venerdì 11 marzo 2016

DIRETTA FARMACIA

La farmacia al Follo avrà forse creato qualche disagio, ma il dott. Tomasoni la sta  facendo crescere all'insegna di servizi crescenti per la prevenzione.
Mercoledì 16 marzo dalle 09 alle 12 sarà effettuato un test gratuito dell'udito. Approfittarne è un dovere!

giovedì 3 marzo 2016

MODIFICHE NELLA PARROCCHIALE

Dopo l'applicazione dei lucernari ai lati del presbiterio e l'asportazione dell'altare rivolto verso il popolo, il parroco ha rimesso il cancellino che chiude la balaustra.

INCIDENTE IN MONTAGNA

Domenica 28 febbraio il nostro concittadino Italo F., tornando da Conche  è stato vittima di una brutta caduta. Ricoverato agli Spedali Civili gli hanno riscontrato danni ai legamenti che lo costringeranno a tenere la gamba immobile per almeno tre mesi. A lui gli auguri di una guarigione perfetta e veloce.

domenica 21 febbraio 2016

ESSERE UOMINI E' ANCORA UNA VIRTU'?


Pensare e riflettere apertamente non è un contegno che porti molti complimenti, anzi, sicuramente quelle persone vengono regolarmente fatte mira di critiche e pettegolezzi per essersi permesse di mettere in discussione il pensiero comune predominante, predominante in quanto portato dalle persone che contano. E quelle persone magari contano perché nessuno ha il coraggio di obiettare quando il loro comportamento è ritenuto sbagliato o incoerente. Contano … sul silenzio di tanti. Volesse il Cielo che invece, da noi, il pensiero corrente venisse esclusivamente da persone sagge.

Lo so, non è una novità. E’ sempre stata così! E’ vero, ma io cerco chi non ci sta; quelli che cercano una comunità che vuole migliorarsi fondando il recupero (ormai) sulle nuove generazioni che sappiano mettere l’accento su quello che non va sfidando paternalismo e incoerenza. Se osservate face book noterete che se uno parla o mostra un animale ha centinaia di condivisioni e commenti; se invece prova a dire come la pensa su un argomento viene ignorato quasi completamente; è premiato chi la spara più grossa su qualsiasi argomento, tanto non deve risponderne personalmente. Siamo conformisti. Di per sé il conformismo non è sinonimo di cattiveria o inciviltà. Essere conformisti su quanto crediamo profondamente è un pregio e una qualità che viene dalla coerenza e che merita profondo rispetto.

Spesso però deriva dalla paura di esprimere il proprio dissenso guardando negli occhi un’altra persona, giustificabile quando umanamente uno non ce la fa, ma segno di debolezza sociale quando ci si vuole nascondere nell’anonimato per non danneggiare un possibile alleato o ledere un particolare interesse.

Mettiamo sul banco degli imputati tutti i conformisti? Ci mancherebbe. Però il parlarne non guasta e permette di inquadrare il conformismo come ostacolo al miglioramento della comunità locale, senza del quale non possiamo partecipare a migliorare quella più grande.

Ricordiamoci che chiunque voglia farci fare o dire una cosa che non condividiamo è un potenziale profittatore della nostra buona fede e ci deve indurre a stare in guardia; le autorità sono tali se sono al servizio delle comunità che rappresentano e sanno interpretare i loro malesseri, non se contano sul silenzio di tanti sul loro modo di comportarsi.

Leonardo Sciascia né “Il giorno della civetta” faceva dire al “padrino”:

"........e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca  a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) piglian…. e i quaquaraqua. Pochissimi gli uomini; i mezzi uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezzi uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più in giù: i piglian…., che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione delle anatre".  

giovedì 14 gennaio 2016

MARTIRI E INDIFFERENZA


“Ogni anno 100 mila cristiani vengono assassinati a causa della loro fede. Sono 273 al giorno, 11 all’ora. Il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, tanto che l’80% di tutti gli atti di discriminazione che si perpetrano nel mondo, è diretto contro i cristiani. Nella totale indifferenza dell’Occidente. La cristianità è oggi la religione più perseguitata nel mondo …”

