Mi piace pensare che oggi, 2 giugno 2014, festa della
Repubblica, possa essere considerata anche festa di rilancio della Parrocchia,
dal momento che la Messa in “Corna Lunga”
è da ritenere una celebrazione religiosa per la comunità di Caino perfettamente
compatibile con le celebrazioni civili. Inoltre non può passare inosservato il
fatto che tale celebrazione è stata voluta dai giovani della parrocchia, attendati
già da ieri nel pianoro, “germogli” della comunità di Caino e di quella più
grande, la Repubblica italiana. Sarà pure una piccola cosa, ma è un passo
avanti che va assecondato e coltivato affinchè ne seguano altri da condividere
in numero sempre maggiore. Per ultimo, ma non meno importante, osserviamo che è
la prima volta che la Parrocchia organizza la salita alla “Corna Lunga” con la
celebrazione della Messa. Salgono invece a celebrarla ogni anno quelli di Serle
(evidentemente facilitati dal percorso) che hanno arricchito, quella che chiamano
la “Corna de Caì", di altarino e scultura lignea con l’effige della Madonna. Sarebbe
bello se si giungesse ad una condivisione con la comunità confinante, visto l’interesse
dimostrato.
lunedì 2 giugno 2014
mercoledì 9 aprile 2014
CAINO ... PER IL NASO
Dopo
l’affissione degli avvisi di controllo con videocamera, a cui non ha creduto
ovviamente nessuno, assistiamo quotidianamente a un andirivieni di camioncini e
furgoni presso i cassonetti della raccolta dei rifiuti che scaricano
indisturbati sacchi e materiale di ogni genere. Abbiamo scoperto di avere in
paese dalle attività economiche e commerciali più svariate che non conoscevamo:
ditte edili (anche estere), commercio del pesce, falegnamerie, mobilifici, commercio
di elettrodomestici, pittori in quantità, furbetti che si fermano vicino ai
cassonetti ma aspettano ad aprire il baule fino a quando credono di non essere
visti.
Comprendiamo
perfettamente che a Maggio ci saranno le elezioni, ma quello che è
incomprensibile è che nemmeno in questo ultimo scorcio di tempo l’Amministrazione
voglia lenire l’amarezza dei suoi cittadini che si sentono menati per il naso
per la mancanza assoluta di una qualsiasi vigilanza. Poi vogliamo aprire la
Valle di Bertone …
venerdì 4 aprile 2014
IL PRIMO MUNICIPIO
Il
vecchio municipio, prima della guerra 1915, e fino allo scioglimento del Comune
del 1928, era l’attuale casa Borra in Piazza.
Si
entrava da un portoncino e in cima a una rampa di scale si apriva una grande
stanza e un pezzo di loggia.
Caino e la sua storia – pag. 271
lunedì 17 marzo 2014
DOVE ANDIAMO? SERVE UNA BUSSOLA!
Quando sento parlare Papa Francesco mi sento una cosa
sola con la Chiesa che lui vorrebbe, nonostante gli schiaffoni evangelici che ogni
giorno distribuisce a tutto il mondo con l’immancabile sorriso. Calandomi invece
nella realtà quotidiana vedo tutti i limiti che lui denuncia evidenziati
superbamente da quei cristiani che avrebbero le qualità per guidare il gregge
di Cristo, siano essi laici o consacrati, e quelli che spesso concorrono a
impedire che i credenti raggiungano una piena unità frapponendo dei
distanziatori nel rapporto con le persone, che consistono il più delle volte in
giudizi o pre-giudizi sull’operato altrui (non ho la presunzione di salvare
nemmeno me stesso da questa colpa). Vedo inoltre banalizzare il comportamento del
Papa da persone che servono all’altare del Signore e a me non pare che ciò
aiuti a fare della parrocchia una famiglia (1).
Può venir facile pensare che la cosa migliore sia
quella che ognuno faccia la sua parte; certamente nei secoli questa teoria
potrebbe portare i suoi frutti, ma nel frattempo ci sono persone che sono
sopraffatte dal bisogno e muoiono. Si muore di fame, si muore di solitudine. I
cristiani cosa offrono? La Caritas! Vale a dire l'ultimo anello che lega la
persona bisognosa con la comunità cristiana. Fortuna che c'è la Caritas, ma che
tristezza. Quando ero ragazzo c'erano molte guide: c'era il Parroco che faceva
della "dottrina" uno stimolo perché il cristiano si desse da fare;
c'era l'Azione Cattolica che cercava di tenerti nel solco della Religione;
c'erano le ACLI che ti preparavano a fare la tua parte nella società; c'era la
DC che era l'unico partito che non fosse in conflitto con quello che
professavi. Ora tutto questo sembra svanito per far posto alla libertà personale
di esprimersi, di decidere secondo coscienza, senza essere influenzati dalla
Fede o dagli insegnamenti della Chiesa, quindi anche dal Papa.
Quanti preti invece di copiare quelli che sono in
“prima linea” sono diventati amministratori che hanno il loro ufficio in
Canonica e solo lì svolgono i loro compiti come un qualsiasi impiegato (2).
Mi pare sacrosanta l'esortazione del Papa quando
raccomanda a questi sacerdoti di uscire incontro alle loro pecore, che tanto
hanno bisogno di loro (3). L'unica speranza infatti che ha questa società, sempre
più smarrita, viene dai sacerdoti. Più usciranno dalle canoniche e più saranno
fautori di concordia e propulsori di iniziative catalizzanti che sapranno
indirizzare i laici su strade col medesimo fine. Oggi invece non sappiamo dove
siamo diretti, cosa ci aspetta e con chi stiamo viaggiando.
