori principali che non vogliono rinunciare ad
esercitare la loro influenza nel mondo (Cina e America) e chi ha tutto da
perdere scaricando la Russia (India). Ma questi “grandi” stanno giocando col
fuoco. Come possiamo escludere che un banale incidente sviluppi un fuoco
nucleare mondiale? Il buon senso ha impedito che il missile (ucraino?) caduto
in Polonia diventasse una miccia, ma ha anche dimostrato come sia possibile che
l’incidente avvenga. Se Cina, Stati Uniti e India si accordassero su alcuni
punti chiave della convivenza mondiale ed isolassero la Russia per quello che
sta facendo in Ucraina, il cessate il fuoco sarebbe raggiunto in poco tempo. Altri
intermediari capaci di influenzare un despota non ce ne sono. In assenza di
validi mediatori la guerra continua, uccidendo e devastando qualsiasi cosa che
possa fiaccare la resistenza ucraina. Insieme alle vittime di guerra, l’inverno
porterà con sé la morte di molti anziani impossibilitati a difendersi dal
freddo a causa della distruzione delle centrali elettriche, senza che noi possiamo
fare nulla per impedirlo. Sento dire che inviando le armi peggioriamo la
situazione. Siamo ciechi? Senza le armi dell’Occidente la nazione Ucraina non
esisterebbe più! Le fosse comuni non sarebbero state scavate solo a Bucha e
Cherson ma in tutto il territorio ucraino. Questo sì che porterebbe alla fine
della guerra e alla pace voluta da Putin. Allora sarebbe più onesto e coerente
ammettere che degli ucraini non ci importa nulla, né dei vivi né dei morti.
Tra i tanti insegnamenti che questo
conflitto assurdo ci ha impartito, ce ne sono alcuni che la nostra Europa
dovrebbe aver ben imparato e dovrebbe mettere in pratica prima che sia troppo
tardi:
1) Realizzare gli Stati Uniti d’Europa
dove le decisioni in materia di Difesa e di politica estera siano prese a maggioranza
vincolando tutti gli Stati membri;
2) 2) La solidarietà come base della
convivenza europea facilitando lo sviluppo dei paesi membri e la soluzione di
problematiche inerenti alla posizione geografica;
3) 3) Favorire il raggiungimento dell’autonomia
energetica all’interno dell’Unione come patrimonio comune da distribuire al
giusto prezzo.
Il non aver raggiunto la stessa unità
d’intenti nella gestione comune delle problematiche del continente, rende di
fatto ininfluente il peso politico dell’Europa nella guerra Russia-Ucraina, e
questo nonostante le sanzioni verso l’aggressore siano state accettate (o
sopportate) da tutti gli Stati membri. Quanto contiamo nello scacchiere lo
dimostra la risposta che gli hacker russi hanno dato alla risoluzione europea
di considerare la Russia nazione che usa metodi terroristici: hanno mandato in
tilt i server di tutti gli apparati del Palazzo. Quasi a dire:” Attenti a
quello che fate o dite”.
Come uscirne?
La situazione è talmente complessa da
vedere ben pochi spiragli per un cessate il fuoco. Come si diceva le due
nazioni che potrebbero fare la differenza tengono le loro carte coperte e non
prendono posizione lasciando solo gli Stati Uniti a fare la voce grossa; in
questo modo Putin rimane attivo nelle relazioni internazionali e le sue “casse”
resistono agli attacchi degli oppositori.
Singoli stati europei sono usati a
piacimento dalla Russia come tentativo di seminare discordia nell’Unione che
già naviga per suo conto in acque non molto tranquille.
Mi chiedo, se la maggior parte delle
nazioni UE non fosse nella NATO, avrebbe ugualmente sostenuto la resistenza
ucraina? Eppure, sono i confini europei ad essere minacciati.
Quando sparliamo della NATO dovremmo
pensare anche a questi passaggi, perché visti i tanti sfilacciamenti europei,
senza almeno l’unione di facciata, saremmo delle bandierine al vento, strappate
al primo temporale.
Il “Generale inverno” sarà il primo ostacolo
importante. La disperazione della popolazione ucraina potrebbe portare ad
azioni che Putin potrebbe considerare insopportabili tali scatenare tutta la
potenza rimasta (se ancora ne ha) e devastare quella terra fino alla resa. Da
parte sua, la Russia, potrebbe parzialmente sabotare la Centrale Nucleare di
Saporiska dando la colpa all’Ucraina e avviare l’uso di armi sporche fino alla
destabilizzazione politica e alla resa. Dio illumini la mente di chi governa
questo conflitto.
Gli inguaribili ottimisti potrebbero
dire: “E’ ormai questione di ore. Poi si siederanno ad un tavolo e si
accorderanno sulla definizione dei confini”. Almeno fosse così! Ma chi li
farebbe sedere al tavolo?
E noi che ruolo giochiamo in questa
guerra?
Intanto quello di manifestare
apertamente che l’oligarchia russa ha commesso una gravissima violazione alla
integrità nazionale dell’Ucraina. Chi dice il contrario non esprime il suo
pensiero, si mette dalla parte del despota perché vorrebbe un regime simile.
Possiamo continuare ad essere
solidali coi profughi facilitando la loro vita lontano dai propri cari e dalla
propria patria.
Possiamo riconoscerci più umani e
compiere gesti di pace tra noi che non siamo in quella situazione.
Potremmo fare pressione perché si
arrivi presto a una Europa forte.
Potremmo pregare molto perché Dio
faccia quello che gli uomini non sanno fare.