mercoledì 18 dicembre 2024

TRASCORRERE IL NATALE CON IL CUORE ALTROVE

 


Anche l’Avvento è stato immolato sull’altare del commercio. L’ho pensato quando la commessa della farmacia mi ha proposto “la bellezza dell’avvento”, una scatola rosa sotto le
cui finestrelle si trovano creme per combattere le rughe e i radicali liberi. 

Le quattro settimane che la liturgia cristiana dedica alla preparazione spirituale per la nascita del Bambinello sono state omogenizzate nel frullatore del black Friday e nel centro, le luminarie rischiarano anche una realtà sgualcita composta da tanti disperati che rendono quasi palpabile il loro disagio. 

Mentre ci si concentra sull’ultimo libro, su mutande di pizzo o sul portafogli da regalare, viene distolto il pensiero dalla coscienza. Si chiudono gli occhi sulle tragedie lontane e le povertà che ci passano accanto, convinti che vengano risolte con un pasto caldo o un letto improvvisato. 

Come in un film visto mille volte i drammi camminano sottobraccio all’indifferenza. Temo saranno i bambini che patiscono il freddo e la disumanità a farne memoria. Un giorno non troppo lontano ci chiederanno: “Tu cosa hai fatto mentre succedeva tutto questo? Hai un alibi?”. Saremo costretti a uscire dalla nostra confort zone e ammettere di aver agito poco, sicuramente non abbastanza, poiché non ci dovremmo sentire estranei quando si è chiamati a dare una mano per questioni umanitarie. Troppi si nascondono dietro un “alibi”, parola latina che significa altrove, poiché essere da un’altra parte consente di assumere la posizione più comoda. Questo vale soprattutto per coloro che dicono di non sopportare la guerra, l’esclusione e la crudeltà e, per tale ragione, finiscono per occuparsi solo del proprio orticello, scaricando sugli altri il dovere morale di aiutare a migliorare le cose. 

Non ci si può chiamare fuori prendendo in considerazione solo i pezzi di mondo ritenuti sicuri dalla Farnesina, poiché la mappa dei luoghi pacifici è variabile come il tempo. Gli scampoli di pretesto non ci alleggeriscono dalle responsabilità verso i più fragili, siamo immischiati non solo quando la perdita del posto di lavoro ci riguarda direttamente o coinvolge persone che conosciamo da vicino. 

La Natività quest’anno assomiglia alla piccola Yasmine, raccolta in mare intirizzita al largo di Lampedusa. Con il grande dono della vita trascorrerà il Natale con il cuore altrove, nella sua casa in Africa, dove se per restare serve un alibi, per partire bisogna avere la sorte a favore e il coraggio di andare contro vento.

Augusta Amolini

Giornale di Bs 18/12/2024

venerdì 13 dicembre 2024

POTENTI E ... IMPOTENTI

 

Come tutti i nonni, in questo periodo, sono occupato con mia moglie nella ricerca di regalini e dolci per figli e nipoti. Nei negozi è un viavai di persone con i carrelli pieni di cose, sia nei negozi a basso prezzo che in quelli griffati. Ci muoviamo tutti ignari di quello che ci circonda, come se tutti noi fossimo protetti da chissà quale campana. Eppure, i telegiornali non ci fanno mancare nulla della instabilità dei grandi Paesi che contano. Dovremmo avere ben chiaro, ormai, che ci sono attori molto pericolosi nel Mondo, che sono in grado di scatenare il peggiore dei conflitti mai registrato sulla terra. “Sanno di rischiare anche loro e non oseranno”, dice qualcuno. Siamo così sicuri? Quando le minacce si ripetono ogni giorno non è da escludere che qualche irresponsabile faccia un passo falso segnando l’inizio della catastrofe. Siamo circondati da guerre e da molte persone disperate disposte a tutto pur di sopravvivere, anche difendendo “pazzi scatenati”. Dunque, mi chiedo: sappiamo veramente dove stiamo andando? Persino nelle chiese mancano le novene, le preghiere e le implorazioni per la pace; solo il Papa continua a ripetere che “la guerra è sempre una sconfitta”.

I cristiani sanno che da qualche parte è scritta la data che segnerà la fine dell’esistenza umana, ma ugualmente si comportano come se non dovesse succedere mai.

Coloro che non credono fanno spallucce sorridendo per queste ingenuità da medioevo convinti che è qui e oggi che dobbiamo sviluppare le nostre potenzialità raccogliendo ciò che l’umanità ci mette a disposizione finché siamo in vita.

Ma nei cieli, in terra, sottoterra, e nei mari ci sono arsenali con armi pronte a far fuoco! Chi è più debole e chi è più forte? Chi può impedire un atto dimostrativo a colui che si crede forte? E poi cosa succede?

Catastrofismo o realismo? Mi rendo conto che la convinzione generale sia quella di essere impotenti e quindi di vivere al meglio il presente fidando che i governanti siano in grado di bloccare gesti sconsiderati. Tuttavia, il rischio esiste, ed è quotidiano. Dal momento che siamo impotenti è utile non disperarsi e continuare a fare la nostra vita in modo consapevole: preparati al peggio per apprezzare meglio le persone che abbiamo accanto e le qualità che ci sono state donate.

Abbiamo sempre saputo che la vita di ognuno ha un termine, più o meno lungo, che gli concede di lasciare qualche segno positivo del suo passaggio su questa terra; camminando ora sul filo del rasoio, a maggior ragione abbiamo molto da riflettere su quello che sta accadendo in tutto il mondo. Basta minimizzare! È il momento di sfruttare tutte le qualità e capacità del nostro cuore per essere uniti e solidali ad affrontare il futuro.

Per noi cristiani la responsabilità sarà molto più grande se non eleveremo a sufficienza la nostra preghiera a Dio perché ci risparmi ancora una volta da un flagello di queste dimensioni (sempre se non siamo giunti alla data finale).

Infatti, noi sappiamo perfettamente che solo Dio vince l’ottusità umana e la nostra inclinazione al male. Solo Lui può trarci d’impaccio. “Pregate per non cadere in tentazione” diceva Gesù ai suoi “Vescovi” nel Getsèmani prima di essere messo in croce.