mercoledì 12 settembre 2012

EMOZIONI E RADICI DI UN MONTANARO


Ogni bambino ha un sogno che vorrebbe, prima o poi, divenisse realtà. Questo sarà il breve racconto di un bambino di Caino già grande, che ha voglia d’incantarsi, di tornare bambino e sognare ad occhi aperti. Un padre che non vuole rinunciare ai sogni, che grida un messaggio ai suoi figli: non rinunciate a sognare. Un marito che ama la donna che si fida dei suoi sogni al punto di lasciarglieli vivere: grazie! Un pensiero lassù è stato rivolto a tutti, perché senza uno di voi io non sarei oggi quello che sono.

Agosto 2012
“Ciao Robi, tu quando sei libero?- verso la fine del mese- ok io l’ultima settimana…- ok allora ci sentiamo per quel discorso, una bella salita- ok! Bene, ciao.” Più o meno andava così la conversazione con la guida che mi avrebbe accompagnato verso il mio sogno, chissà... 
Mille pensieri si affollavano nella mia mente, ma mentre cercavo tra le proposte un’alternativa, sentivo con chiarezza che stavo fuggendo dal mio sogno. Niente scuse stavolta, su il telefono e: “Ciao Robi, ho deciso: Campanile Basso!- OK!” Abbasso il telefono e, non ci credo, stavolta ci siamo; solo il fatto di averlo nominato mi mette euforia, sono emozionato e un po’ spaventato; la mia prima ascensione in roccia.
Rimane da definire per che via; la vanità mi indurrebbe a tentare la “Fehrmann”, ma il buonsenso mi indurrà a scegliere la “Normale”.
Martedì 28 agosto 2012 si parte per passare la notte al rifugio Brentei; quella che fu la casa del Re di Brenta trasuda memoria appesa alle pareti, foto in bianco e nero e tutto il resto, ma mi sento un ospite indegno, un pivello. L’atmosfera è famigliare. La cena è abbondante, ma la tensione della sera prima, mi chiude lo stomaco, non parlo granchè sono teso e preoccupato; adesso siam qui, è tutto vero, mica fantasia ed ho paura di bloccarmi e di deludere il mio accompagnatore.”Robi senti, facciamo la Normale dai, voglio fare le cose bene e voglio arrivare in cima!”- “Non preoccuparti, per me ve bene quello che vuoi tu, siam qui apposta.” Mitico, e poi beh è vero, sono io che pago, che scemo.  Non mi sono mai sentito così deciso e lucido nell’affrontarmi, sono convinto e spaventato allo stesso tempo, ma voglio riuscire, si tratta di un sogno, mica una cosa qualunque.
La mattina si parte presto, con le pile siamo tra i primi per ovviare alla probabile folla(?) su verso la bocca di Brenta e poi per un tratto delle bocchette fino all’attacco.
Pochi minuti, manovre essenziali e via ormai ci siamo tra poco si parte. È un anno che sogno questo momento, calato 10kg, allenato e buon fiato, un mese in montagna come da un po’ non riuscivo ad andare, sto bene. SE NON ORA,QUANDO!?
Via allora. Robi attacca il primo tiro, facile, ma ci alziamo, significa che siamo partiti e sono sveglio.
Ci aspettano un po’ di tiri abbastanza vari da fare, ma ognuno sale e sale..e la paura? Cercherò di lasciarla per terra o ben sotto chiave. Un tiro dietro l’altro con calma neh... e piano piano, che chiudiamo una porta alla volta. “Ma stai già pensando alle doppie che non sei ancora partito!!”- “Eh si Robi, hai ragione! Una cosa alla volta.” Abbiamo un ritmo calmo, lui è un grande che mi mette sempre a mio agio; è preciso ed attento a tutto, una grande lezione per me. Il destino oggi però mi vuole fare un regalo doppio, anzi triplo:  dietro di noi una cordata speciale, una guida (Pedro) amico di Robi che mi raggiunge ad ogni tiro e mi parla calmo, mi fa stare bene. Sta salendo con un signore e un ragazzo credo... -“no è una femmina”- dice, “è mia figlia Sofia di 9 anni e mio suocero Lino!”
Sono senza parole.  È straordinario, una cosa così a volte fatichi a vederla in un rifugio, ma qui siamo sulla normale al Basso!