Così esordisce il direttore del Bollettino Salesiano Bruno Ferrero nella sua ampia analisi del fenomeno sul mensile di gennaio 2016. Nella stragrande maggioranza dei Paesi musulmani i cristiani sono obbligati a scegliere se convertirsi o morire. I giornali riprendono le notizie in piccoli riquadri come se fossero delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra non hanno alcuna finalità. Ma se dalla seconda guerra mondiale ad oggi 10 milioni di cristiani hanno lasciato il mondo arabo-islamico prendendo la via dell’esilio qualcosa vorrà pur dire. In Turchia da 2 milioni di cristiani si è passati agli attuali 85 mila. In Libano, il paese arabo dove i cristiani maroniti per decenni hanno avuto il comando della nazione, si è passati dal 55% della popolazione al 30%. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata sul 20% del totale; oggi è scesa sotto il 10%.

Erano il 18% in Giordania, ora sono il 2%. In Siria le comunità cristiane rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al 5%. Presenza zero in Afganistan, Arabia Saudita, Corea del nord e Laos. Religione quasi estinta nelle zone interne dell’Africa a maggioranza musulmana. Sin qui la narrazione del direttore che continua interrogandosi sul futuro dei cristiani in medio oriente.

Davanti allo sgomento che si prova davanti a questi dati mi chiedo fino a che punto la nostra fredda corteccia riuscirà a resistere con indifferenza alla marea di persone che letteralmente “scappano” dalla guerra, dalla persecuzione, dalla prepotenza e dalla fame e ci chiedono aiuto. Come è possibile lasciare che il razzismo e la paura si alimentino quotidianamente per mancanza di interventi drastici contro i trasgressori delle leggi nazionali (leggi espulsione). Per la mancanza di atti determinati ed esemplari da parte dell’Amministrazione Pubblica tutti i rifugiati diventano uguali, quelli che delinquono e quelli che vorrebbero fare qualcosa per chi li sta aiutando. E l’Europa? Possiamo definirla solo in un modo: “Meglio così che niente!” Perché per la maggior parte dei cittadini europei all’utilità zero non ci manca molto. Non è in crisi l’idea di Europa ma l’incapacità di uscire dagli egoismi nazionali per il bene supremo di una “federazione” basata sull’efficienza e la solidarietà. Se così fosse avremmo assorbito disinvoltamente questo esodo epocale e saremmo un po’ più determinanti nella lotta contro la persecuzione dei cristiani. Un giusto equilibrio tra affari e tutela dei diritti civili ne l’Italia ne alcuna altra nazione occidentale l’ha ancora raggiunto e mantenendo i piedi in tante scarpe non si può certo camminare bene verso il futuro. D’altronde l’anticristianesimo l’ha avallato anche l’Europa opponendosi al riconoscimento delle sue origini cristiane nel suo massimo documento costitutivo. Se non interessano i cristiani del proprio paese come possono diventare importanti i cristiani di nazioni lontane, specie se hanno la pelle color cioccolato?

sabato 26 dicembre 2015

IL SENTIERO DEI PAPI



Su un sentiero ben tracciato, dei volontari hanno deposto un certo numero di lastre di marmo recanti ognuna una frase pronunciata da ognuno dei tre Papi saliti agli onori degli altari.
Questo sentiero consente di percorrere a mezza costa un lungo tratto a nord del paese partendo dalla località "San Cap", raggiungendo prima la chiesa di S. Rocco  e poi quella della Madonna delle Fontane, sempre con lo splendido panorama del paese sottostante e delle montagne che gli fanno corona. Volendo si potrebbe proseguire prendendo il sentiero alla sinistra del cancello, al di là del torrente leggermente in salita, non quello basso che porta in una proprietà privata, salire su fino ai tralicci e poi "spianare" fino alla "Piasa dei Termegn" fino a raggiungere località Merolta. Da lì si può scendere in paese sulla strada asfaltata che costeggia rio Merolta o proseguire per S. Antonio passando da "Ca de la ruèr".
Il primo tratto è adatto a tutti, il secondo a quelli con un po'di "gamba". Con un minimo sforzo si possono apprezzare le bellezze naturali di Caino, molte delle quali sono ancora nascoste ma che, si spera, vengano fatte presto conoscere.

