Il Laghetto è sicuramente uno dei luoghi naturali più suggestivi di Caino. Peccato che l'attenzione sia puntata solo sulla Valle di Bertone.
Il Laghetto è sicuramente uno dei luoghi naturali più suggestivi di Caino. Peccato che l'attenzione sia puntata solo sulla Valle di Bertone.
Non c'è solo la spada nella roccia, allo "Stallino", sopra "Gnoal", c'è questo albero che non si capisce da che radici si tenga in vita. Forse, come tanti esseri umani, ha solo bisogno del suo ambiente naturale.
Passeggiando sulla Vià Noa ci si può imbattere in questa piccola cascatella che rende più piacevole e più apprezzabile quello che ci circonda.
Come
l’amore, di cui è pure emanazione, anche l’amicizia è un termine abusato, che
spesso non viene attribuito a un reale sentimento.
Si
parla di amicizia quando ci si frequenta al bar o alle feste; quando la si
richiede in Facebook; quando ce la attribuiamo riguardo a una persona nota che
abbiamo conosciuto appena; quando riteniamo di averla in virtù di interessi
comuni o perché lavoriamo assieme; quando pensiamo che basti un tratto di
cammino per essere amici.
Tutto
questo può essere di aiuto a conoscersi, ma quanto ad essere veramente amici ce
ne passa. Tanto per citare un esempio: un giorno mi è capitato di rispondere al
post di un “amico” in facebook precisando il mio pensiero; ne è seguita una
reprimenda antipatica, solo per aver messo in discussione la sua verità. Chiamarsi
amici e non accettare il confronto non è segno di amicizia.
Spesso
assistiamo alle “amicizie” di chi finge di essere d’accordo (anche quando non
lo è): questo io lo chiamerei tornaconto.
Tutte
quelle volte che sento dire - Io ho un sacco di amici! - mi chiedo se veramente quello ha conosciuto
la vera amicizia. Se gli amici rimasti a Gesù Cristo sono quelli rimasti sotto
la Croce come si può pensare di essere più fortunati di Lui? Non è forse perché
ancora non siamo stati messi a dura prova?
Perché
avrebbero coniato un proverbio così calzante come “Chi trova un amico trova un
tesoro?”
Un
vero amico ti ha già fatto la radiografia e conosce perfettamente i tuoi pregi
e i tuoi difetti ed ha deciso che su di te può contare, ed anche lui.
Sa
che nessuno è perfetto e qualche volta lo deluderai, ma rimarrà al tuo fianco comunque
e cercherà di farti ragionare per dissipare tutte le incomprensioni.
Sa
che è il cuore a misurare l’amicizia e sa di poter contare sul tuo. Sa che nel
momento del bisogno potrà appoggiarsi a te e tu a lui e che farà i salti
mortali per poterti aiutare.
Forse
lo manderai a quel paese quando non vorrai ammettere di aver sbagliato, ma poi
lo richiamerai pentito perché sai che gli è costato contrariarti, ma l’ha fatto
per te, non per essere più bravo.
Quando
tutti ti volteranno le spalle dicendo ogni cosa su di te, lui ti sarà vicino per
difenderti se avrai ragione, a giustificarti se avrai torto, perché conosce il
tuo cuore e sa che se anche avessi sbagliato hai il coraggio e la forza per rimediare.
Avere
il cuore in comune significa amarsi e accettare i limiti della persona amata,
proprio come una coppia di fidanzati; forse è per questo che non credo
possibile la stessa amicizia tra un uomo e una donna.
È
un sentimento considerato superfluo, specialmente per le persone coniugate,
invece andrebbe rivalutato per l’importanza che ha.
“Tra
moglie e marito” l’unico a poterci “mettere il dito” è proprio l’amico (vero)
che può essere un valido intermediario nei momenti di crisi e che non è
certamente quello che ne approfitta per “sostituirlo”.
Mi
sono chiesto spesso perché sia così difficile avere un amico e ho trovato una
sola giustificazione: siamo troppo individualisti e viviamo in una nazione dove
la maggioranza dei suoi abitanti non ha grandi problemi. Si spiegherebbe così del
perché durante le ultime due guerre si sono cementati dei rapporti di amicizia
che sono sopravvissuti fino alla morte. Sarebbe stato il “bisogno” a coltivare
i rapporti, alcuni dei quali sono rimasti nel tempo.
Oggi
non ci rendiamo conto di quello che perdiamo a non possederla. Avere un amico
significa avere gioia, condivisione, energia e comprensione.
C’è
un solo pericolo che rende fragile il legame: il tradimento o l’abbandono.
Rendersi conto di averlo fatto impone due scelte: o chiedere scusa confidando
di essere perdonati o perdere l’amico.
Auguriamoci
tutti che questo sentimento non si faccia sentire troppo tardi, nel momento in
cui la persona che poteva essere “amica” vera lascia per sempre questa terra.
Avremmo sprecato una grande occasione portandoci appresso il dolore per la
perdita e il rimorso per la nostra ottusità.
È passato un anno dal
riconoscimento del primo caso di coronavirus a Codogno. Da allora centinaia di
morti ogni giorno, hanno portato lutto e tristezza in tantissime famiglie.
Nonostante questo siamo riusciti
a dividerci sui comportamenti da tenere, favorendo in questo modo l’espandersi
di questo pesante flagello in nome di un diritto effimero, quello dell’ “interesse
economico”.
Come se non bastasse, ancora
oggi, qualche rappresentante regionale invoca l’allentamento delle misure
restrittive “per dare ossigeno alle attività produttive”, quasi che queste non
abbiano una ricaduta sulle persone che ne sono interessate.
Concordiamo tutti sulla necessità
di avere un giusto equilibrio tra il vivere quotidiano fatto di lavoro e di
servizi, e la necessità di bloccare definitivamente il contagio, ma non è
tollerabile che si abbandoni il buon senso riducendo le difese alla vita umana.
La vita è la cosa più bella e più grande che abbiamo, insieme all’amore e alla
solidarietà e non la possiamo barattare con nessun interesse economico perché ognuno
può decidere di rischiare in proprio ma non deve essergli consentito di mettere
in pericolo altre persone.
Se non sconfiggeremo il virus verrà
a mancare ossigeno a tutta l’economia nazionale e sarà un disastro per tutti.
Già sappiamo che una parte di popolazione per età, per fatalismo, per
ignoranza, per ripicca, per dispetto o per la semplice voglia di far del male,
come è sempre stato, non si è preoccupata e non si preoccuperà se i contagi
aumenteranno, almeno fino a quando siano coinvolti di persona, ma almeno gli
altri osservino le indicazioni che ci vengono dalle autorità sanitarie, che
certamente ne sanno un po’ più di noi.
Infine, pensiamo a quei medici e
infermieri che dopo una giornata trascorsa a confortare il nostro papà o la
nostra mamma, ritornando a casa tristi e sconsolati per aver visto persone
morire ed altre in gravi difficoltà per il virus, vedono comportamenti incredibilmente
rischiosi commessi con assoluta normalità e leggerezza. Come si sentiranno? Non
basteranno mai i nostri “grazie”.
Ora che si è aperta una finestra
nuova nella politica italiana si è anche illuminata la speranza che tutti
mettano le loro migliori capacità per far fronte ai disagi e rafforzare la lotta alla pandemia e raggiungere così la normalità che ci
consenta di rilanciare, economicamente e socialmente, la nostra bella Italia.