Abbiam fatto i primi tiri di III, poi uno di IV. Adesso la chiave di tutto(?) la “paretina pooli” un V; superata con determinazione(o incoscienza?), forse sono fresco, ma adesso, dice Robi, non si torna, solo avanti. Questo era il grado più alto, chiudi a chiave e via, allora. Tutto ok il ritmo è calmo e sono sereno, ma tornano i pensieri, i camini a Y. Andiamo a sinistra e ho il primo vero brivido, respiro la tensione che sembro il Pony Express; sto vuoto sotto le gambe aperte, proprio mi sa di farmela addosso, ma soffia e soffia, vado sempre avanti, un bel tiro lungo fin sullo “stradone provinciale”; abbiamo fatto circa 8 tiri credo. Non capisco il sangue freddo dove sono andato a scovarlo, o si passa o si passa. senza pensarci troppo su, sarà la paura di bloccarsi, forse si.
I tiri sono facili, ma qui non siamo in falesia.. ho le mie prime scarpette, le mithos, con tanto di buco sull’alluce, un guanto, ma siamo alti neh, altro  ci vorrebbe...
Ecco lo stradone, praticamente le bocchette senza cavo! Madonna mia!!(e uno) guardo su, la mitica “Via Preuss”, una parete dritta in vetta che il mago salì molto prima di “Manolo” slegato fino in cima, con la Sorella e l’amico Rilly ad aspettarlo qui. Noi ovviamente facciamo il giro. Poi su un altro camino: “albergo al sole”, piccola cengia e, ops calata inattesa(brivido), siamo sul “terrazzino del Re del Belgio”.
Il bello è qui, dove gli Italiani di Pooli si giocarono la vetta. Bloccati sopra la placca non escono, mentre gli austriaci inventano questo traverso a sinistra su una cengetta da brivido sulla verticale! Qui si gioca la storia. (anche la mia!)
Praticamente c’è posto per i piedi e le mani, c’è tutto, ma devi andare di lato col vuoto sotto, Maria!!! Ma ecco il miracolo, arriva Pedro e Sofia, mica vorrai farti vedere ad aver paura? Vado eh.. ce l’ho fatta!!!! Non mollo non mollo!!! Visto Robi?
Adesso su dritti la “parete Ampferer” l’ultima fatica, un IV schietto e verticale che ti fa soffrire fino alla fine.  Facile in falesia, ma qui siamo allo scoperto, sotto il terrazzino della sosta tutta la maestà del campanile senza sconti. La vuoi la vetta? Suda! E respira... e allora via che parte il treno a vapore: uff,uff,uff!!  mi sembra di avere le mani di gesso e i piedi, altro che guanti, sembrano scarponi... sosta. Fiuuuu!!
Ultimo tiro, un III(?) che sembra un V tanto sono ancora teso dal traverso in poi!!! Eppure sento dentro di me che non c’è quell’esitazione che mi contraddistingue, oggi non ho dubbi si va avanti. Anche perché è tutta la via che dietro di me arriva quella meraviglia di Sofia di 9 anni che vien su come se andasse a scuola: la faccia devo salvarla! Non tradisco la paura, me la tengo stretta come tengo la roccia, e la busso prima, mica vado a caso, non voglio tirare giù niente. Dentro sono scariche elettriche che mi attraversano, ma le mie mani non tremano, non capisco questo miracolo!
È la cosa più bella del mondo, il tiro mi scorre sotto le scarpe con fatica, sono rigido, ma perché so che cosa sta per succedere, infatti scavalcato l’ultimo gradone... il cielo, non più roccia sopra e davanti a coprire il resto del mondo, ci sto sopra adesso, mi sento così piccolo e tremo: è così grande lassù e un pianto sgorga liberatorio, non voglio fermarlo, una vita intera mi passa davanti, fatti persone, amici, ma su tutto la mia famiglia, tutta. Uno sguardo lassù che dura a lungo. Un discorso muto e intimo che mi strugge.
Un abbraccio con Robi, un amico e maestro che ha saputo condurre con delicatezza e eleganza, non solo una guida, un Uomo d’altri tempi. Arriva Sofia dopo Pedro e poi il Lino (il nonno!!).
Soli noi in cima sembriamo una famiglia per aver condiviso questa foto; parole, attimi che rimarranno scolpiti nel nostro cuore per sempre.
Il sogno è realizzato! Non ci credo ancora... stendo la bandiera del mio Paese per una foto simbolica. Porto in alto le mie origini con orgoglio.
Ma ora bisogna scendere!!!  Ahhh!!  Madonna mia!!(e due!)
Giù la prima corda doppia, che “pora”! Ma poi anche li mi scopro lucido, chissà?! Se, se, ma ogni volta che aspetto e guardo giù... “de le go de na? ma set mat!”  E poi giù di nuovo.
 La scena più bella? Due.
-Pedro che si cala in doppia con la bimba in braccio, mi viene da piangere dal bello, non la vedo più una cosa del genere.
-La calata nel vuoto del sottoscritto che mentre Robi da sotto chiama guarda giù pensa un catalogo di aggettivi indirizzati al caro amico ma vafffffff!! 
 Sosta. Ultima doppia e via. finito. E’ andata così.