mercoledì 9 dicembre 2015

NULLA CAMBIA PERCHÈ NOI POSSIAMO CAMBIARE

Se dovessimo disegnare un grafico in base all’indice di gradimento tra i Papi degli ultimi sessant’anni avremmo, alternativamente, un picco in su e uno in giù. I Papi che la nostra generazione ha conosciuto (Pio XII più per aver sentito dire) sono stati riconosciuti come pilastri della cristianità, tanto che tre di loro sono stati riconosciuti come santi: guarda caso due dal picco in su (Papa Giovanni e Giovanni Paolo II) e uno dal picco in giù (Paolo VI).
L’ultimo arrivato, si fa per dire, procede con passo spedito spiattellando al mondo i difetti del cristiano, religioso e laico, richiamando tutti a un comportamento ispirato dalla parola di Gesù, abbandonando l’attaccamento morboso a questo mondo governato dal demonio. Una profonda umiltà evangelica che professa la certezza della propria fede davanti al mondo come faro e non come pretesa di fare ombra ad altri.
Questo spirito ha fatto di Francesco un personaggio popolare, ascoltato e seguito in tutti i continenti, anche se con finalità diverse.
Ma è anche temuto da chi capisce che separando i difetti del cristiano, presenti in ogni uomo, rimane il messaggio cristiano in tutta la sua bellezza di “inno all’amore”, che nessun’altra religione possiede. Lo temono anche quei consacrati che non capiscono quanto sia importante l’esaltazione del peccato come “ERRORE” e temono che le chiese si svuotino per eccessiva rigidità o perché nel peccato sono coinvolti tanti sacerdoti.
Una cosa però pare certa: il Papa da solo non ce la può fare. Deve essere chiaro a tutto il mondo che la Chiesa è l’insieme di tutti i credenti che le danno credibilità attraverso la coerenza della propria fede, riconoscendo tutta l’autorità dottrinale al Pontefice al quale tutta la gerarchia deve obbedienza.
Se qualche cristiano ha percepito le parole del Papa come autorizzazione a gestire la propria vita come meglio crede, facendo riferimento solo alla misericordia di Dio senza passare dalla Chiesa, è caduto nel tranello di quelle forze che generano una morbosa attenzione mediatica sul Papa per strumentalizzarne il pensiero.
Per i cristiani c’è un Catechismo che non è cambiato. Non è necessario essere perfetti, perché solo Cristo è perfetto ed è morto per riscattare tutti i nostri peccati, ma è indispensabile saper riconoscere quando si sbaglia; sono questi cristiani che più di tutti devono fare un corpo solo con Francesco, perché sono gli unici che possono dimostrare di averlo capito. Verità e determinazione devono essere le qualità caratteristiche del cristiano di questi secoli: guardiamo e impariamo dagli “extracomunitari” perseguitati e ammazzati in giro per il mondo. Nessuna flessibilità è possibile sulle verità della fede dettate da tutti e dieci i Comandamenti e dalla nostra professione di fede, il Credo.
Sono certo che di cristiani veri ce ne siano ancora tanti, forse un po’ timidi, ma pronti ad essere testimoni della loro fede. Del resto la Chiesa, per espressa volontà di Gesù, non sarà mai sopraffatta da nessuno e continuerà ad esistere fino alla fine del mondo, sta agli uomini farla fiorire o farla appassire.

Non possiamo pensare che il dovere civile che porta molti di noi ad opporsi ai divieti che sistematicamente sviliscono le nostre tradizioni religiose, bastino a farci diventare cristiani: sarebbe un grande risultato civico se riuscissimo a mantenerle, ma fino a quando? Un amico mi ha fatto notare che è il cristiano che deve rappresentare il Crocifisso e se fanno togliere il simbolo sulle pareti, rimane quello vivente. Questa è la vera Chiesa dei credenti. Mi sono permesso solo di aggiungere però che la dignità di un uomo, anche se laico e non credente, si misura anche dalla cultura e dalla memoria storica che si lascia portar via da altre etnie.