Dicono che non ci sono più le ideologie: balle. Forse
che il liberalismo e il laicismo comunista non sono ideologie? Forse in FI non
sono rappresentati i primi e nel PD i secondi? Cari cristiani, se è vero che i
sacerdoti stanno esaurendosi, è altrettanto vero che i laici dovranno
sostituirli ascoltando l'insegnamento del Papa: basterebbe far propri alcuni
passi della sua "Evangelii Gaudium" che riguardano i laici per
sentirsi spronati a fare di più ed a unire le forze (4).
Ma lasciatemi dire che le forze devono prima di tutto
convergere sulla Fede e sulle verità principali che riguardano la vita umana:
fuori da questo non c'è cristianesimo e neppure la volontà di continuare ad
esserlo combattendo ogni giorno contro le debolezze che ognuno si porta dentro;
c'è probabilmente invece l'ambizione di ricoprire degli incarichi istituzionali
o sociali cavalcando la debolezza e la divisione di un popolo che ha perso la
"spina dorsale".
So di essere un cristiano con tanti limiti, ma sono
anche uno che non ha mai fatto mancare (apertamente, non con le lettere
anonime), la sua opinione, ed è per questo che offro ai lettori questa
provocazione: il pensiero (e il ragionamento) è l'unica cosa che nessuno ci può
togliere, nessuna persona e nessuna autorità.
(1) Esortazione Papa Francesco Cap. 4° – 179
(2) Esortazione Papa Francesco Cap. 2° – 78
(3) Esortazione Papa Francesco Cap. 1° – 28
(4) Esortazione Papa Francesco Cap. 4° - 183
giovedì 6 marzo 2014
EUROPA - UCRAINA
Senza voler scomodare le antiche ideologie, mi piacerebbe sentire o leggere qualcuno di Caino a commentare gli avvenimenti in Ucraina. Nel 2014 dobbiamo assistere al triste spettacolo di carri armati stranieri che impediscono una evoluzione culturale di un popolo che ha dovuto versare il sangue con più di 30 morti e un numero imprecisato di feriti: tutto per una questione di egemonia politica. Il paradosso e' che in Ucraina si muore per il diritto di essere liberi di poter sciegliere di far parte della Comunita' Europea; noi europei esercitiamo la nostra libertà cercando di minarne la forza e la coesione per finalità non sempre edificanti. Intendiamoci, che ci sia la necessita' di rivendicare con forza che in Europa non si debba guardare solo ai risultati di bilancio e' più che legittimo ed auspicabile, potrebbe servire ad evitarci con l'Ucraina la brutta figura che abbiamo fatto coi Balcani e un po' anche quella con la Libia, per non andare troppo lontani. Ma e' indubbio che l' Europa rappresenta l'unico baluardo per derive finanziarie mondiali che fino ad ora non siamo mai riusciti ad arginare a dovere per le divisioni interne alimentate da una visione miope delle crisi e interessi commerciali di certe nazioni. Dobbiamo riconoscere che l'Italia ha portato in Europa le idee migliori per una sana coesione comunitaria: ma non e' stata ascoltata. Non e' stata ascoltata perche' non ha saputo farsi valere diventando una nazione economicamente forte; non ha potuto diventare forte perché la nostra classe politica, dal '70 in poi, ha sperperato una immensa e incalcolabile ricchezza.
Quindi non solo l'Europa e' poco credibile nel mondo, ma anche l'Italia, e lo sarà fino a quando qualche importante promessa del Governo di turno sarà mantenuta con un minimo di equità.
Dovrebbe farci riflettere la difficile situazione dei maro' bloccati in India. Inizialmente siamo stati scaricati prima dall'ONU e poi dal Consiglio Europeo. Ora, dopo aver lasciato intravvedere la possibilità di non rinnovare gli impegni per le missioni militari all'estero, pare siano venuti a più miti consigli: staremo a vedere.
Ecco perché a mio avviso l'Europa deve trovare la massima unita' nel difendere l'Ucraina adoperandosi al massimo con la sua diplomazia, che potrebbe non bastare. Non farlo sarebbe come accettare che altri carri armati occupassero una delle nostre nazioni.
domenica 2 marzo 2014
IL ROCCOLO
La
pratica dell’uccellagione risale, secondo documenti storici, al 1400 e gli
aristocratici prima, la borghesia dopo, hanno sempre ritenuto un privilegio
l’avere un roccolo. Anche Giuseppe Zanardelli, statista bresciano, rimarcava la
grande importanza dell’industria delle reti sia da pesca che per l’uccellagione.
Allora si gioiva del benessere che questa tipologia di caccia portava alla
popolazione, sulla tavola e nell’industria tipica. Non ha visto alcuna
riduzione delle specie volatili fino all’avvento dei pesticidi e sulle tavole
di tante famiglie bresciane e bergamasche ha prevalso questo cibo a buon
mercato e tanto … succulento.
Il
roccolo veniva costruito sui pendii, affinchè i volatili, spaventati dallo
“spauracchio” e dal fischio che simulava il verso del falco, potessero
precipitarsi il più basso possibile per salvarsi dal predatore e finire nella
rete. La rete di cattura stava in mezzo ad altre due più robuste e di maglia
larga, ben tese lungo il perimetro. Veniva costruito a ferro di cavallo con un
diametro di 20-30 metri con il “casello” al centro che fungeva di cabina di
regia.
La
mia generazione ha conosciuto due roccoli nel circondario del paese che ormai
non esistono più: quello del “Viglio” sulle colline in fondo a Val Bertone e
“Baglioni” salendo da S. Eusebio verso la Corna Lunga. Nel primo si trovavano i
richiami di tutte le specie cacciabili; nel secondo prevalentemente tordi,
merli e cesene. Prelevati dalle gabbie venivano inserite nelle calze di nylon
che ci portavamo appresso e che permettevano agli uccelli di respirare durante
il tragitto.
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