Sul sentiero delle bocchette,guardo su continuamente, non vorrei lasciarlo il Basso, ma ho voglia di volare a casa a dire che sono felice, che ci sono riuscito, che...che...!!!!
Siamo davvero piccoli, è bello avere i piedi per terra!!
In questa valle osservo queste immense cattedrali e mi sembra appropriata la frase di Payer:
”Un uomo è solo un piccolo insetto; qualora quest’uomo fosse molto potente, sarebbe un insetto con le ali dipinte.”
  Lassù non si può barare, ma nemmeno dopo, altrimenti  non servirebbe a niente salire. 
 

Enrico.29 agosto 2012

martedì 11 settembre 2012

DICHIARAZIONE IMU

Si sta avvicinando rapidamente la scadenza fatidica del 1 ottobre 2012 entro la quale presentare la Dichiarazione IMU ai sensi dell'art.13 del Decreto "Salva Italia". A questo momento c'e solo una bozza del modello e nessuna istruzione; impossibile quindi prepararsi a compilarlo o semplicemente sapere chi sicuramente dovrà presentarlo al proprio Comune. I tempi stringono e giustamente i possessori degli immobili sono preoccupati. Un breve comunicato tranquillizzante del Comune di Caino non sarebbe buona cosa?

venerdì 29 giugno 2012

RIFIUTI: SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO

E' stato proprio amaro digerire il boccone di un aumento così alto delle tariffe della Tarsu. Il Sindaco si e' giustificato attribuendone la causa alla realizzazione di una nuova isola ecologica e alle quantità di rifiuti smaltiti. Entrambe le motivazioni appaiono molto deboli e dovrebbero trovare maggiori resistenze in quella opposizione che aveva tutte le soluzioni in mano durante la campagna elettorale e che invece ora non ha più niente da dire ai cittadini di Caino. Partiamo dall'isola ecologica. Come può una buona amministrazione includere nella tariffa dei rifiuti quota parte di un investimento? La Legge non stabilisce che sia il costo del servizio ad essere coperto dalla tariffa e non la costruzione dell'isola ecologica? Ed ora l'aumento delle quantità conferite. Quante sono? I cittadini non hanno il diritto di conoscere quanto del "loro sporco" e' andato nel termo utilizzatore e quanto no? Quanto si e' differenziato in percentuale? Il buon "Brunetto" non mancava mai di aggiornare la cittadinanza attraverso il Notiziario Comunale e la stampa sui rifiuti smaltiti e raccomandare di separarli per evitare inutili aggravi di spesa. Quella diligenza si e' persa. Da allora non si e' più visto un dato; in compenso abbiamo visto gli aumenti, e che aumenti. Si dirà: e' un servizio dell'Unione dei Comuni. E' vero. Ma chi amministra? L'Unione dei Comuni non aveva lo scopo di migliorare i servizi? Ai cainesi esprimere il proprio gradimento. Furgoni e piccoli camion che scaricano di tutto nei cassoni meriterebbero un piccolo controllo di idoneità a smaltire, sanzionando i furbetti, come hanno cominciato a fare a Brescia, che se ne infischiano di penalizzare i residenti. Ma forse e' chiedere troppo.

martedì 12 giugno 2012

LA SCALETTA D'ORO E I "BANDITI"

Le persone che hanno superato i 70 ed hanno sempre abitato a Caino, si ricordano perfettamente com'era il colle di San Rocco, specialmente sul versante che guarda il campanile. Ricordi che risalgono agli anni 49-50 di tutto un digradare di piani coltivati a frumento che al momento della maturazione lo vestivano d'oro. Pochi anni dopo (56-57) era già un colle brullo, senza più alcuna traccia di frumento, dove stormi di bambini (io compreso) giocavano a "banditi" con fucili e pistole ricavati da ramoscelli d'albero le cui forme avevano in comune con le armi solo la piega per l'impugnatura. Quel brulicare scatenato ("Nostro" cadde nella buca ora soprastante il laghetto del presepio) con continui sali-scendi e ruzzoloni, non ha mai destato alcuna preoccupazione nei loro genitori e il ripensarci oggi lascia un nostalgico ricordo di quel "panettone" che non ritornerà mai più com'era.

lunedì 4 giugno 2012

TERREMOTO IN EMILIA-ROMAGNA

E’ successo ancora! La terra, ha tremato ancora…
Indago nella mia memoria molto distratta e ho la sensazione di essere cresciuto senza questa ombra minacciosa.  Sicuramente sarà capitato di aver sentito qualche vibrazione, ma non ricordo un periodo così denso di scosse.
In realtà,mentre cerco di informarmi in internet sugli ultimi eventi, mi accorgo che la reale lista di “eventi vibranti” è infinita.
Siamo un popolo che ha bisogno delle sue certezze, siamo Italiani e siamo abituati a non lottare per sopravvivere; ci sono Paesi, oltre alle ben note zone Americane, in cui la casa è normalmente di legno, normalmente instabile… non posso evitare di esserne colpito ogni volta che ci penso e poi?
Poi capita che una scossa tira giù tutto il bel cemento armato di una cittadina bella solida.
Morti, feriti, danni… come fosse tutto di carta. Solo che non è toccato a me, per fortuna.
Da quando sono padre ogni cosa ha un risvolto diverso; ogni evento lascia il segno e mi fa pensare a come potrei reagire se capitasse a me.
Da domani se non avessi più nulla… o peggio fosse capitato qualcosa alla mia famiglia…
Siamo cresciuti col “sedere nel burro”; i nonni ce l’hanno sempre detto, non abbiamo provato la fame, la povertà e la guerra… anche di questi tempi parlare di crisi non è sicuramente la stessa cosa del secolo scorso, con tutto il rispetto!
Ma un terremoto non è certo da meno, solo che non siamo più abituati al dolore, al disastro inatteso e disarmante, all’impotenza dell’uomo, piccolo essere insignificante eppure così arrogante.
Abbiamo violentato la terra direbbero gli ecologisti e lei si ribella…
Se deve succedere, non puoi farci niente, dicono i fatalisti…
Quanti altri pensieri… infiniti.
Io penso solo che se non è toccata a noi siamo fortunati; percorrendo appunto vari siti internet, mi accorgo di quanto sia normale e consueta una scossa di terremoto, di come l’Italia sia un paese ad elevato rischio sismico, di quanta poca cultura abbiamo in merito e di come andiamo velocemente nel panico se “qualcuno” ci tocca il “burro”. Siamo attaccati, forse troppo alla vita fatta di cose, quindi queste diventano insostituibili e perderle è come subire una violenza.
La casa, beh gli indigeni la spostano alla svelta… noi… una valigia da trasportare col carrello solo per un weekend!
Ci sarà pure una via di mezzo?
Nella fortuna che non sia toccato a noi, vogliamo almeno darci una regolata?
Se ci capitasse domani? Non c’è niente che vorremmo già fare oggi?
Se sapessimo che è imminente un evento che mette a rischio la nostra quotidiana esistenza quale sarebbe la scaletta in ordine di importanza delle cose da fare?
Penso che valga la pena pensarci… e deciderci a farla.
Enrico

FONTANE D'AUTORE

L'11 aprile 2007 l' A.C. per mezzo della Commissione Biblioteca, lanciava un concorso di poesia, in lingua e in dialetto, il cui argomento era l'acqua e le fontane. La valutazione dei testi e' stata affidata al giornalista Giacomo Danesi che ne ha stilata una graduatoria tra quelle presentate. Ne e' seguita una serata alla quale hanno partecipato tutti gli autori durante la quale sono state lette tutte le poesie prodotte, lasciando per ultime quelle destinate ad essere assegnate alle antiche fontane del paese. Solo attraverso l'ordine di lettura si e' potuto sapere quale e' risultata la migliore e quelle che l'hanno seguita. Comprensibile il desiderio da parte della A.C. di non produrre graduatorie, ma e' la qualità stessa a fare la differenza e, visto che non c'erano premi in palio, forse sarebbe stato giusto menzionare almeno la prima (fontana di Villa Sera), la seconda (fontana di Micinigo) e la terza (fontana di Villa Mattina bassa), quella che segue e' stata giudicata la migliore. 

FRESCA FONTE
Il vecchio stanco
presso te riposa
la tua acqua e' compagna
di antiche lavandaie.
Tu
fresca fonte
segni il tempo
col tuo scorrere eterno.
           Elisa Morocutti